La storia di Aleksei Nehoroskin è specchio di quest’epoca marcata da una società sempre più individualista e sfilacciata, quasi più non stupisce leggere di abusi e molestie sul luogo di lavoro, così come di condizioni aberranti alle quali sottostare e, paradossalmente, più affiorano voci di dissenso e accuse verso i propri carnefici, più veniamo desensibilizzati alla questione. Grossi studi negli ultimi anni sono stati accusati di periodi di crunch eccessivi o comportamenti al limite del vessatorio e quasi sempre le proteste sono state liquidate come infondate – senza un motivo preciso – o blandi piagnistei, se non semplici ripicche di ex dipendenti. Questa posizione che oscilla fra il disinteressato e l’incredulo nasce intanto per un parteggiamento – a volte anche inconscio – che il pubblico nutre verso gli studi contro cui si è puntato il dito. Del resto, se un importante sviluppatore ha creato uno dei miei giochi preferiti e traboccanti di sentimenti e poesia, non è possibile che al suo interno ci siano persone scorrette o dai comportamenti criminosi, no? Inoltre, e questo è forse ancor più grave e infantile, le richieste di aiuto, o anche solo comprensione, verso ritmi lavorativi soffocanti e contesti invivibili vengono tacciate con altrettanta semplicità poiché “le cose funzionano così dappertutto”, come se a un certo punto avessimo deciso che due torti facciano effettivamente una ragione, e che se qualcuno accetta condizioni e contesti lavorativi iniqui, allora tutti gli altri farebbero bene a mettersi il cuore in pace e continuare a lavorare senza tumulti o senza nemmeno storcere il naso. Intendiamoci, è chiaro che ogni situazione vada analizzata caso per caso e che nell’ambito dell’intrattenimento – soprattutto quello audio/video – si creino periodi di forte stress nei pressi di una scadenza, quasi sempre inclusivi di ore di straordinario più pressanti del solito, ma è possibile comunque tracciare una linea, un limite oltre il quale lo sforzo eccessivo prevarica i diritti basilari dei lavoratori, e che in alcun modo dovrebbe essere accettato.
Per quanto la vicenda si possa facilmente riconoscere come un fatto terribile ma isolato viene naturale chiedersi quanti altri studi siano stati o siano oggi in situazioni non troppo distanti da quelle vissute da gran parte delle persone che hanno lavorato su Aeon Must Die! (d’ora in poi AMD) e sugli altri progetti seguiti dallo studio sotto la guida del CEO Yaroslav Lyssenko.
Background
Questo articolo non vuole essere un corposo riassunto della vicenda o un compendio dei documenti a oggi disponibili al pubblico – di quelli immagino se ne trovino già molti – quanto un’analisi e un punto di vista su ciò che finora è stato divulgato, al tempo stesso è però necessario avere una leggera infarinatura sulla vicenda prima di continuare. Chiunque fosse poi interessato ad approfondire il discorso e addentrarsi nella mole di file riguardanti Limestone Games e la faccenda di AMD può sempre consultare il corposo file dropbox messo online proprio dagli ex dipendenti che oggi chiedono che la propria voce venga finalmente ascoltata.
Innanzitutto, bisogna far chiarezza sulla figura di Aleksei Nehoroskin, Direttore creativo e fondatore della software house Paekivi (divenuta poi ufficialmente Limestone Games) e a tutti gli effetti ideatore di AMD. Nehoroskin insieme a Oleg Tsurikov, il quale ricoprirà il ruolo di Direttore Tecnico (CTO) mentre Nehoroskin riveste quello di Responsabile del controllo delle Conformità(CCO), lasciano i propri lavori per concentrarsi esclusivamente sul progetto AMD. A questo punto, sotto invito di Nehoroskin che non poteva né voleva gestire tutto da sé o con il solo aiuto di Tsurikov, entra in gioco Lyssenko, in qualità di Amministratore delegato. Il trio nasce basandosi sul fatto che tutte le parti siano egualmente importanti e con gli stessi diritti decisionali e responsabilità. Sebbene Nehoroskin non possa accorgersene in questa fase embrionale, il primo passo di Lyssenko verso il controllo totale dell’IP si compie quasi immediatamente, poiché decidendo di occuparsi in esclusiva di tutte le “inutili scartoffie burocratiche” da quel momento in avanti, ciò si rivelerà determinante per il futuro dello studio. Senza scendere in troppi dettagli, lo sviluppo si avvia ma si presentano già alcuni problemi legati all’assunzione di un artista illegalmente portato dalla Russia con una Visa turistica e messo in condizioni tali da decidere di lasciare lo studio in concomitanza con la scadenza del documento. Questo e altri problemi portano Nehoroskin a