Bentornati cari e affezionati lettori di PDV, quest’oggi portiamo un tema assai discusso ultimamente, la presunta “morte” del single player in favore del multiplayer. Perlomeno questo è quanto affermato da Square Enix:
Sono finiti i giorni in cui i giochi single player erano di primaria importanza e quelli multiplayer secondari. Ultimamente i giochi multiplayer hanno preso il comando ed è diventato normale progettare i giochi perché durino a lungo.
Siamo passati ad esempio, da un Half Life concepito per il single player ma con l’aggiunta del multi (tutto sommato ancora apprezzatissimo), a giochi come Battlefield 1 dove una campagna si esaurisce in poche ore fungendo da “pratico” tutorial introduttivo al vero cuore del gioco, l’online. Da bravo Accattino Lyed quale sono ritengo tutto questo non proprio un bene. Intendiamoci, ben venga un gioco multiplayer only come un ottimo Unreal Tournament, un Quake o un Overwatch ad esempio, ma far convivere single e multi pare diventato difficilissimo al giorno d’oggi. Probabilmente il tutto dipende dall’enorme mole di lavoro ormai richiesta per produzioni videoludiche oramai paragonabili a colossal holliwoodiani, con sviluppatori che cercano di vendere il più a lungo possibile il proprio prodotto per massimizzarne i guadagni, investendo meno tempo possibile nella produzione. Non è infatti raro vedere ormai giochi arrivare sugli scaffali in una early access mascherata da versione gold.
Da Accattino sono propenso a pensare ai videogiochi come a dei prosciutti, preferisco guardare il peso al chilo prima di acquistarne. E magari aspettare delle offerte. Ma andiamo a vedere i personalissimi punti di vista dei nostri cari redattori riguardo le tanto dure parole pronunciate da Square Enix.
Il buon Katsuragi ha condiviso con noi questo pensiero:
Forte della fruttuosa esperienza con FINAL FANTASY XIV, promosso di recente anche su Netflix con il drama “Dad of Light”, SQUARE ENIX è più che mai decisa a proseguire sulla strada del multiplayer online di massa, e fin qui nulla di sbagliato. Il prossimo passo, oltre all’ennesima espansione del mondo di Eorzea, tuttavia, è quello di estendere anche il mondo di FINAL FANTASY XV all’esperienza di rete, con il DLC a pagamento che risponde al nome di COMRADES: terminate le vicende single player di Noctis e soci, saremo chiamati a creare il nostro alter ego e avventurarci in un “punto morto” delle vicende del titolo di Tabata, trasformando quindi l’Action RPG in un una sorta di vero e proprio MMORPG.
La casa del chocobo, quindi, decide di investire il meglio delle proprie forze nella creazione di giochi che possano intrattenere il pubblico il più a lungo possibile e garantire costanti guadagni all’azienda; chi ama i classici giochi di ruolo di stampo nipponico non rimarrà di certo a bocca asciutta: lo studio Tokyo RPG Factory, interno a SQUARE ENIX, si appresta a rilasciare la sua seconda opera, dopo il successo di I am Setsuna: parliamo di LOST SPHEAR, in arrivo su Nintendo Switch, PlayStation 4 e PC e pronto a soddisfare le necessità di chi predilige gameplay di stampo classico ed esperienza da giocatore singolo.
D’altro canto, lo studio non è di certo il primo supportato da SQUARE ENIX a riportare in auge battaglie a turni, storie d’altri tempi e protagonisti disegnati in stile super deformed: anni prima Silicon Studio ci ha dimostrato quanto Nintendo 3DS fosse la console più adatta a questo genere di titoli con il meraviglioso Bravely Default e il suo sequel BravelySecond. Mentre tutti sono in attesa di conoscere le vicissitudini del prossimo FINAL FANTASY o la data di uscita del terzo KINGDOMHEARTS (che, sono pronto a scommettere, avrà anch’esso una componente multigiocatore), io resto in attesa di un annuncio che riguardi proprio la saga di Bravely. Nel frattempo, conto i giorni che ci separano all’arrivo di Project OCTOPATH TRAVELER, sviluppato da Acquire sotto la medesima etichetta SQUARE ENIX.
