La pletora di tie-in tratti da anime e manga è ormai incalcolabile, un vero e proprio marasma di produzioni che, cavalcando l’onda del successo dell’opera originale, puntano a un guadagno, se non facile, perlomeno abbastanza sicuro. Nulla di cui vergognarsi, se non fosse che spesso si tratti di produzioni molto raffazzonate e prive di mordente. Il recente Dragonball Z: Kakarot ne è una prova lampante, ad esempio e nonostante l’ovvio successo di pubblico (e qualche lode di troppo da parte della critica) incarna tutto ciò che un gioco su licenza non dovrebbe essere al giorno d’oggi, adagiandosi pigramente sugli allori di uno dei brand più forti di sempre. È dunque con un certo scetticismo che, il giocatore più smaliziato, si avvicina a produzioni come My Hero One’s Justice 2, secondo capitolo basato sull’ormai celeberrimo My Hero Academia, manga shonen che ha rapidamente conquistato le vette delle classifiche giapponesi e divenendo presto una serie di successo in tutto il globo terracqueo e di cui ho analizzato la versione per PlayStation 4. Insomma, dove si colloca questo ennesimo fighting game su licenza nel panorama video-ludico e come può il secondo genito di Byking Studio fare breccia nel cuore di chi non ha nessuna conoscenza del fumetto di  Kohei Horikoshi?

Risposta breve: non può. Risposta leggermente più articolata: non può, e più probabilmente non gli interessa. Risposta decisamente più articolata: Beh…

Uomini (e donne) in calzamaglia

Facciamo un passo indietro. Horikoshi è un genio, a prescindere da cosa si pensi della propria opera. Non un genio stile Katsuhiro Otomo o Benito Jacovitti, più quel tipo di genio che non solo si trova nel posto giusto al momento giusto, ma ha anche l’idea giusta, il che significa che non deve tutto ad un colpo di fortuna e che, se è arrivato dove è arrivato, qualche merito pure dovrà avercelo. E in effetti lo ha, perché ha preso il trend più forte, assillante e dilagante del momento (i super-eroi) e lo ha declinato nell’ottica del battle manga, creando un prodotto dal potenziale pressoché incalcolabile. È vero, prima di lui è arrivato One-Punch Man, pur considerando però le radici comuni delle due opere è necessario riconoscere al tempo stesso quanto siano diverse e soprattutto quanto la deriva americana sia molto più forte nello stile di My Hero Academia, che ricerca costantemente attraverso stile di inchiostrazione, tipologia di retini e presenza sovrabbondante di onomatopee dallo stile inconfondibile, di essere una lettera d’amore verso il fumetto Marvel e DC.

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Lo so, è un preambolo piuttosto verboso ma al tempo stesso necessario per inquadrare una produzione che ha un carattere ben definito, seppur non visibile a un primo sguardo e cerca in parte di spiegare come sia possibile un successo così trasversale di un’opera che nella sua ossatura, non porta quasi niente di nuovo a conti fatti. Le gesta dei protagonisti, calate nell’ormai classico scenario liceale ma dal contesto super-eroistico accattivante e che può vantare una scrittura funzionale e divertente, riuscendo a caratterizzare in maniera efficace tutto il corposo cast che viene avvolto dai più disparati archetipi e stereotipi del genere. My Hero Academia funziona dunque nella sua semplicità e ha uno stile di disegno lodevole e intrigante, anche se non sempre ispirato. Le pagine, o le puntate, scorrono velocemente e mostrano più di un momento da ricordare, e più di un comprimario da scegliere come beniamino, e ciò non può che essere un bene quando ci si ritrova a dover sviluppare un picchiaduro su licenza. My Hero One’s Justice 2 cerca quindi di prendere gli eroi e i villain più riusciti della serie e confeziona un roster di ben 41 personaggi, accontentando così pressoché qualsiasi fan, che difficilmente trova escluso il suo “super” preferito fra i personaggi selezionabili. In generale, Byking Studio cerca di riversare tutto lo stile e i punti di forza nel suo titolo, cercando senza nasconderlo di accontentare i  fan nella maniera più schietta possibile, riflettendosi dunque in un gioco molto semplice nelle sue basi ma dall’alto tasso di spettacolarità.

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You Say Run

Se ancora qualcuno nutrisse il dubbio, togliamoci il dente: My Hero One’s Justice 2 non incontra il favore degli appassionati di picchiaduro, né probabilmente è mai stata sua intenzione farlo. L’ossatura del gameplay si rivela da subito quasi totalmente priva di tecnicismi e dal telaio che più che semplice bisognerebbe definire semplicistico, ma che può anche essere vista come immediata e costruita per fare da fondamenta a un passatempo disimpegnato e un po’ “caciarone”, che spesso questo genere di prodotti vogliono restituire al giocatore. Di conseguenza disponiamo di un solo tasto per le combo, una manciata di special, un paio di super e due comprimari da usare come assist. Questa meccanica funziona in maniera molto classica, in stile Marvel VS Capcom ma non fornisce la possibilità di far entrare in campo i nostri sidekick per dare il cambio al personaggio principale. Le frecce al nostro arco non di esauriscono qui: chiude il cerchio un sistema di parata, schivata e perfino di Guard Cancel, seppur molto all’acqua di rose, che ci permette di contrattaccare per uscire dalla pressione avversaria e infine alcuni tool per muoverci nell’ambiente 3D di gioco, in delle arene dalla grandezza non troppo generosa ma comunque adatta per gli scontri che imperversano al loro interno. Una delle novità di questo secondo capitolo risiede proprio nell’interazione con il mondo di gioco tramite distruttibilità ambientale e stage basati su più “piani”. Questa novità così importante sulla carta, si rivela bene presto una componente abbastanza marginale e dalla scarsa profondità, seppur apprezzabile in qualche situazione. Gli scontri sono in linea con le altre di produzioni di questo tipo, un po’ confusionari e dalla telecamera incerta, ma non disdegnano di creare interessanti coreografie grazie a personaggi tutto sommato ben caratterizzati. Nonostante una buona cura dei lottatori però, resta un po’ l’amaro in bocca nel constatare quanto avrebbero potuto essere ulteriormente approfonditi. Stagnano insomma in uno strano limbo, da un lato ogni personaggio mostra efficacemente il suo stile di combattimento, anche quello più atipico, senza troppi compromessi ma al contempo risulta tutto molto superficiale e funestato da una legnosità di fondo che il titolo non è riuscito del tutto a scrollarsi di dosso dal suo predecessore. Le collisioni non restituiscono degnamente la sensazione dell’impatto, se non molto raramente, e in linea di massima muoversi, che sia per avvicinarsi all’avversario per entrare in combo o spostarsi liberamente per l’arena, magari per arretrare rispetto all’offensiva nemica, risulta sempre un po’ farraginoso. Il livello di sfida risulta ben costruito, soprattutto nelle modalità al di fuori dello Story Mode, mostrando una buona curva di difficoltà e mettendo alla prova il giocatore, che pur non avendo molti strumenti da sfruttare, deve accantonare quasi sempre la tattica del button mashing e giocare un minimo di strategia per avere la meglio.

