Che bello vedervi tutti festosi o indignati per la Demo di Final Fantasy VII Remake approdata su Playstation 4 e per il gioco in arrivo. Ma uno scempio gravissimo si verificò giorni addietro, tale da condannare un’intera nazione. Addirittura, 468.654 persone sono state interpellate per decretare quale fosse il miglior Final Fantasy di sempre, scegliendo tra tutti gli episodi della saga e spin off.
E in prima posizione troviamo Final Fantasy X. Il simbolo forse della decadenza moderna del Giappone. E del gaming moderno in generale. Quando non si hanno idee, quando tutto fallisce, basta prendere dal mondo degli anime cliché abusati e buttarli nel mezzo ed il mondo risponderà con un fragoroso applauso.
L’abbiamo vissuto con Fire Emblem, risorto dal baratro del fallimento grazie al potere delle waifu. Abbiamo assistito a Monolith Soft adornare le sue importanti disquisizioni filosofiche sui tipi di legami che possono nascere tra le persone e come queste influenzano l’un l’altro di tette. Di tante, fantasmagoriche tette. Ma oggi si fa così, in modo più estroverso, più lampante, più esagerato. Un tempo, lo si faceva con più calma, da farlo passare più in sordina, si camuffava meglio.
Le dure difficoltà di un adolescente con budget limitato
Final Fantasy X fu al centro di una fase molto turbolenta della mia giovinezza. Io ero stato sufficientemente fortunato da avere sia una Playstation 1 che un Nintendo 64. Adoravo i Final Fantasy, ma anche The Legend of Zelda. Ore ed ore a giocarli e rigiocarli. Per la nuova generazione però, dovetti operare una difficile scelta: avrei potuto beneficiare di una sola console. Playstation 2 o Gamecube? Giocare al prossimo Zelda o al prossimo Final Fantasy? Questo pensiero mi tormentò per anni. Scelsi infine per la console della casa di Kyoto, con la quale mi divertii tantissimo furono anni fantastici, ma il dubbio di “avrò fatto la scelta giusta?” mi rimase dietro. Sentivo tutti elogiare Final fantasy X. E sentivo come se mi mancasse qualcosa.
Dopo molti anni, riuscii a buttarmi a capofitto nel backlog della Playstation 2 e Final Fantasy X fu il gioco che recuperai per primo. E piansi. Di gioia. Perché avevo fatto la scelta giusta, tutti quegli anni addietro. Final Fantasy X non mi lasciò nulla. Scorse via, finendo nei meandri più reconditi della mia memoria, insieme all’indifferenziata ed alle date degli avvenimenti storici. Ed a chi lo elogia: avete dei gusti veramente orrendi.
Cambiare le fondamenta di casa non è un lavoro facile
Final Fantasy X fu un gioco estremamente di rottura per la serie. Andò a cambiare tantissimi elementi storici della saga e non ci fu un singolo cambio che apprezzai, davvero troppi erano oggettivamente peggiorativi, senza andare ad aggiungere qualcosa di nuovo all’esperienza. Prendiamo come esempio qualcosa come Ocarina of Time in confronto ad A Link to the Past. Ocarina, se analizzato a fondo, risulta inferiore ad A Link to the Past nella realizzazione di molte delle sue parti, ma è una concessione che lasciamo fare al gioco perché aveva il gravoso compito di dover far funzionare tutto in tre dimensioni per la prima volta.
Square non aveva questo salto da fare, prese elementi che funzionavano e li cambiò a difetto. Da dove iniziare quindi ad elencare tutti i difetti del titolo? Direi da come è stato costruito il mondo di gioco.
I vecchi Final Fantasy presentavano tutti una mappa del mondo esplorabile tra le varie zone principali, siano esse dungeon o città. In un modo o nell’altro, tutti avevano segreti sparsi, la capacità di fare sequenze breaking e di scoprire elementi completamente accessori alla trama principale, semplicemente seguendo il proprio istinto di esplorazione, in misura diversa da capitolo a capitolo. Ma soprattutto vendeva l’idea di mondo di gioco. Final Fantasy X era invece un’enorme sequenza di corridoi. Il giocatore era imbottigliato in una singola strada, senza deviazioni. Il che di per sé non sarebbe neanche stato così male, se questo sistema avesse permesso di sfruttare l’hardware per creare scenari forti, iconici e di alta qualità. Ed invece così non fu. Io di Final Fantasy X non ricordo praticamente nulla visivamente. Non ho un punto di riferimento al quale aggrapparmi, a parte la sequenza iniziale a Zanarkand. Su questo si innesta l’aereonave del gioco. Se prima si poteva osservare la mappa sotto nuovi occhi, scoprire nuovi segreti e dare sfogo ad un nuovo senso di libertà, in Final Fantasy X siamo relegati ad un menu, più comodo per spostarsi da un posto all’altro, ma senza la minima magia. Senza che il giocatore potesse avere un input diretto.
Rimanendo ancora in superficie, è difficile non notare come i personaggi secondari siano estremamente meno dettagliati dei personaggi principali. È prassi comune nel mondo videoludico di creare il cast di protagonisti con una qualità nettamente superiore a quella dei personaggi meno importanti, ma quando il distacco qualitativo è così elevato, a mio avviso rompe l’illusione che abitino tutti nello stesso mondo di gioco.
