Martedì 16 novembre un report del Wall Street Journal ha accusato Bobby Kotick, amministratore delegato di Activision Blizzard, di essere sempre stato a conoscenza delle molestie diffuse nella sua compagnia.
Le prime proteste
La notizia ha causato ulteriore scompiglio all’interno di Activision Blizzard. Molti dipendenti, già da tempo associatisi per meglio affrontare l’azienda sul tema molestie e parità di genere, hanno inscenato uno sciopero chiedendo le dimissioni del CEO. A loro si è unito un piccolo gruppo di azionisti, SOC, da sempre molto critico di Kotick.
I'm seeing a lot of big reactions to this story, but some important context:
– This group, SOC, owns 4.8 million shares, or just 0.6% of Activision Blizzard
– SOC has been criticizing Kotick for a long time. This isn't a turnaround or shift in view from them https://t.co/Snuvaoqj5P— Jason Schreier (@jasonschreier) November 17, 2021
Ma chi si aspettava un cambiamento radicale da questa rivelazione è rimasto deluso. Non solo Kotick non sembra intenzionato a dimettersi, ma l’azienda ha annunciato che, in mancanza di prove certe, la nuova politica di tolleranza zero che dovrebbe proteggere le donne non si applica all’amministratore delegato.
Kotick l’intoccabile
Le accuse sono molto pesanti. Kotick avrebbe insabbiato due casi di molestie nel 2018. Uno relativo allo studio Sledgehammer, in cui si sarebbero verificati ben due stupri, e l’altro inerente a delle molestie perpetrate da Dan Bunting, ormai ex capo dello studio che sviluppa Call of Duty.
Nel primo caso Kotick avrebbe anche mentito al consiglio di amministrazione. L’azienda infatti avrebbe patteggiato per non finire in tribunale, un accordo economico con la vittima degli stupri. Così lo scandalo era passato sotto silenzio, e gli azionisti non avevano saputo nulla.
Secondo il Wall Street Journal, Kotick non sarebbe nuovo a patteggiamenti del genere. Nel 2006 ne avrebbe lui stesso proposto uno ad una donna che voleva denunciarlo per molestie. Questa sarebbe l’accusa che farebbe sicuramente scattare la politica di tolleranza zero. Activision Blizzard ha però negato che ci siano prove a carico dell’amministratore delegato, e quindi non procederà.
Nel mentre nuovi scandali sulla parità di genere stanno uscendo allo scoperto. Jen Oneal, ex dirigente di Blizzard in uscita dall’azienda, avrebbe affermato che non le sarebbe stato offerto uno stipendio pari a quello dei suoi colleghi uomini, finche non ha minacciato le dimissioni.