Per un appassionato del fantasy avventurarsi in un dungeon pieno di mostri e creature pericolose alla ricerca di oro, artefatti o altri tipi di ricchezze è il pane quotidiano. Tuttavia, ci siamo mai fermati a ragionare cosa ne pensano gli occupanti di questi luoghi sotterranei? Magari a loro non fa piacere che un gruppo di umani arrivi, stermini l’intera popolazione e se ne vada con il tesoro accumulato in anni e anni di fatiche. Il publisher Uzuka, Konami e David Stanley si sono uniti per raccontarci una storia vista da un altro punto di vista: quello degli invasi. Scheletri, demoni e altre creature da incubo abbandonano la loro fama di pericolosi mostri e si trasformano in scherzosi e allegri abitanti del sottosuolo, con una civiltà da proteggere e una minaccia da cui difendersi. Dopo la prima versione del gioco, rilasciato nel 2018 per PC e Xbox, siamo ora pronti ad assaporare un’avventura completamente rinnovata e migliorata, che punta a rivoluzionare il genere, almeno per quanto riguarda la narrativa. Skelattack, un dungeon crawler colorato e musicalmente delizioso, sarà presto disponibile su PC (tramite Steam), Xbox One, PlayStation 4 e Nintendo Switch. Senza ulteriori indugi, andiamo a esplorare cos’ha da offrire questo titolo. Oltre che discutibili battute sugli scheletri.

Skelattack
Imber è delicata come sempre.

La non-vita nel sottosuolo

La trama è la prima sorpresa che Skelattack ha da offrire. A primo impatto, ci troviamo di fronte a una storia semplice e scanzonata: uno scheletro smemorato di nome Skully e la sua amica pipistrello Imber devono difendere la loro casa, un dungeon sotterraneo popolato da mostri, dall’invasione di agguerriti guerrieri umani che desiderano appropriarsi della più potente reliquia del sottosuolo. Tra scenari scherzosi, tipiche battaglie fantasy e piccoli dettagli sulla vita di queste creature, scopriamo che in realtà il viaggio dei protagonisti nasconde dei segreti molto profondi, che sotto al velo di banalità rivelano momenti molto coinvolgenti ed emozionanti. Questi sono resi tali anche dalla colonna sonora di qualità eccezionale, dai dialoghi ben costruiti che trasmettono pienamente il carattere dei personaggi e soprattutto dal ritmo incalzante che non lascia mai troppo o poco spazio tra un evento e l’altro, accelerando nei punti importanti e rallentando quanto è il gameplay a prendere la parola. Nel complesso sono necessarie 7/8 ore per raggiungere il finale, senza però contare le zone extra, i collezionabili e tutti i minuti buttati a causa del salto automatico (su questo ci arriviamo presto). Skully e Imber sono eccellenti protagonisti e il loro carisma non può che deliziare chi è alla ricerca di storie semplici caratterizzate da personaggi buffi e qualche momento epico che ben si incastra nel puzzle.

Skelattack
I dettagli si notano anche nello sfondo.

Parola chiave: differenziazione

Parlando di gameplay, l’associazione alla categoria dei dungeon crawler non è del tutto perfetta: Skelattack è nel suo cuore un metroidvania e condivide molti elementi con Hollow Knight e giochi simili. Esplorazione orizzontale basata su salti e piattaforme semoventi, abilità che si sbloccano con l’avanzamento, boss fight uniche e mappe articolate sono pienamente parte del suo design. Ciò che più stupisce e mette in risalto quest’opera rispetto ai suoi cugini è sicuramente la differenziazione di ogni ambientazione, che introduce quasi sempre un elemento innovativo e raramente visto nei suoi simili. Ogni cambio di mappa ci porta a studiare nuovamente le meccaniche di gioco, spingendoci a tentare approcci nuovi o scoprire utilizzi differenti per le nostre abilità. Dove Skully non può arrivare, inoltre, il suo posto da protagonista viene assegnato a Imber e ci vengono offerte delle sezioni uniche, in cui spicchiamo il volo e ci cimentiamo in piccoli puzzle aerei con tanto di combattimenti e manovre complesse. Questa profonda e continua differenziazione nella struttura di gioco è ciò che rende l’avventura veramente divertente, stimolante e continuamente nuova, con poche probabilità di annoiare. Il livello di difficoltà è anch’esso ben studiato e si nota soprattutto nei boss, pochi ma perfetti per mettere alla prova le nostre capacità di osservazione e apprendimento dei nemici. Un po’ deludenti sono però i nemici normali di Skelattack, che vengono molto spesso riutilizzati spudoratamente e possiedono una singola mossa d’attacco, talvolta facilissima da leggere e altre volte tremendamente fastidiosa. Si finisce così con l’arrivare velocemente a non temere questi avversari e prendersi in faccia il danno pur di levarseli dai piedi, anche perché impiegano parecchio a tornare. Questo sarebbe essenzialmente il metodo ideale per affrontare ogni pericolo, se non per una clausola che va a rovinare tutto: l’economia.

