Nato dalle ceneri del fan remake di Resident Evil 2, Daymare: 1998 è molto di più che un semplice omaggio ai survival horror degli anni 80 e 90: è la dimostrazione che anche in Italia è possibile creare titoli in grado di reggere il confronto con produzioni di stampo internazionale ben più blasonate. La prima cosa che colpisce dell’opera prima del team Invader Studios, è sicuramente la direzione artistica, in grado di portare su schermo un mondo piuttosto cupo e affascinante, popolato da creature che non esiterei a definire pericolose e letali. Sempre a proposito di quest’ultime va fatto un grande plauso al team per l’ottimo monster design, curato fra l’altro da Satoshi Nakai, la stessa persona che si occupò dei mostri presenti nel Resident Evil 2 uscito sulla prima PlayStation verso la fine degli anni 90.
Il gameplay di Daymare: 1998 è costruito con l’intento di instillare più ansia possibile nel giocatore. Per ottenere questo risultato gli sviluppatori sono ricorsi a diversi sistemi, che vanno dal più classico fornire munizioni e medikit con il contagocce, a un inventario consultabile in tempo reale; cosa quest’ultima che vi costringe a ripulire prima l’area in cui vi trovate se non volete finire a pezzi mentre state cercando nei menù qualche oggetto in particolare. Attenzione inoltre ai nemici in cui vi imbattete: divisi in diverse tipologie, possono richiedere un discreto numero di proiettili per essere abbattuti. Proiettili che non sono così facili da trovare e che il gioco dona in quantità piuttosto esigue, per cui usateli con parsimonia! Come nel più classico esponente del genere, anche in Daymare: 1998 a fare da contraltare alle fasi di shooting, ci sono anche gli enigmi ambientali: questi ultimi richiedono un massiccio utilizzo di materia grigia per essere risolti, senza mai però risultare eccessivamente frustranti. Oltre a recuperare oggetti e inserirli dove necessario, o abbassare leve, a volte vi viene anche richiesto di hackerare qualche serratura elettronica. A fornire varietà all’esperienza del gameplay ci pensano altri due personaggi giocabili, nello specifico: una guardia forestale affetta da una particolare malattia che induce allucinazioni e un pilota di elicotteri.
Un po’ come accade nell’opera a cui Daymare: 1998 si ispira, anche in questo caso la presenza di altri due personaggi giocabili, oltre all’agente del servizio di sicurezza dell’Exacore, consente al giocatore di vivere la stessa storia da una prospettiva differente. A proposito di quest’ultima va detto come, nonostante parta da eventi piuttosto prevedibili e scontati, riesce comunque a risultare interessante, complessa e stratificata nel corso di tutta l’avventura. Il comparto luci e il comparto sonoro sono entrambi di ottima fattura, e riescono a trasmettere tensione ed un senso di angoscia che non abbandona quasi mai il giocatore. Il doppiaggio inglese si presenta ben realizzato, con un cast di voci di tutto rispetto fra cui spicca anche Paul Haddad, doppiatore americano di Leon S. Kennedy nel già citato Resident Evil 2 uscito originariamente sulla prima PlayStation.
Siamo di fronte ad un capolavoro del survival horror quindi? Non esattamente, qualche ombra il progetto ce l’ha ed è da ricercarsi principalmente in un gunplay un po’ troppo ingessato e un rinculo di alcune bocche da fuoco dal look poco convincente. Altra nota dolente risiede, nelle animazioni degli attacchi fisici e nelle espressioni facciali che sembrano provenire dalla scorsa generazione di console. Nonostante questi piccoli nei, Daymare: 1998 riesce a centrare perfettamente l’obiettivo che il team si era fissato, ossia omaggiare i Survival horror anni 80. Se siete fan del genere, non lasciatevelo scappare vi assicuro non ve ne pentirete.