Kazushige Nojima bevve troppo
Poi iniziamo a guardare a fondo e saltano fuori problemi molto più gravi. Qualcuno di voi è in grado di riassumere senza ridere la storia dietro a Final Fantasy X ed il background di Tidus? Che poi tutte quelle menate a che cavolo servono per la caratterizzazione del personaggio? Tidus è si il pesce fuor d’acqua, nuovo a come funziona tutto il mondo ed ingenuo, ma il suo moto propellente sono i suoi problemi con la figura paterna, entrambi elementi che possono essere esaminati senza bisogno di dover creare delle vaccate così complicate. Va detto che molta parte della sua caratterizzazione a noi crea più perplessità che ai giapponesi, perché il concetto di Pietà filiale è diversa.
Tra l’altro, io giocai a Final Fantasy X dopo Tales of Symphonia. Un gioco che ha l’intera trama di Final Fantasy X applicata a 1/3 dell’avventura. Quindi potete immaginare quanto tematiche molto simili mi abbiano frantumato applicate ad un intero gioco, praticamente necessitando del triplo del tempo per essere risolte senza alcune complessità e finezza aggiuntiva.
Pulirsi con la carta vetrata è più piacevole del cast di Final Fantasy X
Che poi il problema non è mica solo con Tidus. Lui è il ragazzino imbelle che vorresti prendere a pugni ogni volta che apre bocca, diverso dai protagonisti precedenti che erano degli emo emarginati, ma abbiamo scambiato uno stereotipo per un altro. Yuna è la verginella buona e brava zerbino col peso sulle spalle, Wakka è l’energetico SI DAI ANDIAMO GENTE, Lulu è la gnappona “milf” con la scopa nel culo ed un vestito costruito sulla teoria di Theiss, Kimahri è la mascotte furry che non serve a nulla nel gioco, Auron è il guerriero fighissimo silenzioso e potente che tanto piace a tutti in automatico anche se avesse 0 caratterizzazione ed infine, Rikku è la ragazzina sfrangimaroni che PER FAVORE STA ZITTA.
Non ce n’è uno che se ne salva. Le tre presenze femminili vengono dritte dai dating sim, i maschi aderiscono al loro ruolo senza variazioni interessanti e se rimuovessimo alcuni personaggi dal party, la storia proseguirebbe senza il minimo problema, a sottolineare la loro generale inutilità. Alcuni dei loro background sono anche interessanti e danno una sorta di spiegazione di alcuni loro tratti caratteriali, ma nei dialoghi momento per momento, seguono troppo il copione. E quanti dialoghi ci sono nel gioco: cutscene su cutscene, inserite in un gioco lineare, creando un ritmo a dir poco osceno. Ora, siccome il doppiaggio era una novità e diventa centrale nell’esposizione, non si può neanche sfruttare la propria capacità di leggere velocemente per far passare le scene più velocemente. E poi gli antagonisti? Non pervenuti, né come carisma, né come minaccia, né come caratterizzazione.
Quando puoi avere tutto, è come non avere scelta
Ma lo scempio continua. Sono convinto che Square Enix non abbia mai creato sistemi di combattimento davvero interessanti, visto che si basano più sulla possibilità di essere rotti abusando delle meccaniche più che applicare tattiche sensate per superare gli ostacoli, ma con Final Fantasy X raggiungono forse una nuova vetta. Di per sé il combattimento a turni non è male. C’è l’elenco dei turni messo bene in evidenza e questo cambia dinamicamente in base alle azioni intraprese dai personaggi, permettendo in teoria di pianificare le proprie azioni per essere sempre in vantaggio. Peccato che questo viene sfruttato poche volte in modo intelligente dal gioco. I combattimenti generici sono la festa dell’auto attack, i boss della storia sono principalmente dei bruttissimi mostri dimenticabilissimi e quelli tosti sono quasi tutti confinati in un post game comunque fatto di grinding ed abuso di meccaniche. Senza poi parlare della meccanica dell’imboscata da parte dei mostri, che trasformano un combattimento normale e fattibile in “no sei morto perché sei sfigato, ciao e grazie”.
La Sferografia è anche un altro esempio di come il gioco non sia particolarmente equilibrato. L’idea di per sé non è neanche così brutta, ma è eseguita male nell’esecuzione finale. Le evoluzioni dei personaggi si trovano tutte su una singola mappa di talenti, bonus passivi ed abilità. Ogni personaggio ha un suo percorso su questa mappa, che praticamente crea una classe per il personaggio. Al termine del gioco, senza addentrarsi in contenuti extra, ogni personaggio avrà idealmente completato il suo percorso offrendo ognuno un suo apporto tattico alla battaglia. Però c’è la possibilità di sbloccare le parti della mappa chiuse e quindi andare a massimizzare le statistiche di tutti i personaggi. E questo porta ad appiattirli andando a creare il famoso party Tidus – Wakka – Rikku per le loro Overdrive rotte, mentre gli altri personaggi diventano sottodimensionati per affrontare le sfide extra.
Che altro manca? Ah, sì i minigame. Il Blitzball fa schifo, non piace a nessuno, è indifendibile.
Ha quindi tutti gli ingredienti per arrivare primo in una classifica del genere. Tropes più favorevoli ai gusti orientali, tematiche che da loro sono più sentite rispetto alla nostra visione occidentale. Grinding a non finire. Minigiochi spastici. Il piatto perfetto per la mediocrità. Non mi ha offerto personaggi interessanti, dialoghi ben scritti, battaglie epiche o quantomeno interessanti, puzzle che non fossero trinciaballe.
Per vedere il primo final fantasy buono in quella dannata classifica, dobbiamo arrivare al fine del podio, con Final Fantasy VI. Ma il migliore di tutti, per i giapponesi, è solo 11°: Final Fantasy Tactics. L’unica cosa che si salva di tutto Final Fantasy X? To Zanarkand.
Aspetto i forconi.