dover lavorare su quattro o cinque posizioni simultaneamente, vista l’assenza di personale, e anche quando con somma difficoltà riesce a trovare nuovi collaboratori la mole di lavoro non accenna a fermarsi. L’avvento di un nuovo investitore e la promessa da parte di Lyssenko di un futuro economico saldo (a oggi Nehoroskin dovrebbe ottenere circa 100 mila euro solo di straordinari e solo legati a questo primo periodo) convincono il CCO a lavorare con rinnovato entusiasmo sul progetto, sebbene l’investitore sembra chiedere fin troppi privilegi sul controllo della produzione. Inoltre, già a questo punto arrivano alcuni campanelli d’allarme poiché Nehoroskin viene forzato a mettere il suo appartamento come garanzia, soldi che si aggiungono ai 10 mila euro richiesti inizialmente come prestito per avviare lo studio. La catena di eventi procede per circa un anno già in condizioni precarie, con personale sottopagato ed esposto a periodi di crunch sempre più frequenti oltre a lavorare con software crackati e senza licenza (e ancora oggi questi programmi non sono mai stati acquistati) ma un barlume di speranza di accende quando dopo la Gamescom Nehoroskin viene contattata da Focus Home Interactive e dopo le necessarie negoziazioni, Limestone Games viene ufficialmente accolta dal publisher. Qui forse inizia la vera e propria spirale di distruzione dello studio, poiché Lyssenko forza una deadline pressoché impossibile per la consegna del gioco e pur non concordando, Nehoroskin decide di fidarsi ancora una volta del CEO e proseguire il proprio lavoro insieme al team. I documentati presentati mostrano una serie sterminata di piccoli e grandi difficoltà nel tempo successivo fra abusi di potere, sessismo, manipolazione, minacce e diffamazione verso tutti i membri, soprattutto Nehoroskin ed è facile capire come Lyssenko, spalleggiato poi anche da Tsurikov, abbia fatto di tutto per ostracizzare Nehoroskin e allontanarlo dal progetto, cercando di mettere ogni membro dello studio contro di lui e il resto del personale deciso a non sottomettersi alle sue decisioni.
Iniziano nuovi progetti all’interno di Limestone Games, fra cui spicca un certo “Project 5“, titolo simulativo creato appositamente per un publisher non meglio specificato che dovrebbe però essere in grado di far fare il salto di qualità allo studio, sopratutto dal punto di vista economico. Lyssenko e Tsurikov pongono tutte le loro energie su questo nuovo titolo, sottraendo personale a AMD e facendo pressioni ai restanti dipendenti sul progetto di accelerare e terminare il prima possibile, per poter finalmente passare a concentrarsi al 100% esclusivamente su Project 5. Questo è probabilmente uno dei punti cruciali della vicenda, il CEO perde interesse in AMD in quanto progetto troppo piccolo e poco remunerativo e decide di seguire lo sviluppo del nuovo titolo che però sembra essere diametralmente opposto alle corde di Nehoroskin e degli altri membri del team, che invece stanno mettendo sudore e passione sul gioco, il titolo per cui effettivamente esiste Limestone Games stessa. Nell’arco di tempo che porta fino al 2020 la situazione diventa sempre più insostenibile, Nehoroskin lavora ininterrottamente per un anno senza ferie né permessi di malattia e anche durante il periodo di lockdown dovuto al COVID le sue mansioni non gli permettono di stare adeguatamente dietro alla cura dei suoi genitori, entrambi malati. Nehoroskin non è però il solo a sottostare a ritmi massacranti e un ambienta di lavoro soffocante e tremendamente oppressivo, la maggior parte dei membri al lavoro su AMD vengono portati sull’orlo dell’esaurimento nervoso e a malattie dovute allo stress eccessivo. A questo punto Lyssenko, avendo fatto firmare alcuni documenti a Nehoroskin con l’inganno, detiene il controllo completo di tutte le decisioni e dell’IP di AMD, lasciando il CCO privo di pressoché qualsiasi diritto o voce in capitolo all’interno della software house. Nehoroskin cerca di chiarire con il maggiore investitore a questo punto, che condivide la sua visione su Lyssenko ma non vuole cambiare alcunché perlomeno fino all’uscita di AMD e anche in futuro non è detto che il CEO venga spinto a dimettersi a causa delle sue azioni. Come ultima risorsa, finalmente il CCO, spalleggiato da circa una dozzina di altre persone, contatta Focus Home Interactive, spiegando la situazione e chiedendo di poter portare a termine lo sviluppo in un ambiente sano e con i dovuti ritmi, al di fuori del controllo despotico di Lyssenko. Ed è qui che la situazione si fa più fumosa e, se possibile, ancora più critica.
