La diffusione capillare delle informazioni che internet ha permesso ci fa pensare che tutto sia sempre ad una ricerca su Google di distanza. L’archiviazione però è un processo più complesso di quanto si creda, e perdere per sempre pezzi di storia è semplicissimo.
L’arte prettamente fisica ha le sue problematiche di conservazione, ben conosciute e studiate, mentre quella digitale presenta sfide ancora poco comprese. Negli anni si stanno susseguendo gli appelli di molti esperti a non fidarsi dell’archiviazione digitale dei propri ricordi. Nessuno sa se in futuro i dispositivi saranno in grado di leggere i file che utilizziamo oggi.
Il problema dell’archiviazione dei videogiochi
Il problema dell’archiviazione dell’arte digitale ha iniziato a farsi spazio di recente anche nel mondo dei videogiochi. Il caso più eclatante è stato quello di Flash. La disattivazione della piattaforma di Adobe per motivi di sicurezza ha messo a repentaglio la conservazione di migliaia di giochi, salvati solo grazie al progetto Falshpoint.
Ma ci sono stati anche casi meno eclatanti, come quello di Ninja Gaiden Black, il cui codice era troppo mal ridotto per permettere agli sviluppatori di lavorare ad una remaster. Di questo problema sembra essersi accorto anche Phil Spencer, direttore di Xbox.
In un’intervista a Kinda Funny, Spencer ha parlato a lungo dell’argomento, dicendosi preoccupato per la poca attenzione che il problema dell’archiviazione dei videogiochi suscita:
“A volte ripenso a quello che il Paley Center ha fatto per la TV. Paley si accorse presto che l’industria televisiva era pronta a buttare migliaia di nastri su cui erano salvati vecchi programmi e disse: ‘Hey, voglio archiviarli perché magari un giorno qualcuno vorrà rivedersi l’Ed Sullivan Show’. Mi piacerebbe che ci fosse uno sforzo collettivo dell’industria per preservare la storia dell’industria stessa, in modo da non bloccare l’accesso a tutto quello che ci ha portati dove siamo oggi”
La soluzione di Phil Spencer
La nuova tecnologia dei videogiochi però richiede soluzioni diverse da quelle utilizzate per la televisione. Anche se il collezionismo di vecchi giochi e console rare è molto diffuso, nulla assicura che in futuro esisteranno supporti adatti a far funzionare il vecchio hardware. Inoltre questo tipo di conservazione limita l’accesso ai giochi, e questa sembra essere la principale preoccupazione di Spencer.
This week on Gamescast, we were joined by @XboxP3!
We talked about the shelf behind him, collaborating with other companies, and more!
YouTube: https://t.co/mShCeWBrbi
Podcast: https://t.co/EQ6gJs8Hyh pic.twitter.com/RHkwlKVymU
— Kinda Funny (@KindaFunnyVids) July 14, 2021
Per questo il direttore di Xbox ha sottolineato che progetti come il Game Pass, e in generale il cloud gaming, possano risolvere il problema dell’accessibilità. Microsoft lo ha già sperimentato con l’acquisizione di Bethesda, che ha permesso a tutti gli abbonati di giocare a vecchi titoli della software house.
Il modello che Microsoft sembra voler intraprendere riguardo l’archiviazione dei videogiochi si discosta anche dal concetto di GAAS (Game as a service). La monetizzazione di questi contenuti è secondaria, la tematica centrale è che il titolo rimanga disponibile a chiunque acceda al servizio.