Quando nel 2015 gli sviluppatori indipendenti di Moon Studios pubblicarono Ori and the Blind Forest su PC ed Xbox One il gioco colpì il pubblico e l’industria fin da subito come un fulmine a ciel sereno. In un mercato spesso e volentieri poco coraggioso Microsoft diede infatti fiducia a questo piccolo team, che riuscì a proporre una vera e propria ode d’amore al genere Metroidvania, che all’epoca conquistò decisamente tutti. A cinque anni di distanza questo sequel arriva dunque carico di aspettative, visti i trascorsi del titolo precedente. Come è ben risaputo tuttavia avere hype non sempre è un bene, perché più alte sono le speranze, più è pesante il tonfo se queste ultime non vengono soddisfatte. È doveroso dunque premettere fin da subito che tutta la fiducia che la community, ma anche che la stessa Microsoft (che non è l’azienda più piccola in circolazione) ha posto nei ragazzi di Moon Studios è stata ampiamente ripagata in questo Ori and the Will of the Wisps, un’opera senza ombra di dubbio poetica e magistrale in ogni suo aspetto, capace di colpire il cuore, e non solo, in questi giorni di triste quarantena forzata.

Una fiaba su schermo

Il prologo di Ori and the Will of the Wisps ci introduce la piccola gufetta Ku, un nuovo personaggio di questo sequel che si va ad aggiungere alla famiglia atipica composta da Ori, Gumo e Naru, e che a causa di un’ala non proprio perfetta non riesce a volare come i suoi simili. Ori tuttavia grazie ad una piuma lasciata in eredità dalla madre di Ku riesce a risolvere il problema, e così i due amici sono in grado di spiccare il primo volo insieme. Una tempesta coglie tuttavia i due esserini alla sprovvista, separandoli. Ori si ritrova dunque a dover cercare la sua amica attraversando l’enorme mondo di gioco e affrontando mille peripezie, per potersi finalmente ricongiungere anche con il resto della famiglia.

La trama proposta dai ragazzi di Moon Studios è semplice come quella di una fiaba, ma proprio come le fiabe si appresta ad avere più livelli di lettura (più o meno maturi), e fidatevi, è in grado di far versare qualche lacrima anche al giocatore più adulto e navigato in determinati punti della narrazione.

In tutto ciò quello che salta più all’occhio in Ori and the Will of the Wisps sono proprio le ambientazioni in cui si svolge la nostra avventura. Rispetto al primo capitolo infatti i biomi sono molto più ampi e vari, e gli scorci che ci vengono offerti in ogni singolo scenario sono memorabili, senza esclusione alcuna. La componente artistica del gioco è infatti una delle colonne portanti di questi titolo, e ogni volta che vi fermate un momento dall’azione frenetica che sa offrire Ori per ammirare ciò che vi si para davanti agli occhi, vi assicuro che rimanete sempre a bocca aperta per i dettagli e la cura maniacale che questo piccolo studio è riuscito a infondere in ogni singolo pixel dell’opera.

Come se tutto ciò non bastasse, Gareth Coker viene riconfermato come compositore della soundtrack del titolo. Ancora una volta le sue musiche sono in grado di toccare l’anima del giocatore, fondendosi alla perfezione con l’estasi visiva offerta dal comparto grafico di Ori, e creando così uno spettro di emotività che è in grado di passare dalla gioia, allo stupore, ma anche alla tristezza più profonda in pochi attimi.

Videogiocare con la V maiuscola

Ori and the Will of the Wisps tuttavia non è un’avventura grafica, né un walking simulator, e accanto dunque ad un comparto visivo e sonoro sublime, è affiancato anche un gameplay estremamente tecnico e più soddisfacente che mai. In pieno stile Metroidvania infatti l’esplorazione delle varie aree che compongono il mondo di gioco va di pari passo con la crescita della abilità del nostro candido protagonista. Se all’inizio siamo dotati di poca vita ed energia, pochi attacchi e poca mobilità, in end game Ori è una vera e propria macchina da guerra, con un arsenale di attacchi ed incantesimi, che uniti a scatti, doppi e tripli salti, planata, e chi più ne ha più ne metta, ci fanno sentire come i padroni di Niwen.

Sia ben chiaro però, che sebbene Ori a prima vista possa sembrare un titolo carino e coccoloso, sa essere anche tremendamente spietato in determinate boss fight o in alcune ostiche sezioni di platforming, in cui viene messa alla prova la stessa pazienza del giocatore, oltre alla sua abilità pad alla mano. Il sistema di salvataggio istantaneo del primo capitolo viene inoltre sostituito in questo sequel con dei più classici checkpoint automatici, che evitano al giocatore di rimanere bloccato in scomode situazioni senza via d’uscita. Anche il sistema di progressione del personaggio è stato rinnovato, e prendendo a piene mani dagli “amuleti” di Hollow Knight, anche qui Ori può equipaggiare un set decisamente vario di questi potenziamenti, lasciando libertà al giocatore di costruire una build adatta al proprio stile di gioco, che sia magari una incentrata sui proiettili, o sulle cure, o sulla resistenza, e così via.

Volendo tirare le somme, Ori and the Will of the Wisps parte dai punti di forza del predecessore ma non vi si ferma, anzi va oltre, ampliando e migliorando in ogni settore l’esperienza offerta all’utente. Attraverso delle soluzioni visive, sonore, narrative e di gameplay magistrali, l’opera dei ragazzi di Moon Studios è capace di toccare qualcosa nel profondo di ogni tipo giocatore, e in questi giorni di preoccupazione ed emergenza, se siete in cerca di qualcosa che possa sia scaldarvi il cuore, ma anche offrirvi un’esperienza di gioco completa ed appagante, allora vi consiglio vivamente di dare una chance a questo candido spiritello, vi assicuro che non ve ne pentirete.