Quando si mettono le mani su un’amatissima icona con più di cinquant’anni di storia alle spalle fra manga, serie animate e lungometraggi come Lupin III, e la si ripropone in una forma mai vista prima, come il 3DCG, il rischio di fare un pasticcio è decisamente alto. Tuttavia è bene mettere le cose in chiaro fin da subito, il team di Marza Animation, sotto la supervisione del maestro dalla computer grafica Takashi Yamazaki (Doraemon – il Film e Dragon Quest Your Story), ha svolto un lavoro magistrale in questo Lupin III: The First, non snaturando in alcun modo i personaggi nati dalla matita del compianto Monkey Punch.

Questo film è infatti prima di tutto un’ode di profondo rispetto e amore a tutto l’universo creato da Kazuhiko Kato, e strizzando l’occhio sia ai fan più “stagionati” del ladro gentiluomo, ma anche al pubblico più giovane, The First si propone quasi come un ponte generazionale fra chi ha amato e conosciuto Lupin nei decenni passati e chi invece si approccia per la prima volta al personaggio.

L’intreccio

Dove ci sono Lupin e la sua banda, è chiaro che c’è qualcosa di estremamente prezioso da rubare. L’oggetto dei desideri, quasi co-protagonista di tutte le vicende del film, e che spingerà il ladro più famoso del mondo fino a Parigi, è il misterioso diario di Bresson, l’unico oggetto che il leggendario Arsenio Lupin (il primo, grande capostipite) non è mai riuscito a rubare. Lupin tuttavia non è il solo sulle tracce di questo misterioso artefatto protetto da un meccanismo machiavellico, e infatti il nostro eroe in giacca rigorosamente rossa si imbatterà presto in Leatitia, una giovane archeologa in erba che, in qualche modo, è anch’essa legata a doppio filo con la storia del diario.

Senza scendere in ulteriori dettagli sulla trama onde evitare di fare spoiler, basta sapere che i due personaggi si ritroveranno presto a fare i conti con una misteriosa organizzazione, guidata dal crudele Geralt, che ha intenzione di utilizzare il diario per scopi che i nostri eroi non immaginano neanche.

Tecnicamente ineccepibile

Sebbene la trama e l’intreccio non siano nulla di eccessivamente intricato e complesso, rispecchiando i classici canoni delle storie di Lupin, il vero punto forte del film, in grado di lasciare lo spettatore a bocca aperta, è la sua realizzazione tecnica. Ci si può azzardare a dire, senza troppe remore, che questa è artisticamente e tecnicamente la migliore trasposizione in CGI di un’opera animata mai portata sul grande schermo.

Durante tutta la durata del film si ha infatti l’impressione di star vedendo un classico lungometraggio o episodio di Lupin, dove le espressioni facciali dei personaggi, lo stile generale e la direzione artistica sono profondamente intrisi di quella “lupinità” che ha reso così iconico il ladro gentiluomo di Monkey Punch. Lo studio, nel riproporre fedelmente ogni caratteristica dei personaggi della banda di Lupin è stato infatti letteralmente maniacale, e ogni dettaglio grafico è carico di riflessi e ombreggiature che danno agli elementi sullo schermo uno spessore mai visto prima. Le scene migliori del film sono inoltre senza ombra di dubbio quelle più movimentate e di azione, dove Yamazaki ha potuto sfruttare appieno tutte le potenzialità offerte dal 3D, creando coreografie spettacolari e impensabili nell’animazione tradizionale.

A impreziosire l’opera sono anche le classiche e memorabili musiche di Yuji Ohno, riproposte con un mix di jazz, in pieno stile Lupin, ma accompagnate in determinate momenti anche da impronte orchestrali, soprattutto nelle scene clou del film.

Una pellicola imperdibile

Lupin III: The First, verrà distribuito nelle sale italiane da Koch Media il prossimo 27 febbraio, ed è sicuramente un’occasione da non perdere sia che siate fan di lunga data del ladro gentiluomo, sia che vogliate approcciarvi per la prima volta a questa nuova veste del personaggio. L’edizione italiana del film ha inoltre confermato gli iconici doppiatori della serie originale di Lupin III, e ritroviamo dunque Stefano Onofri a prestare la voce a Lupin, Alessandro Maria D’Errico e Antonio Palumbo per Jigen e Goemon, Alessandra Korompay, voce di Fujiko (e non Margot, sia chiaro), e concludendo infine con Rodolfo Bianchi a dare la voce al sempreverde ispettore Zenigata, pronto ad inseguire Lupin anche in capo al mondo, letteralmente.

In conclusione, il film è una vera e propria perla dell’animazione, e sebbene in alcuni aspetti manchi di quegli elementi più “adulti” che hanno caratterizzato alcune serie e film di Lupin nel passato, non snatura in al un modo la sgangherata combriccola creata da Monkey Punch, offrendo un’esperienza memorabile a tutti i tipi di spettatori, dai fan storici del brand alle famiglie con bambini.