Che le community dei giochi multiplayer competitivi riescano spesso a toccare livelli di tossicità intollerabili non è un mistero, ma sembra davvero non esserci limite al ridicolo, come testimonia la vicenda che vede protagonista il celebre streamer italiano di Call of Duty Warzone, Giorgio “Pow3r” Calandrelli.
Questi è infatti vittima, ormai da giorni, di un gruppo di cheater che hanno deciso di perseguitarlo durante le sue partite, minacciando di continuare sniperarlo (avvantaggiarsi nei confronti di un giocatore spiando la sua trasmissione in diretta) fintanto che non avrà deciso di accettare le loro richieste: dimostrare di non fare uso di cheat su Call of Duty Warzone.
La vicenda è proseguita con la pubblicazione da parte di Pow3r di un video in cui dimostra di poter vincere tranquillamente senza l’ausilio di trucchi, una prova che però non è stata ritenuta sufficiente dal gruppo di ricattatori che ha continuato a tormentarlo durante le sue trasmissioni, dandogli la caccia quando questi era impegnato in partite in solitaria ed eliminandolo grazie all’ausilio di cheat.
Oltre al discutibile quoziente intellettivo dei ricattatori, questa storia dai contorni surreali ha messo ulteriormente in evidenza alcuni problemi che attanagliano da tempo la battle royale di Activision, ovvero una community estremamente tossica e la quantità esponenziale di cheater a piede libero che piagano senza sosta Call of Duty Warzone. Problemi che lo stesso Pow3r ha cercato di sottolineare a margine della vicenda, incolpando il publisher statunitense di non fare nulla per evitare che si verifichino situazioni assurde in un loro videogioco, come questa che l’ha visto protagonista.