Fatto: qualche giorno fa c’è stato l’ennesimo massacro negli Stati Uniti in cui un ragazzo ha ucciso 17 persone in una scuola e ne ha ferite altre 14.

Tutto il nostro cordoglio verso le vittime, ma perché ho scelto un titolo così pesante e diretto?

Colpa del Governatore del Kentucky Matt Bevin, che ha dichiarato che i videogiochi sono parzialmente responsabili di quello che è successo.

La strage non è da imputare alla facilità con cui chiunque può avere un’arma in mano, né al mancato controllo all’ingresso degli edifici pubblici, ma è solo un problema culturale.

E secondo questo signore la società americana ha perso la propria bussola, e sul banco degli imputati ci sono per l’appunto i videogiochi.

“Ci sono videogiochi che in effetti sono indicati per il  pubblico adulto, ma i bambini ci giocano e tutti lo sanno, e non c’è nulla da fare per impedirlo. Celebrano l’uccisione delle persone. Ci sono giochi che danno la possibilità  di fare punti  comportandosi come questi studenti stanno facendo all’interno delle scuole, ovvero permettono di guadagnare punti extra finendo chi giace per lì per terra mentre sta implorando di avere salva la vita.

Il Governatore Bevin continua il suo intervento dicendo che questi “videogiochi” sono immondizia e sono alla stregua della pornografia, e che hanno desensibilizzato le persone riguardo il valore della vita umana, della dignità delle donne. ed hanno in generale abbassato il nostro livello di decenza morale.

Bevin fa un appello ai produttori (non solo di videogiochi, ma anche di altri media come cinema o serie TV) riguardo il  chiedersi se valga la pena produrre questi prodotti vedendo qual è il prezzo da pagare. Posso solo immaginare che, seguendo la corrente politica a cui appartiene, abbia continuato a ripetere e ripetersi che non sono le armi da fuoco il problema, ma la la società e la cultura che è profondamente cambiata. Infatti ovviamente quando lui era giovane era la norma dopo Natale portare le proprie armi a scuola per farne mostra agli amici. Ripete anche che il numero di armi in circolazione non è cambiato, ma uno studio del 2012 ha dimostrato che in realtà ce ne sono esattamente il doppio in giro rispetto agli anni 70.

Il problema è che un personaggio del genere, che a noi può sembrare grottesco, è una figura di un certo rilievo negli Stati Uniti e che, ancora peggio,non è il solo a pensarla così: l’avvocato (radiato) Jack Thompson ha già provato nel ’97 a mettere in piedi una causa simile in seguito ad un’altra sparatoria avvenuta alla Heath High School (causa terminata con un bel nulla di fatto nel 2002) e ha proposto di aiutare il Governatore a trovare questo fantomatico nesso tra violenza nei videogiochi e la follia dilagante.

Siamo nel 2018, sono più di 30 anni che sono un videogiocatore e pensavo fosse finita l’epoca in cui ero costretto a sentire questa marea di, scusate il termine, STRONZATE. Se qualcosa va male nel mondo non è colpa dell’ignoranza, della cattiva educazione, del degrado sociale, ma è colpa dei VIDEOGIOCHI (o qualsiasi altro media vi venga in mente contro cui va di moda in quel momento puntare il dito). Perché nonostante tutto siamo ancora considerati una massa di persone senza cervello che seguono come un dogma scritto nella pietra tutto quello che vedono su schermo: quindi se 90 milioni di giocatori hanno comprato GTA, abbiamo in giro anche 90 milioni potenziali gangster, oppure assassini dal sangue freddo dopo aver giocato ai vari Call of Duty o PUBG.

Non siamo in grado di discernere realtà da finzione, non siamo considerati persone intelligenti, ma tutti disturbati mentali, pronti a fare stragi in nome di chissà qualche Trofeo di Platino nascosto nella vita.

Il problema reale è che molto spesso chi compie questi gesti folli ha problemi pregressi (non sono uno psicologo ma penso che per queste persone i videogiochi rappresentino una maniera per evadere dal mondo reale che fa loro paura e che non li accetta) e soprattutto non ha qualcuno al proprio fianco che possa aiutarli a risolverli o, per lo meno, contenerli. Se un problema culturale esiste, di sicuro non è quello di credere ciecamente a tutto quello che vediamo su uno schermo, ma della mancanza di figure guida nella nostra vita che, fin da piccoli, ci aiutino a capire cosa è giusto e cosa è sbagliato. Se un uomo violenta una donna, alle spalle c’è un padre che non gli ha mostrato cosa significa rispettare la propria moglie. Se dei ragazzini vogliono fare i balordi uccidendo un animale, ci sono parenti che non  hanno spiegato  loro che  qualsiasi vita è importante e così via.

Cercando sul web qualcosa al riguardo ho trovato questo articolo, da prendere sempre con le molle sia ben chiaro, ma che una minima idea ce la può dare.

Posso dire solo una cosa: sono stufo di essere indicato come un appestato e che la mia passione venga considerata l’origine dei mali del mondo. Anzi, scusate la presunzione se parlo anche a nome vostro.

SIAMO STUFI.