Focus
Attualmente, in qualità di publisher, Focus Home Interactive si è detta pronta a far luce sugli avvenimenti all’interno di Limestone Games, provvedendo in maniera adeguata in caso le accuse degli ex sviluppatori dovessero rivelarsi fondate.
Qualcosa non torna però, la risposta del publisher sembra specificare che solamente dopo lo State of Play sia venuto a conoscenza delle accuse, mentre Nehoroskin e il resto del team asseriscono di aver inviato una e-mail (nel file dropbox ne è allegato il contenuto) circa due mesi prima dell’evento, ricevendo inizialmente una risposta molto simile – e del tutto comprensibile in quel caso – a quella riportata nel tweet di cui sopra. Sostanzialmente Focus chiede ai membri, che nel frattempo hanno già consegnato le proprie lettere dimissioni, di pazientare mentre cercano di far luce sulla vicenda. Non solo Lyssenko ignora queste lettere ma in qualche modo viene a conoscenza della mail e dei contenuti della stessa che era stata esclusivamente inviata a Focus, e stringe ancora di più la morsa sui suoi dipendenti con nuove minacce e giochi di potere. Sollecitata da continue richieste del team e dai propri legali, dopo circa un mese, Focus si dice pronta a intervenire, ma necessita di prove. Nasce dunque l’ormai famosa casella dropbox infarcita di testimonianze, documenti di ogni tipo e perfino file audio a sostegno della tesi di Nehoroskin e gli altri. Non tutti i documenti sono liberamente consultabili poiché redatti e resi interamente disponibili solo al team legale e a Focus stessa, onde evitare ulteriori problemi burocratici ma sviscerando quelli disponibili è possibile farsi un’idea già piuttosto chiara. L’evento di agosto si avvicina intanto, gli sviluppatori sanno che AMD sarà presente allo State of Play e chiedono dunque a Focus di fornire una risposta o perlomeno spiegazioni, e il giorno prima della presentazione la risposta arriva, ma non è quella in cui speravano. A detta degli ex membri del team infatti, molto seccamente la risposta del publisher ha specificato che non vedessero alcun problema con quanto accaduto negli anni di sviluppo e nella presentazione del giorno successivo, pertanto non c’era alcun motivo per fermare la press release o rallentare in alcun modo lo sviluppo. Focus Home Interactive avrebbe dunque aggiunto che la presentazione sarebbe stata “un’eccezionale spinta per il gioco” e che il team avrebbe dovuto cooperare completamente pensando esclusivamente al futuro del titolo. È bene precisare che al momento l’ex team non ha potuto divulgare l’audio contenete questa preziosa discussione, sempre per questioni legali ovviamente, ma sembra bene implementarsi con tutte le altre prove “circostanziali” contenute nella cartella e viene naturali chiedersi a questo punto quale interesse avrebbe il team a mentire su una questione così delicata e slegata dai problemi interni dello studio.
Ovviamente in questo momento non è possibile dare per assunto che Focus Home Interactive si sia schierata effettivamente con Lyssenko, fornendo le email private o, addirittura, ignorando le richieste di aiuto degli sviluppatori ma è certo che dovranno rispondere di queste accuse e chiarire la loro posizione. Se ciò dovesse comunque essere confermato dai legali degli ex Limestone, si tratterebbe di un episodio gravissimo ai danni non solo degli sviluppatori in questione ma al concetto di creatività stessa e ai diritti di chi lavora in questa industria. È bene ricordare inoltre che Focus Home Interactive è incorsa in un duro scontro con un altro team ben noto di sviluppatori, Frogwares, una vicenda che probabilmente è già stata dimenticata ma che aveva portato il publisher sotto una cattiva luce, sollevando molti dubbi riguardo lo stesso. A prescindere dalla veridicità delle gravi accuse, risulta ormai decisamente probabile che Focus Home Interactive non abbia saputo gestire al meglio la questione, abbandonando gli sviluppatori alla mercé di Yaroslav Lyssenko.
Life Will Change (?)
