L’informazione oggi fa schifo. Che si parli di politica, di cronaca, di calcio, di videogiochi, l’informazione è schiava del sensazionalismo, dell’usufruibilità, del consumo. Si limita a informare, come se il suo compito non comprendesse il formare, l’educare. Un articolo di 120 parole, spesso, riesce ad essere più convincente (e di conseguenza letto) di uno da 120 righe. “E’ quello che vuole il mercato” e, di fronte al mercato, chiunque ci si ritrovi ad averne a che fare prima o poi non potrà che abbassare la testa. Per questo non voglio prendermela con chi, “per campare”, si ritrova costretto a sottostare a diktat che impongono la creazione di contenuti subitanei e poveri di contenuto. Dovrei prendermela anche con me stesso. Sono infatti consapevole di aver scritto tantissime news frivole seppur, quando iniziai, i presupposti fossero totalmente diversi. Articoloni, editoriali, tutti con lo scopo di valorizzare (e difendere) il mio (nostro) medium preferito, il videogioco. Poi però capisci che il sito deve (giustamente) fatturare, per fatturare servono views, per fare views serve produrre. Ecco quindi che quelle che sarebbe voluta essere la regola (educare) diventa l’eccezione e viceversa. In fin dei conti non il peggiore dei compromessi, se tutto ciò serve per tenere viva la vetrina in cui mostrare i nostri lavori migliori.
Questa, la realtà. Poi c’è stato, fino ad oggi, un sogno. Un sogno chiamato Deeplay.it.

Deeplay.it non solo riusciva a combattere inesorabilmente le dinamiche poco fa descritte, ma lo faceva producendo gli articoli più stimolanti che io abbia mai letto. Le parole chiavi per descrivere quel sito non potevano che essere quelle utilizzate per denominare le loro sezioni da me preferite: ANALISI e APPROFONDIMENTO. Tutto quello che ho sempre tentato di fare, in Parliamo di Videogiochi come nei restanti aspetti della mia vita. Mi reputo una persona egocentrica, sicura di sè e a conoscenza delle proprie capacità, caratteristiche che mi hanno sempre spinto a migliorarmi e, di certo, a non farmi sentire inferiore a nessuno. Almeno fino a quando non ho iniziato a leggere Deeplay.it. Gli articoli trovati in quel sito sono stati, ad oggi, tra i pochissimi prodotti dell’attività umana da me profondamente invidiati. Avete presente quando pensate: “cavolo, avrei voluto davvero farla io quella cosa”. Ecco, quelli di Deeplay.it sono gli unici approfondimenti che avrei voluto scrivere io.  Invidiavo Claudio Cugliandro, Parri, Grussu e gli altri. Un’invidia genuina che in questi anni mi ha reso spettatore del loro lavoro senza mai espormi in elogi o citazioni. Almeno fino ad oggi. Oggi voglio prendermi due righe per ringraziarli. La passione, il metodo accademico e la persevaranza con cui hanno portato avanti il loro lavoro saranno sempre un’ispirazione.

Deeplay.it è stato il più grande contributo italiano all’emancipazione del medium videoludico. Potrete trovare parte dei loro contributi sulla pagina Facebook che, fortunatamente, non chiuderà.

“Ciò che è morto non muoia mai”.