Prima di recensire Splatoon 3, ci terrei a fare qualche cenno storico, come sempre.
Non molto tempo fa, almeno fino alla fine della Ottava Generazione di Console, parlare di Nintendo con un pubblico più generalista equivaleva allo spararsi su un piede. Non tanto per la situazione in cui si trovava l’azienda, con un 3DS all’ultimo anno di rilevanza ed una Wii U che attendeva solamente il posto libero all’obitorio, ma più per un forte pregiudizio che circolava tra i vari social network.
“Nintendo è brava solo quando si parla di Mario o Zelda. Non fanno nient’altro.”
Una frase che se presa in analisi verrebbe sbugiardata in pochi secondi, ma che sotto sotto potrebbe avere un fondo di verità. Lungi da me partire con delle premesse così clickbaitistiche, ma per un po’ di tempo, Nintendo è stata e continua ad essere la controparte videoludica di Disney. Sia nei suoi pregi con esperienze videoludiche che quando funzionano muovono avanti l’industria o quanto meno lasciano un ricordo indelebile al giocatore, sia nei suoi difetti per quanto riguarda la gestione scandalosa delle sue proprietà intellettuali più famose e la scarsità di successi quando si parla di crearne di nuove o rimodernare vecchie gemme del passato.
Ci sono tanti titoli di Super Mario ma c’è anche uno Yoshi’s Wolly World; abbiamo Fire Emblem per gli amanti dei tattici ma abbiamo anche Codename: Steam? Se Wii Sports riesce a vendersi da solo, perché allora non può farlo ARMS? Al netto del fatto che si sta parlando di esperienze diverse, la gestione della comunicazione di questi titoli sfortunati ha lasciato molto a desiderare. E vi pregherei di non parlare di Star Fox Zero o Metroid Prime: Federation Force, quelli sono delle vere e proprie esecuzioni in pubblica piazza, e che per molto tempo hanno consentito ai “bulletti da strapazzo” di fare quanto segue ad ogni fan di Nintendo tra il 2012 ed il 2016.
Eppure, durante il periodo più oscuro possibile, arrivò qualcosa. Un gioco che riuscì a distruggere questi pregiudizi e a sedimentarsi nell’immaginario collettivo: Splatoon.
C’ho i bambini in capa, Squidfest!
Il gioco aveva tutti i check di un titolo Nintendo che poteva puntare al sole: un “ribaltamento nel design” di un genere videoludico diverso dalla comfort zone della casa di Kyoto, una gimmick in grado di superare le carenze degli sparatutto su console dovuti all’uso del famigerato auto aim, un design cartoonesco e strampalato (reminescente dei titoli Free to Play dell’epoca) e soprattutto un loop di gioco solido. Per certi versi ricorda molto la storia di un altro titolo che si discostava molto dai “canoni nintendari”: Super Smash Bros. 64. E infatti come quest’ultimo, Splatoon era riuscito a costruirsi (più in Giappone) una piccola nicchia di appassionati. I presupposti per diventare qualcosa di più c’erano, ma aveva bisogno di una piattaforma meno sfortunata. E infatti…
Splatoon 2 prendeva quanto di buono è stato fatto con il primo capitolo e lo ri-impacchetava su Nintendo Switch, con piccole novità e con la promessa di nuovi contenuti a pagamento e gratuiti che con il tempo, tra i vari Splatfest e l’Octo Expansion, sono effettivamente arrivati. In parole povere, si partiva da una base promettente, per poi plasmare un’esperienza di gioco online (e single player) gradevole. E i risultati si sono visti. Vendite, fanart, corti d’animazione e la tanto agognata rappresentazione su Super Smash Bros. Ultimate hanno ri-confermato l’interesse o la curiosità del pubblico nell’evoluzione di Splatoon.
E come sempre, il mondo videoludico raramente si ferma al secondo capitolo (vero Half Life?)
Three is megl che two?
L’annuncio di Splatoon 3 nel Febbraio 2021 riaccese la luce dei fan Nintendo nello stesso modo in cui lo fece nel 2014 il trailer del primo capitolo. A parte i titoli di terze parti, i titoli sviluppati da Nintendo e rilasciati su Switch in quel periodo stavano cominciando a ridursi. Un po’ per il tremendo aftermath lasciato dal COVID-19 e che ha influenzato il mondo dello sviluppo, un po’ perché titoli interessanti come Metroid Dread o blockbusters attesi manco stessimo parlando del ritorno di Cristo come The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom erano ancora nascosti agli occhi del pubblico, quest’ultimo infatti è ancora dentro al forno e uscirà nel 2023.
