E dopo un annetto di Early Access arriva tra noi, nella sua forma finale, HyperParasite. Il gioco è sviluppato dalla software house italiana Troglobytes Games e forse ve ne ricorderete in quanto ci era stata data la possibilità di realizzare un’intervista ai ragazzi del team di sviluppo, che potete rileggere al seguente link. In questo periodo di tempo il titolo ha ricevuto il plauso del pubblico, raccogliendo una buona serie di recensione positive all’interno della pagina ufficiale su Steam. Analizziamo quindi il titolo proposto e vediamo se riesce a catturarci, un po’ come il parassita da cui prende il nome. La versione testata è quella per Nintendo Switch.
La storia è molto semplice: il mondo è stato invaso da questo strano parassita alieno la cui abilità è quella di possedere i corpi delle persone che incontra. Il suo obiettivo finale? Conquistare il corpo del governatore e sganciare tutte le testate atomiche sul mondo. Come in molti titoli simili, questo elemento non è che un contorno alla solida struttura del gameplay che viene presentata. Parliamo di un rogue-lite che rispetta tutti i canoni tradizionali del genere a cui appartiene. Il permadeath ci tiene per mano lungo tutte le nostre partite, così come accade in titoli come The Binding of Isaac, Enter the Gungeon e similari ma con un twist. La morte e il conseguente avvio di una nuova partita azzera totalmente i nostri progressi, tranne uno, che è l’elemento cardine originale su cui si basa l’intero gioco. Come già detto, il parassita ha l’abilità di possedere i corpi dei nemici, ma non tutti – almeno all’inizio. Per allargare le nostre possibilità vengono in aiuti proprio i cervelli di alcuni malcapitati, il cui trasporto all’interno di una stanza apposita permette di sbloccare la possibilità di prenderne possesso.
A patto di pagare una somma, che aumenta in base al tipo di nemico che intendiamo sbloccare, ognuno dei quali possiede statistiche, attacchi e abilità speciali completamente diversi tra loro, permettendo quindi una pletora di approcci al gameplay ben diversificati tra di loro. Ad esempio, nel primo livello mi sono trovato estremamente bene con il giocatore di basket ma voi potete tranquillamente preferire un altro stile di azione. Quindi sì, in sostanza si utilizzano uno e molteplici personaggi, dato che con la semplice pressione di un tasto possiamo abbandonare il corpo in uso e prenderne un altro. I nemici, se così si possono definire, sbloccati sono quindi il nostro metro di progresso all’interno di HyperParasite, la cui morte non porta alla fine della partita. Per ricominciare è necessario infatti che sia il parassita stesso, fuoriuscito dal suo ospite, a essere colpito ma considerate anche che, a meno che non ci si sia potenziati tramite degli appositi bonus sparsi per i livelli, basta un solo colpo per vedere svaniti i nostri progressi. Questi potenziamenti permettono di aumentare il potere d’attacco o la difesa dei corpi ospiti oppure prolungare la poca vita del parassita.
Le prime partite sono estremamente difficili, sia per la ridotta gamma di personaggi da utilizzare, sia per la difficoltà generale del titolo, tarata su livelli molto alti e che richiede un’ottima dose di riflessi e attenzione costante che, a tratti, mi hanno quasi ricordato la frenesia di un bullet hell mescolato ad un Hotline Miami, senza sfociare mai a quei livelli quasi folli. Il sapiente uso di una veste grafica retrò e fortemente ispirata al gusto futuristico presente negli anni ’80 regala scenari gradevoli da vedere, sia in versione portatile che in dock, anche se peccano leggermente di varietà. È presente un sistema procedurale che modifica gli scenari, ma sembra che a cambiare sia semplicemente la disposizione di una serie di stanze predefinite o il loro orientamento. Nulla di grave o che inficia il gioco, sia chiaro, tanto siete impegnati a tentare di sopravvivere! Ogni tanto è possibile imbattersi in una zona in cui è presente un mini-boss, la cui sconfitta permette chiaramente di ottenerne il cervello e così sbloccare la sua classe, previo un cospicuo pagamento. Considerate anche che è presente un market in ogni livello, all’interno del quale è possibile comprare potenziamenti e altri oggetti utili ma, almeno all’inizio, è sempre meglio spendere denaro per sbloccare quanti più personaggi possibili, in tutto 60. E non mancano di certo i boss, presenti alla fine di ogni livello. A differenza del sopracitato Isaac, in questo caso i nemici che ci troviamo davanti sono fissi, e in questo modo è possibile anche studiarne bene il pattern d’attacco in modo da averne la meglio nel giro di “pochi” tentativi, a seconda del nostro livello di abilità.
Anche l’orecchio viene soddisfatto durante il gioco, grazie ad una colonna sonora in pieno stile retro-futuristico e che dona la giusta carica alle nostre partite. HyperParasite è un gran bel titolo, sicuramente variegato e con una sua componente originale che potrebbe tranquillamente essere presa come ispirazione per altri titoli in futuro. I ragazzi di Troglobytes hanno fatto centro, certo non senza qualche minima sbavatura che potrebbe potenzialmente essere sistemata anche con qualche patch futura.