È lecito aspettarsi nuovi sviluppi sulla questione nelle settimane a venire, anche se probabilmente le dichiarazioni potrebbero fermarsi nell’immediato futuro considerati i coinvolgimenti legali che imbrigliano entrambe le parti, ma possiamo comunque iniziare a tirare le somme, concentrandoci nuovamente sulla figura di Aleksei Nehoroskin e delle persone con lui coinvolte nella questione. Il creatore di AMD è forse destinato a diventare un’icona, simbolo di una concezione lavorativa, che si estende oltre i confini del settore video-ludico, ancora profondamente fallace. L’impossibilità di avere un sindacato a cui appellarsi, per esempio, così come la costante concezione, profondamente radicata anche nel nostro paese, che il lavoro – soprattutto legato agli ambiti artistici o dell’intrattenimento – sia un favore che viene concesso e al quale pertanto si debba andare in contro con il capo chinato e pronti a continui compromessi, deleteri ai dipendenti, sono solo due aspetti complici nella storia di Limestone Games. Nehoroskin non deve diventare un paria o un martire, ha commesso un grande errore di valutazione nella figura di Lyssenko e, soprattutto, si è rivelato estremamente ingenuo in un’ottica lavorativa, fidandosi ciecamente in fin troppi casi, anche quando era ormai chiaro che qualcosa non andasse per il verso giusto. Il suo candore però si è trasformato però in un cappio intorno al collo, portandolo sull’orlo del baratro. Al tempo stesso è necessario sottolineare come Aleksei stesse solo cercando di seguire il suo sogno e dar vita alla propria creatura, seguito da un piccolo ma determinatissimo gruppo di persone. La speranza è che gli ex membri di Limestone, i veri sviluppatori del progetto, possano tornare proprietari della IP al più presto e tornare a costruire la loro opera in un ambiente di lavoro sano e protetto. Difficile però fare previsioni sugli esiti legali, fin troppi dubbi e angolazioni son presenti nella storia di AMD e di conseguenza gli eventi potrebbero prendere nuovamente delle pieghe diverse da quelle auspicate. Aldilà delle parti più oscure su cui ancora è necessario far luce, Limestone Games potrebbe – e dovrebbe – diventare esempio di tutto ciò che non funziona nell’industria. Potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso e portare altre voci ad alzarsi, ispirate dalla forza d’animo di un gruppo di persone che non ha mai smesso di arrendersi per il proprio diritto al lavoro. Non può non trasparire una vena di ribellione in ciò che sta accadendo, la figura despotica di Lyssenko, che cerca di mettere tutto e tutti contro Nehoroskin per poter sfruttare a proprio piacimento la proprietà intellettuale senza curarsi del pensiero altrui o del dolore inferto a colleghi e dipendenti, diventa quasi archetipica nella banalità delle sue grette azioni spinte da pura avarizia. Proprio per questo, e conscio del fatto di scivolare in una certa parzialità, vorrei chiudere questo pezzo proprio con le parole di Nehoroskin.
Attualmente ho perso la mia proprietà intellettuale, la compagnia che ho fondato. Devo all’investitore 50 mila euro (100% di questo denaro è stato sfruttato per lo sviluppo del gioco) e il mio appartamento. Il CEO potrebbe farmi causa per almeno 12 salari minimo, presumibilmente solo per il fatto che ho “scritto una lettera al Publisher” che solamente io ho firmato. Sono citato in giudizio per molte altre cose (controllate la mia risoluzione del contratto) che potrebbe distruggere la mia vita per sempre.
Per il mio sogno ho accettato e sopportato accordi al limite della legalità con il CEO e l’investitore, anche se sentivo che fosse tutto molto losco, non ne ho avuto conferma fino a quanto un avvocato non ha finalmente risposto sinceramente alle mie domande. Ero convinto che stessimo combattendo in nome dell’arte e che fossimo un team straordinario, ma ero molto lontano dalla realtà. Ho sempre avuto disaccordi con questa persona e mi son pentito di lavorarci insieme sin dal 2017. ma ancora ne valeva la pena e la mia vita avrebbe avuto un senso se il gioco fosse stato fosse stato bello e se fossimo riusciti a vivere di ciò che amavamo fare.
La mia più grande e forte speranza è sempre stata quella di creare un gioco mio, sin da quando vidi “Super Mario” in uno spot televisivo. Ero disposto a sacrificare tutto per quella speranza, ma ormai non ho più nulla da sacrificare.
Ho finanziato l’intera operazione legale con i nostri avvocati, la quale sta subendo ora dei rallentamenti e ho dovuto indebitarmi ancor di più per questo, solo per far sì che la verità non morisse.
In tutto questo, ho perso anche membri della mai famiglia, gli stessi che mi hanno incoraggiato a raccontare questa storia e creare questo progetto e gli altri a cui avrei voluto dedicarmi. Gli amici non sono stati persi però, ho scoperto delle persone vere.
Finirò questa storia alle mie condizioni, in un modo o nell’altro. È troppo importante per me. Ho scritto questa storia per contrariare i meschini tiranni presenti al mondo e sottolineare alle persone la loro esistenza anche prima della mia esperienza con LSG. Avere un tiranno in carne e ossa di fronte a me rafforza la mia convinzione nel fatto che questa storia debba essere raccontata. Aeon era una rappresentazione di tutto ciò che attualmente LSG e il CEO incarnano. Spero che l’ironia non vi sfugga.”