A questi si aggiunse anche un terzo fattore, legato alla gestione post-lancio degli ultimi titoli fatti dalla N. L’abbiamo visto con Mario Tennis Aces, Mario Golf: Super Rush e lo stiamo vedendo tutt’ora con Nintendo Switch Sports, quella già citata promessa di aggiornamenti gratuiti stava diventando un peso talmente grande da mettere la cosiddetta pulce nell’orecchio dei fan, che hanno iniziato a vedere delle insicurezze nella mancanza di una comunicazione continua e consistente su Splatoon 3.
“Ma perché non escono nuovi trailer? Sarà perché non ci sono contenuti nuovi?”
L’ennesimo pregiudizio ma che d’altro canto non mi sentirei di condannare, visto che è stato scaturito dalla tendenza della casa madre a voler infilare un modello simil-live service all’interno di giochi che non ne avrebbero avuto il bisogno e che secondo molte persone avrebbe potuto influenzare la popolarità di Splatoon 3 post-lancio.
Grazie al cielo, lo Splatoon 3 Direct riuscì nell’intento di bombardare la community di informazioni e novità, sia in termini di gameplay che di contenuti, dando una sorta di panoramica su quello che verrà aggiunto nei prossimi mesi. Tuttavia, l’iniziale carenza di notizie creò una piccola spaccatura all’interno degli appassionati, che ancora oggi sostengono l’idea di ritenere questo gioco come “Splatoon 2.5”, non ritenendolo valevole dei 60 euro necessari per il suo acquisto.
Ma sarà davvero così? Beh direi che è arrivato il momento di scoprirlo ma prima di iniziare, devo darvi una piccola informazione. Come sapete cerco di rendere queste recensioni un po’ più “personali”, unendo l’analisi tecnica del game design alla mia esperienza soggettiva in prima persona. Ma c’è un problema, che si applica splendidamente al tema di questo articolo: io non ho mai giocato uno Splatoon.
E per questo ero pieno di pregiudizi.
Giù per il tubo peloso
Torniamo indietro di qualche anno, alla grande anteprima di Nintendo Switch del 2017, qualche settimana prima del lancio della console. Durante quell’evento ebbi la possibilità di giocare una breve partita di Splatoon 2 e… non mi piacque. Non ricordo bene cosa mi portò a questa conclusione: sarà forse stata la confusione generale dell’evento? Il fatto di dover imparare un nuovo sistema di controlli in pochi secondi? Il fatto che in quel periodo non fossi particolarmente avvezzo agli sparatutto? Boh, sta di fatto che quella singola prova mi alienò del tutto, facendomi dimenticare dell’esistenza di Splatoon 2 per diverso tempo.
Tornando ad Agosto 2022, l’anteprima al Videogames Party fu un discorso diverso. Oltre alla fantastica accoglienza dello staff e al numero ridotto di persone, feci qualcosa che per molti potrebbero vedere come folle e scellerata: disattivai i controlli col giroscopio, preferendogli il classico schema ad analogici.
How do you guys play with stick controls?!? My uncle plays with them but I still don’t get how you guys do it.. from splatoon
Ora, posso già sentire le vostre urla dopo aver letto una tale blasfemia, ma ci tengo a precisare come l’esperienza di gioco al VGP ne abbia giovato e non poco. Senza la preoccupazione del dover utilizzare una particolare precisione, riuscì a godermi l’intera sessione, cancellando i miei pregiudizi sul gioco e soprattutto proiettandomi verso la copertura della release finale. Vi invito però a ricordare questa piccola informazione sul sistema di controllo, perché ci servirà più avanti.
Arrivato il giorno della release ufficiale e saltato purtroppo (ne riparleremo) lo Splatfest World Premiere, mi catapultai all’interno della Modalità Single Player: il Ritorno dei Mammiferiani. Da non giocatore di Splatoon 2 e della sua modalità single player ho apprezzato la struttura data al percorso del giocatore, partendo da un tutorial gonfio e al massimo del proprio potenziale, per poi privarti di tutti i giocattolini fighi, incoraggiando il giocatore a riottenerli durante lo svoglimento della campagna, suddivisa in 6 zone.