Vediamo subito l’altro nippofilo di redazione cosa ne pensa, ledisengentlmen plis uelcom Giuseppe “Siral” De Luca:
Parlo da grandissimo amante dei MMORPG (quindi giochi multiplayer per eccellenza): che cavolata! E’ vero che ormai molta gente apprezza troppo il multiplayer online (soprattutto a livello competitivo, basti pensare a League of Legends o Overwatch, giusto per dirne un paio, ma anche i vari Fifa o Pes), ma dare credito solo a questa tipologia di giocatori potrebbe essere un grandissimo errore da parte delle Software House (soprattutto per una del calibro di SquareEnix che deve la sua fortuna in gran parte proprio ai titoli single player).
Quindi ben vengano i multiplayer, ma devono essere titoli studiati per questa modalità con precisi intenti e non una moda da inseguire a tutti i costi in ogni tipologia e genere.
E credetemi che se lo dice un malato di World of Warcraft ci sarà da fidarsi, in fin dei conti il single player è sacrosanto, non credete? Vediamo invece cosa ne pensa l’ottimo Damiano “Xenom” Pauciullo:
No, per favore no. Così riassumo il mio pensiero riguardante il mettere il single player in secondo piano; ovviamente parlo pensando a come io maggiormente gioco i miei titoli preferiti fermo restando che l’esperienza single player dovrebbe sempre rimanere il punto focale di un videogioco. Vedo troppo spesso titoli che hanno una componente multiplayer palesemente buttata in mezzo giusto perché, appunto, sta nascendo quest’idea del “giocare a tutti i costi” in compagnia, ma così non deve essere: ci sono titoli pensati giustamente per esprimersi al meglio in multiplayer, vedi i vari Call of Duty, FIFA o i picchiaduro, ma mai vorrei vedere avventure alla The Legend of Zelda, Uncharted o Final Fantasy (main) resi prettamente multiplayer e quasi “ingiocabili” in single player. Non sono uno che si oppone alle novità, ma queste devono essere ben pensate e amalgamate nel gameplay; snaturare un gioco solo per renderlo giocabile in compagnia trovo sia la cosa più sbagliata che si possa fare.
Un breve pensiero anche sull’aumento dei DLC e del supporto sul lungo tempo dei giochi: forse andando contro corrente sono contento di questa cosa ma, ovviamente, bisogna sempre vedere come viene sfruttato il tutto. Contenuti tagliati appositamente per lucrare mi mandano in bestia ma, al contrario, vedere un supporto duraturo nel tempo, con nuovi aggiornamenti periodici e DLC a pagamento che effettivamente facciano continuamente rinascere la voglia di giocare ad un titolo già terminato da tempo, penso siano giusti per far vivere per un lungo periodo progetti che hanno richiesto anni e anni di sviluppo.
E mi ritrovo in piena armonia col pensiero dello Xenom redazionale, del resto, parliamoci chiaro, quanto schifo faceva ad esempio il multi di The Last of Us? Dulcis in fundo, sappiamo di avervi tediato, vi lasciamo con la riflessione dell’ottimo Vincenzo “Yoshisaur” Marino:
Decisamente no. Io sono sempre per il single player o, al massimo, per un multiplayer che mi restituisca un vero senso di progressione all’interno di qualcosa. Ad esempio mi piacciono gli MMO, gioco a WoW, ma se mi si propone un multiplayer “fine a se stesso” come può essere un CoD, uno Splatoon ma anche un Overwatch, dove il senso di progressione è dato solo dall’avanzamento di una tacchetta indicante il proprio livello ad esser sinceri mi stufo subito, per quanto divertenti ed appassionanti possano essere.
Inoltre, la paura di trovarsi di fronte ad un titolo con la classica formula free-to-play, personalmente disprezzata e ritenuta quasi una presa in giro nei confronti dell’utente, è sempre dietro l’angolo.
E mannaggia la peppina, chi non ha ormai il terrore del fantomatico Free To Play inserito anche in titoli tripla A pagati a prezzo pieno? Bah.
Fateci sapere cosa ne pensate, grazie per l’attenzione e per essere arrivati fin qui, proponeteci anche nuovi topic e un saluto dalla redazione di Parliamo di Videogiochi!