Sono trascorsi due anni dal ritorno del franchise di Ghost Recon e, nell’industria, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. Con Ghost Recon: Breakpoint Ubisoft ha provato ad aggiornare la formula ludica vista in Wildlands, ma ci sarà riuscita davvero?
Graficamente parlando il titolo vive di luci ed ombre. La modellazione poligonale di personaggi e location è molto buona mentre il comparto effettistico soffre purtroppo di alti e bassi: gli effetti legati alle due tipologie di visori (notturno e termico) non sono infatti convincenti. Quello termico, in particolare, ha la spiacevole tendenza a segnalare come esseri viventi oggetti che, di fatto, non producono calore. Discreti invece gli effetti particellari legati alle esplosioni, al fuoco e alle fiammate prodotte dalle varie bocche da fuoco ad ogni singolo sparo. Il doppiaggio italiano è invece pessimo, al contrario di quello inglese, che si attesta su livelli piuttosto buoni. La sceneggiatura messa in piedi per questa nuova missione del team Ghost è scritta in modo abbastanza lineare e scontato, ed è priva di qualsiasi mordente, fatta eccezione per il cattivo, Cole Walker, interpretato dal celebre attore del piccolo schermo, Jon Bernthal, famoso per aver dato vita al personaggio di The Punisher nella serie TV di Netflix.

Pad alla mano, purtroppo, la sensazione è che il team di sviluppo sia crollato sotto il peso delle sue stesse ambizioni. Intendiamoci, sono stati fatti diversi passi in avanti rispetto a Wildlands, ma la sensazione è che siano stati fatti con poca convinzione. Le meccaniche survival introdotte per dare una svecchiata al gameplay funzionano ma non sono state ben integrate, finendo per influire negativamente sull’avventura. Per la prima volta nel franchise è possibile mangiare, bere e riposarsi per recuperare energia e stamina. Nel vasto mondo aperto messo in piedi dagli sviluppatori fanno capolino dei “bivacchi”, ossia dei veri e propri accampamenti che permettono al giocatore di creare oggetti, comprare o vendere equipaggiamento, potenziare il proprio ghost con varie abilità ed infine di viaggiare rapidamente da un punto all’altro della vasta ambientazione.

Parlando proprio del mondo di gioco, va detto che risulta molto vario in termini di paesaggi e biomi offerti ma niente di quello che vedrete riuscirà a imprimersi nella vostra mente. Rispetto a Wildlands, il gioco risulta molto più difficile, complice anche l’assenza di compagni controllati dall’intelligenza artificiale se deciderete di giocarlo totalmente in single player. Tuttavia, grazie alla possibilità di sbloccare nuove abilità e classi con il progredire delle missioni, finire il gioco da soli non sarà un problema. Quest’ultimo infatti è da ricercarsi, semmai, nella ripetitività che affligge le missioni, che seguono purtroppo sempre lo stesso schema. Altra grande differenza col capitolo precedente risiede nella modalità cooperativa, qui disponibile solamente online. Tramite il matchmaking, potrete infatti scegliere per quale incarico chiedere il supporto di qualche altro giocatore online. Tuttavia, non vi è solo la coop e in Ghost Recon: Breakpoint il team di sviluppo ha inserito anche un paio di modalità multiplayer competitive fino a un massimo di otto giocatori chiamate Eliminazione e Sabotaggio. La prima è un semplice deathmatch a squadre, l’altra invece consiste nel piazzare a turno un esplosivo e difendere la posizione per evitare che la squadra avversaria lo disinneschi.

Oltre a queste novità, è da segnalare anche la presenza di microtransazioni; è possibile infatti acquistare armi ed equipaggiamento nello shop in-game, ma allo stesso tempo potete finire il gioco senza effettuare alcun acquisto. Insomma questo nuovo capitolo della serie vive di luci ed ombre, affossato da diversi glitch e bug che minano in parte l’esperienza di gioco. L’introduzione di meccaniche gdr e survival appena abbozzate, un editor di creazione del personaggio molto limitato, un’interfaccia molto spesso contorta e confusionaria e l’introduzione di dialoghi a scelta multipla che non incidono affatto sul canovaccio narrativo, chiudono il cerchio su un titolo non proprio all’altezza di quelle che erano le intenzioni e ambizioni iniziali del team di sviluppo. In definitiva Ghost Recon: Breakpoint risulta un mezzo passato avanti fatto dal franchise, senza infamia e senza lode.