Oltre ai vari bollitori che rappresentano i livelli e boss affrontabili, e che mettono in risalto tutte le armi disponibili con prove di resistenza, platforming e rompicapi, approcciando il giocatore alla scoperta del proprio stile di gioco, ciascuna di queste zone possiede chicche, collezionabili e aneddoti dedicati alla lore disseminati ovunque, ottenibili sia tramite l’esplorazione sia tramite il completamento di puzzle ambientali e prove d’abilità. In generale, si basa (la maggior parte delle volte) di una piacevole esperienza introduttiva o di ripasso generale prima di entrare nella vera e propria ciccia di Splatoon 3: il multiplayer e la città di Splattonia.
Prossima fermata, Next Stop: Splattonia!
Percorrendo le vie della città è possibile esplorare i negozi alla ricerca di collezionabili per lo spogliatoio, nuove armi e nuovi equipaggiamenti alla ricerca del perfetto mix e sinergia per il proprio assetto da combattimento, oltre che visualizzare i player attualmente online, rendendo Splattonia una sorta di Miiverse in versione lite e contenuta, nel bene e soprattutto nel male. All’interno della lobby è possibile prendere parte o organizzare partite online tra amici o sconosciuti, tramite un matchmaking dedicato al casual play ed una modalità competitiva a parte e che mettono in risalto la parte migliore dell’esperienza: il gameplay.
Come detto in fase di anteprima, Splatoon 3 segue il canovaccio del “squadra che vince non si cambia”, mantenendo sì una formula di gameplay third person shooter invariata rispetto ai capitoli precedenti e senza (per ora) alcuna nuova modalità di gioco. Tuttavia, il team di sviluppo sembra essersi concentrato molto sul bilanciamento degli scontri a fuoco, aggiungendo nuove opzioni difensive come l’avvitotano per evitare l’accerchiamento e ottenere un breve periodo di invincibilità, oppure della schizzata, ovvero un salto caricato ideale per attacchi a sorpresa. Queste nuove opzioni strategiche, assieme a nuove armi (Calamarco e Tergilama), nuove abilità speciali e la possibilità di concatenare più di 4 potenziamenti per ogni capo indossabile, danno vita a scontri frenetici e al cardiopalma, dove ogni errore può portare ad una tabula rasa ovvero l’eliminazione di ogni membro del proprio team, lasciando la propria zona in balia dell’avversario.
Oltre alle classiche Mischie Mollusche, la rotazione giornaliera delle mappe permette anche di cimentarsi nelle Salmon Run, la modalità a orde in cui un team di 4 persone vengono catapultate all’interno di un’arena dinamica, in grado di allargarsi e restringersi durante le ondate. Il loro obiettivo? Recuperare abbastanza uova per soddisfare le richieste della Ursus & Co. L’unico ostacolo tra i giocatori ed una meritata ricompensa sono i Salmonoidi da sconfiggere.
Come nel caso della modalità online più classica, anche la Salmon Run ha subito delle revisioni legate al flow delle azioni in gioco. Adesso è possibile lanciare le uova da lontano, ottimizzando le azioni di pulizia della mappa ed evitando viaggi inutili verso l’obiettivo, permettendo al giocatore di rimanere sempre nel vivo dell’azione. Sono stati anche aggiunti nuovi e temibili Boss Salmonoidi, con la possibilità – una volta effettuate abbastanza partite – di affrontare il Re Salmonoide, un gigantesco pescione-kaiju in grado di aumentare ulteriormente le statistiche. Rispetto agli scontri tra squadre, la Salmon Run offre un livello di sfida ancora più grande anche a causa della rotazione casuale delle armi a disposizione, necessitando quindi non solo un buon gioco di squadra ma anche un’ottima conoscenza delle forze e delle debolezze del proprio equipaggiamento, e che tra un tentativo e l’altro estende ulteriormente la longevità dell’esperienza online.
Quindi ricapitoliamo: una modalità single player forte e piena di cose da fare e un comparto multiplayer profondo e bello solido. Cosa mai potrebbe andare storto?
Una splattata di troppo
Come detto in precedenza, il gameplay di Splatoon 3 favorisce la velocità di esecuzione e precisione, forse anche fin troppo sotto certi punti di vista, indipendentemente dalla tipologia di controlli utilizzata.
