Di Google Stadia se n’è parlato in tutti i modi e in tutti i luoghi. C’è chi, avendo la possibilità di guardare nella proverbiale sfera di cristallo, ha già decretato la morte del servizio con una lungimiranza che farebbe impallidire l’Otelma dei tempi d’oro. C’è chi, un po’ più cauto, aspetta di vedere come si evolverà il tutto. In tutto questo, una cosa è certa: Stadia non è il successo che l’azienda si aspettava. Pochi abbonamenti, ancor meno giocatori. Addirittura Destiny 2, nella sua incarnazione cloud, ha visto dimezzarsi i giocatori attivi. E forse è un fattore preoccupante il fatto di avere, tra i giochi gratis di febbraio, Gylt. Ma andiamo con ordine.
Stadia, per chi non lo sapesse, è un servizio in abbonamento che permette di giocare svariati titoli in cloud. Tutto ciò di cui si ha bisogno è un PC/una TV con Chromecast Ultra/un Google Pixel e una connessione internet abbastanza potente, prima o poi verrà reso disponibile anche su altri dispositivi ma, al momento, ci si deve accontentare. Per l’occasione è stato pure creato un sito apposito per controllare se è possibile usufruire del servizio. Stadia è stato messo a disposizione dell’utenza a metà novembre con ben pochi titoli all’interno dello store e una e una sola esclusiva, il sopracitato Gylt. Si tratta di un gioco sviluppato da Tequila Works, software house conosciuta per giochi come Deadlight, Rime e Sexy Brutale.
Il titolo racconta la storia di Sally, una ragazza vittima di bullismo alla ricerca di sua cugina Emily, scomparsa da mesi e che, chiaramente, molti danno oramai per deceduta. Sally non si arrende a quest’idea ed è convinta che sia ancora viva. Mentre appende dei volantini riguardanti proprio la sua scomparsa, viene attaccata da dei bulli, che la costringono a fuggire lontano. Per tornare in città deve quindi prendere una strana teleferica, con un ancor più strano bigliettaio a guardia. Tramite questo viaggio torna nella città di Bethelwood, ma non quella che lei conosce. Oscura e deserta, tutta la zona è infestata da strani mostri, ma Sally non si scompone più di tanto: è sempre decisa a perseguire il suo obiettivo con una costanza che, a tratti, risulta quasi fuori luogo. Ed ecco quindi che parte l’esplorazione delle vie cittadine e della scuola, luogo in cui passiamo la maggior parte del nostro tempo di gioco armati solo di una torcia e di vari inalatori per l’asma, oggetti con cui possiamo recuperare vita, a cui poi si unirà un estintore. Tutta la componente esplorativa riprende vagamente tipiche componenti metroidvania. La ricerca delle chiavi e la risoluzione dei semplici puzzle così come il backtracking sono degli elementi costanti ma su cui si è riversata ben poca attenzione a differenza del level design, che non fa mai calare la curiosità su cosa possiamo trovare dietro ogni nuova porta aperta all’interno della scuola e che rimane sempre su buoni livelli.
L’atmosfera di desolazione e di costante minaccia che permea Gylt è senza dubbio l’elemento più riuscito del gioco, ma si perde nell’inconsistenza del gameplay. Il gioco si propone anche come uno stealth ma talmente poco curato da essere ampiamente aggirabile. Se un mostro vi vede e comincia a seguirvi, nel 99% dei casi vi basta fare una corsetta fino alla porta più vicina, infilarvi lì, aspettare un po’, per poi uscire e vedere il vostro nemico allontanarsi come se niente fosse, tanto non potrebbe entrare. E si trovano così tante batterie per ricaricare la torcia e inalatori che morire è davvero difficile. Personalmente, dopo aver potenziato la torcia in modo da poter fare scoppiare le strane (e poche, solo tre tipi diversi) creature nere che ci vogliono fare la pelle, ho smesso direttamente di nascondermi e ho distrutto tutti i mostri che avevo davanti, eliminando totalmente il concetto di stealth dalla mia partita, tranne quando imposto dal gioco, come nella fuga contro una particolare creatura gigante dotata di una luce che infligge danni, uno dei momenti più riusciti di tutto il gioco secondo me. La storia viene raccontata attraverso brevi cutscene e diari raccolti in giro, ma si perde subito nel tentare di raccontare gli effetti negativi del bullismo senza però risultare mai realmente incisiva o memorabile e che, dopo le circa 4 ore di gioco necessarie al completamento, viene presto dimenticata.
Ho provato il titolo sia su PC che su una TV con Chromecast. Su PC mi è capitato spesso di avere qualche problema relativo proprio allo streaming, infatti le zone nere apparivano sempre pixellate e con toni che andavano dal grigio al blu. E non è proprio il massimo per un titolo dalle tinte horror e fortemente immerso in una costante oscurità. In compenso su TV non ho riscontrato questi problemi ma da questo punto di vista non posso essere imparziale, ho provato il titolo su un pannello Oled, non so se l’assenza di tale problema derivi anche dal tipo di schermo usato. In questo caso ho utilizzato il Chromecast connesso tramite Wi-Fi e, anche qua, quasi mai nessun problema. Chiaramente se nell’altra stanza avete la vostra compagna che gioca a Overwatch mentre sente musica su Alexa e voi giocate a Gylt mentre vi guardate video di Masterchef sull’iPad non vi lamentate se ogni tanto freeza per qualche secondo, potrebbe anche essere una cosa normale. A conti fatti, Gylt è tutto tranne che la killer app che Stadia meritava nel momento della sua nascita ed è pure uno dei titoli meno riusciti di Tequila Works. Un titolo che sacrifica il gameplay tentando di raccontarti una storia che dovrebbe far riflettere, ma che si perde anche in questo, risultando insignificante. Un’esclusiva che, per non essere dimenticata, viene addirittura regalata dopo appena tre mesi dall’uscita a tutti gli abbonati al servizio, una presa in giro.