Non sono mai stato un fan dei ragazzi o bambini come protagonisti nei videogiochi, perché l’impressione che mi danno è quella di una sorta di bambole infestate dagli occhi spalancati, il cui obiettivo è quello di essere utilizzate come dei contenitori vuoti per raccogliere l’empatia del giocatore. Tuttavia, per Amicia e Hugo, il co-protagonista di A Plague Tale: innocence, potrei fare delle eccezioni.

Nel titolo ci ritroviamo a vestire i panni di Amicia, la sorella maggiore di Hugo, entrambi  figli di una nobile famiglia nell’hinterland della Francia. Diversamente dalle aspettative, la sorella ha con lui un rapporto quasi inesistente, dato che il giovane ragazzo è malato e per questo motivo viene custodito e gestito dalla madre, un’alchimista alla ricerca di un rimedio per curare i suoi mali. Purtroppo per loro, la dimora dove alloggiano viene improvvisamente attaccata dall’Inquisizione, che per qualche misterioso motivo è alla ricerca del piccolo Hugo. Ma le minacce non sembrano fermarsi qui: trovandoci nel periodo storico della guerra dei cent’anni tra Francia e Inghilterra,  la giovane coppia di fratelli si trova a fare i conti anche con un’altra (e più pericolosa) minaccia: la peste portata dai topi. Quanto descritto è l’intrigo che ci introduce A Plague Tale: Innocence, un videogioco in terza persona che al suo interno contiene enigmi, fasi stealth, combattimenti occasionali e…ratti. Molti ratti.

Vista la sua natura per lo più stealth, A Plague Tale: Innocence ci impone costantemente dei carichi emotivi in molti punti del titolo, e possiamo notare come la storia evolva le motivazioni e la crescita di questi due fratelli. Amicia, ad esempio, è una ragazza che presenta grandi doti ingegneristiche oltre che difensive (la sua arma principale è una fionda) ma che a causa delle sue origini nobili ha difficoltà ad approcciarsi al mondo esterno. Per Hugo, al contrario della sorella, tutto ciò che lo circonda, seppur travagliato da drammatici eventi è una novità, e la sua scoperta rappresenta quindi l’innocenza che fa da titolo al gioco.

Come intuibile dal contesto storico e evidente nei trailer del gioco mostrati, la maggiore minaccia sono i Ratti. Un mare ribollente di topi squittenti dagli occhi rossi, che divorano tutto ciò che è composto da carne e con cui, una volta a portata d’occhio, cercano inevitabilmente di entrare in contatto. L’intelligenza artificiale dei ratti è davvero impressionante: i loro piccoli corpi cadono e si arrampicano l’uno sopra l’altro, in qualche modo muovendosi in maniera indipendente, ma anche come se fossero una sola unità. Il rumore che emettono è stridente, intenso e, sicuramente, orribile. L’unico antidoto per potersi salvare da tale amenità è la luce, creata dalle torce che sono distribuite intelligentemente in alcuni specifici punti della mappa.

Come accennato precedentemente, A Plague Tale: Innocence presenta una grande indole Stealth con alcune fasi action. Amicia è in grado anche di controllare Hugo, tenendolo per mano o impartendogli determinati ordini (come lo stare fermo in un punto oppure proseguire in determinati luoghi dove noi non possiamo avventurarci) che aiutano il giocatore ad avanzare nella storia. Molte delle fasi stealth, consistono nel nascondersi in determinati punti della mappa raggirando le minacce dei soldati o nell’utilizzare degli oggetti in grado di funzionare come diversivi per scampare a determinati pericoli. Alcuni percorsi presentano solo una soluzione, ma in tutto il gioco ci sono molte aree che prevedono soluzioni differenti che portano quindi a strade diverse. Amicia, inoltre, essendo un’ottima cecchina, brandisce una fionda che risulta fondamentale per avanzare nella storia in alcune circostanze e può raccogliere degli ingredienti presenti in giro per il mondo in modo da creare degli oggetti alchemici. Molti di questi portano all’invenzione di alcune armi inedite: come ad esempio una granata puzzolente in grado di distrarre i ratti mandandoli in una particolare direzione, oppure bombe chimiche in grado di costringere i soldati nemici a rimuovere i loro elmetti. Tuttavia, la nostra migliore alleata in caso di problemi è la semplice fionda munita dei sassi. Le pietre, infatti, possono essere un facile aiuto per eliminare i soldati senza troppi problemi, ma questi ultimi devono trovarsi senza casco per avere un esito positivo. Inoltre l’utilizzo della fionda potrebbe fare rumore e richiamare l’attenzione verso di noi.

L’unica perplessità che ho riscontrato, nonostante l’avventura presenti dei temi interessanti e molto maturi, riguarda la difficoltà: spesso ci si ritrova ad affrontare delle situazioni che, a lungo andare, possono sembrare ripetitive, al punto da assomigliare quasi a dei tutorial dalla durata estesa. La possibilità di craftare oggetti alchemici e la facilità con cui si trovano i materiali (sempre discretamente abbondanti) in giro per la mappa, rovina leggermente quel filone d’angoscia e suspense che gli sviluppatori volevano invece donare. Un vero peccato. Tuttavia non tutti i mali vengono per nuocere: a tenere vivo l’interesse del giocatore, oltre alla storia, è la continua ricerca nelle nostre sessioni di gioco dei metodi alternativi per sfuggire alle minacce sfruttando i materiali.

Parlando del punto di vista tecnico, il codice che abbiamo provato per PlayStation 4 di A Plague Tale: Innocence, non ha mai presentato gravi problemi di stabilità dei frame rate, risultando quindi estremamente godibile come esperienza ludica. Da notare come anche la colonna sonora, scritta dal compositore Olivier Deriviere, riesca perfettamente ad intrattenere.

In conclusione A Plague Tale: innocence, titolo dei ragazzi di Asobo Studio, riesce nell’impresa di raccontare una storia realistica in grado di emozionare anche il giocatore con il peggior cuore di pietra, grazie ad un ottimo lavoro svolto dal punto di vista narrativo. Pecca, purtroppo, dal punto di vista della longevità, poiché in appena 12 ore è possibile finire l’opera.