Alcune istanze della campagna infatti, richiedono una coordinazione occhio-mano al limite della perfezione e all’interno di una finestra d’azione fin troppo breve, soprattutto quando si ha a che fare con livelli come Benvenuti a Bersagliopoli, un percorso senza checkpoint in cui il giocatore è chiamato a distruggere ogni singolo bersaglio visibile al primo colpo, tra grate che bloccano il passaggio e un posizionamento dei target che in alcuni casi mi porta all’esasperazione. Inutile nasconderlo, si tratta del livello peggiore dell’intera esperienza, con una difficoltà e premessa di design controproducente rispetto allo scopo formativo che questi livelli dovrebbero avere per preparare il giocatore alla foga dell’arena online e che dopo ben 2 ore di tentativi mi hanno portato a evitare la prosecuzione dell’avventura single player.
A questo punto, “poco male” pensai, buttiamoci sulle modalità online e iniziamo a ribaltare qualche mollusco. Ma anche qui, la mia aspettativa si scontra contro la cruda realtà rappresentata da Nintendo Switch Online e dall’infrastruttura di rete arcaica che ancora oggi sfrutta il peer-to-peer per collegare i giocatori di tutto il mondo. Certo, ci sono titoli come Mario Kart 8 Deluxe la cui componente online ha del miracoloso, tutto funziona a meraviglia e senza particolari problemi. Ecco, Splatoon 3 per ora non ci arriva manco vicino. Va bene che nel mio caso (studente fuori sede e con una sim 4G come unica connessione disponibile) avrei ben poco da criticare, ma in certe istanze della modalità online il lag spaventoso che affligge il netcode di questo gioco è fuori dal controllo dell’utente.
Un giocatore potrebbe avere una delle connessioni migliori in circolazione, collegarsi a una partita di Splatoon 3 e rischiare di entrare comunque in un circolo vizioso di errori nel collegamento tra gli utenti e partite invalidate a causa di un altro giocatore che ha la sfortuna di possedere un modem che va a carbonella. Come se non bastasse, in un tentativo molto ma molto nobile nell’evitare il fenomeno del throwing durante le partite competitive, qualsiasi disconnessione viene considerata come una sconfitta automatica e senza possibilità d’appello. Questo problema si sarebbe potuto evitare facendo una distinzione tra chi butta via la partita e chi ha dei veri e propri problemi di connessione, soprattutto considerando il fatto che quest’ultimo caso rappresenta la maggior parte dei giocatori fin dallo Splatfest World Premiere.
Strano a dirlo, ma tutto questo mi ha portato a vivere un vero e proprio burnout da Splatoon dopo solo pochi giorni dal suo lancio, ed è anche il motivo per cui questa recensione ha tardato un po’ ad arrivare. A me dispiace, perché tutto sommato la voglia di anche solo volermi divertire con qualche amico online o di provare i motion control (cosa che poi ho fatto) c’è, ma non riesce ad esprimersi al meglio a causa di una struttura online ferma agli anni dei software peer-to-peer come Limewire e del quale con tutta franchezza ne ho avuto abbastanza.
Un finale con il singhiozzo
Al netto di tutto, dei pregiudizi iniziali, dei difetti ma anche dei suoi incredibili pregi, Splatoon 3 è un ottimo prodotto e lo sta dimostrando giorno dopo giorno.
Rispondendo alla domanda fatta in apertura…
“Splatoon 3 è Splatoon 3 perché l’amore attorno ai suoi predecessori lo ha reso tale”
Parliamo di uno dei pochissimi casi in cui Nintendo dà ascolto ai feedback della community, dei giocatori che condividono la stessa passione degli sviluppatori per un gioco che in pochissimi anni è diventato un fenomeno globale e che adesso deve puntare ancora più in alto, portando Nintendo stessa ad evolversi. E se si tratta di uno sparatutto che, anche se in maniera più timida, vuole crearsi un panorama competitivo sano e florido, la soluzione è una sola: una struttura online degna di essere chiamata tale. Se ne riparlerà tra qualche anno, con una nuova espansione o addirittura in Splatoon 4 se mai si farà, ma questo “schiaffetto” serve.
Perché sì, i colori, lo stile, il gameplay, i personaggi, la comicità e tutto ciò che gira attorno a Splatoon sono meravigliosi e con molta probabilità gli Splatfest ed i contenuti in arrivo promettono ore ed ore di divertimento, ma a cosa servono tutti questi elementi se non ci sono abbastanza giocatori in grado di apprezzarli?
A questo punto la palla torna a Nintendo, sperando che anche loro distruggano i pregiudizi sulla loro azienda. Come ho fatto io durante questo lungo e tortuoso viaggio assieme ad un Octoling proveniente da un mondo post-apocalittico.