Il lavoro di squadra permette di superare ogni ostacolo.

Ossa bucate

Il sistema “monetario” di Skelattack è uno dei suoi due fastidiosissimi difetti. Prendendo a piene mani dalla popolarità dei Souls, anche qui corriamo il rischio di perdere a ogni morte una parte delle poche gemme che guadagniamo, se non siamo in grado di recuperarle. Se questo però funziona bene in un action 3D, qui finisce spesso nel più completo disastro. Cadere in un burrone fa sì che il nostro malloppo rimanga incastrato in fondo, impossibile da recuperare senza una seconda morte (e un’ennesima perdita). Altre volte esso rimane incastrato in luoghi irraggiungibili o, ancora peggio, svanisce nel nulla senza motivo – ad esempio nelle boss fight, dove ogni sconfitta equivale alla perenne sparizione di parte dei nostri averi. Il sistema è già estremamente punitivo di base: uniamo questo all’elevato costo dei potenziamenti e all’impossibilità di “farmare” i nemici e abbiamo un elemento di gioco che causa continuamente la nostra piena frustrazione. Tutto peggiora quando entra in campo il secondo difetto, ovvero i comandi automatici. Quando ci troviamo in prossimità di un muro, infatti, basta un piccolo movimento della levetta per far rimbalzare Skully nella direzione opposta. Questo elemento, a meno che non siamo sufficientemente competenti e delicati, rende spesso incontrollabile il personaggio e lo porta a schiantarsi su spine e ostacoli, con conseguente perdita di gemme. Nel caso ve lo steste chiedendo, non si può disattivare l’opzione. Il salto automatico causa più morti accidentali di quanto si possa immaginare all’inizio e ben poco possiamo fare per preservare le nostre finanze, se non investire tutto non appena raggiungiamo la quota per un acquisto. Fortunatamente, gli upgrade non sono essenziali al completamento del gioco, ma qualche piccolo aiuto verso il giocatore avrebbe reso il sistema molto meno fastidioso.

Ebbene sì, c’è anche la lore.

Concerti dal morto

Dove però questa coppia di difetti causa rabbia o insoddisfazione, alla colonna sonora servono solamente pochi secondi per farci tornare il buonumore. La musica di Skelattack è l’apice della composizione artistica del gioco, in grado di donare vitalità e spessore al mondo, ai personaggi, alle battaglie e alle ambientazioni. Con uno stile che ricorda da vicino le melodie di Toby Fox per il leggendario Undertale, è impossibile non ritrovarsi a canticchiare durante l’avventura. Oltre a ritmi che incarnano perfettamente il concetto di “musica da scheletro” (sto guardando te, Bonetrousle), passiamo da canzoni allegre e spensierate a battiti incalzanti che ci guidano attraverso sezioni di gioco frenetiche. Ogni nota è azzeccata e ciascun luogo ha il suo tono personale, con una sorpresa dietro ogni angolo per chi sa apprezzare una buona colonna sonora. Anche il sound design riesce a tenersi in pari con questo livello di qualità, nonostante si senta un po’ la mancanza del doppiaggio dei personaggi – non per forza verbale, anche solamente un suono. Al di là di questo, possiamo affermare con certezza di essere di fronte a una composizione d’autore, che ha saputo imprimere forza e vita alla sua creazione con il giusto accompagnamento. Vanno fatti anche i complimenti alla grafica, che ha ricevuto un notevole miglioramento rispetto al passato. In contrasto con il look arcade e pixelloso delle prime versioni, questa nuova release possiede un livello di dettaglio notevole e un’ottima differenziazione di colori e stili tra un ambiente e l’altro. Giusto per ricordarci che, ogni tanto, la purezza del disegno riesce anche a surclassare il fotorealismo.

Giusto così.

E perirono tutti felici e contenti

In conclusione, Skelattack è un piccolo titolo con un grande cuore e tante emozioni da regalare ai giocatori. Semplice e accessibile, è comunque in grado di offrire una degna sfida anche ai più esperti e farli innamorare con le note dell’eccellente colonna sonora che lo contraddistingue. Da premiare la differenziazione nel gameplay e nelle ambientazioni, un po’ meno meritevole invece il sistema di economy fin troppo punitivo e l’assenza di un modo per disattivare il salto automatico. Cominciato come un piccolo twist nella formula del dungeon crawler, l’opera ha compiuto passi da gigante e ora si avvicina a eguagliare i grandi classici del genere metroidvania, almeno nello stile e nella potenza musicale. Nel caso siate in dubbio, date una chance a questo gioco, perché merita. La prossima volta che vi avventurate in un dungeon alla ricerca di tesori, ricordatevi: potrebbe esserci uno Skully a ostacolarvi. E lui, signori, è un osso duro.