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Plus Ultra!

Partendo dal presupposto che My Hero One’s Justice 2 non punti sicuramente a fare del gioco competitivo punto focale della sua esperienza, la presenza di un’offerta single player corposa e soddisfacente non è solo auspicabile ma assolutamente necessaria. Il gioco propone una certa libertà in questo senso, permettendo da subito di affrontare le diverse modalità messe a disposizione, ovvero: Free Battle, Arcade, Training, Network, Mission e Story. Di conseguenza passiamo dalle più semplici opzioni per gli scontri mordi e fuggi al gioco locale o online, finendo sulle tre modalità centrali che sono appunto il vero piatto forte della produzione. La modalità Storia ripercorre la quarta stagione dell’anime, sfruttando come punto di partenza la vittoria di All Might nello scontro con la sua nemesi ma anche la perdita dei suoi poteri da super eroe. Le vicende vengono raccontate tramite frame della serie animata e disposti in una tavola di fumetto, con voice over delle voci originali giapponesi. Gli scontri si pongono fra queste leggerissime scene di intermezzo che definire “cut-scene” risulta praticamente impossibile e ci conducono attraverso tutto l’arco narrativo senza troppa convinzione, si procede per inerzia insomma. Fortunatamente la modalità arcade, seppur molto classica nelle sue basi, si rivela più convincente e funzionale, così come il Mission mode che, sempre fedele ad una certa semplicità ideologica di fondo, dona perlomeno un po’ di varietà in più rispetto al resto dell’offerta. Avviando una partita in questa modalità si crea una piccola squadra, come fosse una vera agenzia di eroi, e si affrontano diversi missioni e avversari, spostandosi su percorsi più o meno intricati a seconda del caso e della difficoltà del nostro compito. Niente di veramente innovativo, ma comunque funzionale.

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Ciò che può spingere all’approfondire le opzioni riservate al single player è la quantità sorprendente di sbloccabili. Immagini, musiche, elementi di caratterizzazione per il nostro profilo giocatore e soprattutto oltre 1700 elementi per personalizzare i personaggi. Uniformi, maschere, occhiali e tantissimi altri oggetti da poter combinare per creare il più stiloso (o kitsch) degli eroi. Non è forse una parte incisiva dell’esperienza di per sé ma può comunque rivelarsi un buon modo per premiare i giocatori e non rendere il tutto semplicemente fine a sé stesso. Un piccolo guizzo insomma, in una produzione non troppo coraggiosa.

Mineta

Man-Ga

A livello tecnico e artistico, My Hero One’s Justice 2 propone dei modelli poligonali più che sufficienti e fedeli alla serie animata, con un set di animazioni non troppo esaltante ma comunque accettabile, e tanti effetti speciali che aggrediscono lo schermo restituendo fedelmente l’atmosfera dell’opera originale. Le arene mostrano il fianco ad una realizzazione frettolosa e svogliata, che penalizza il colpo d’occhio. Buone le mosse speciali, che danno quel tocco di grinta in più di cui la produzione ha necessariamente bisogno per conquistare e coinvolgere i fan, facendo rivivere alcune scene fondamentali dell’anime. Il doppiaggio è ovviamente di alto livello, grazie ai doppiatori originali che tornano a prestare la voce ai propri alter-ego mentre le musiche non sfruttano appieno la qualità apprezzabile nella controparte animata. Purtroppo anche in questo caso, il titolo rimane un po’ incerto e poco convincente.

Deku

One for All // All for One

Come era lecito aspettarsi, My Hero One’s Justice 2 rappresenta un altro tie-in senza troppo mordente e senza la voglia di andare oltre alla sufficienza. Imbrigliato da una mentalità conservatrice e unicamente basata sul fanservice, il titolo è interessante unicamente agli occhi del fan che cerca un passatempo disimpegnato e un po’ sconclusionato. Del resto, a fronte di una semplicità quasi disarmante, il gioco offre un roster più che generoso e potrebbe divertire per qualche pomeriggio in compagnia di amici che condividono la passione verso My Hero Academia, volendo magari ricreare in prima persona alcuni degli scontri più iconici, ma ben presto il fascino della produzione Bandai Namco si esaurisce anche per chi parte con queste premesse. Sicuramente più interessante per i giovanissimi estimatori di Deku e compagni, che trovano un gioco vivace e immediato, che li avvicinerà ancor di più all’affetto verso il brand.