Nel contesto videoludico, il genere della commedia è sicuramente uno di quelli meno diffusi. Non solo perché l’estro comico risulta purtroppo ancora fortemente sottovalutato ma anche, e forse soprattutto, perché nasconde un grado di complessità difficilissimo da padroneggiare e rendere accattivante. Riuscire poi a creare un contesto di comicità che possa comunicare trasversalmente al pubblico e al tempo stesso durare nel tempo risulta quasi impossibile. Neighbours Back From Hell affronta(va) la sfida con il sotto-genere slapstick, basandosi dunque su gag incentrate sulla fisicità e l’immediatezza senza dover ricorrere ad alcun tipo di linguaggio. Il taglio era – ed è – poi dalle tonalità grevi e grottesche, sia per quanto riguarda il carattere artistico sia per quello contenutistico. Purtroppo, prendere in mano un titolo del genere oggi, seppur tirato a lucido, risulta abbastanza desolante.

Found Footage

L’incipit di Neighbours Back From Hell risulta abbastanza elementare. Vessato dalle continue angherie dei suoi vicini, la famiglia Rottweiler, il nostro protagonista Woody decide di vendicarsi in grande stile, contattando uno studio televisivo e mettendo in piedi uno show ai danni del signor Rottweiller, cercando di rendergli la vita impossibile tramite una sequela di scherzi sempre più crudeli, il tutto davanti al vigile occhio delle telecamere. In sostanza si tratta di un puzzle game stealth in cui è necessario infiltrarsi nella casa del nostro obiettivo e sgattaiolare di stanza in stanza evitando di venir colti in fragrante mentre, interagendo con oggetti ed elementi di gioco, mettiamo a punto i nostri diabolici scherzi. Il gioco viene suddiviso in cinque stagioni, per un totale di 25 livelli differenti da affrontare, di difficoltà sempre più crescente e con dozzine di trabocchetti da elaborare per distruggere l’esistenza del nostro vicino. A differenza del titolo del 2013 però, non sarà necessario fiaccare lo spirito di Rottweiller tempestandolo di scherzi e portare la sua pazienza oltre la soglia di ebollizione per superare il livello ma sarà sufficiente completarne il numero minimo richiesto dal quadro corrente.

Neighbours back From Hell

Questa soluzione abbassa notevolmente il grado di sfida, rendendo superfluo studiare i pattern di movimento del nemico per creare un percorso distruttivo di “trappole” per ottenere un punteggio più alto e far accumulare la rabbia di Rottweiler (costantemente visibile tramite un indicatore posto a sinistra dello schermo) e basta dunque concentrarsi sul nuovo sistema di Medaglie che ci premia per ogni singolo colpo inferto all’avversario. Il gioco scorre dunque abbastanza piatto e nonostante si possano creare un buon numero di situazioni e il gioco si presenti una nutrita schiera di oggetti e situazioni con cui interfacciarsi, dopo qualche minuto è facile avvertire un forte senso di ripetitività. Diversi scherzi restano disponibili nel corso di ogni set di livelli inoltre e dunque, qualora qualcosa sfuggisse al giocatore, basta ripeterne un paio di già collaudati per proseguire senza troppi intoppi e senza spremere le meningi, e questo toglie l’unico vero punto di forza della produzione in termini di giocabilità, sfortunatamente. Con l’incedere dell’avventura si scoprono nuovi panorami al di là della casa di Rottweiller e si inserisce la despotica madre come ulteriore elemento di disturbo. Ciò offre effettivamente un po’ di freschezza e spezza favorevolmente il ritmo, ma non risulta abbastanza intrigante da tenere alta l’attenzione del giocatore. Ma il problema di Neighbours Back From Hell è probabilmente di fondo, il sapore è quello di un gioco di diciassette anni fa che non riesce a scampare al peso del tempo, e che in nome dell’accessibilità inoltre, sacrifica i suoi punti di forza. Puzzle elementari e banali innesti stealth, macchiati da un bassissimo livello di sfida, compongono una struttura ludica pallida e priva di mordente.

Neighbours back From Hell

“Sono morti che ridono!”

Qui forse si entra in un campo un po’ personale, perché la comicità può toccare tante corde e in tanti modi e ognuno può essere sensibile in maniera differente a questo linguaggio eppure, oggi, Neighbors Brack From Hell non risulta minimamente divertente neanche agli occhi di un adulto che fa tutto per evitare di sentirsi tale. Il genere prankster può risultare molto divertente e per chi è nato a cavallo degli anni ’80 e ’90 Jackass è stato sicuramente un grande compagno dell’adolescenza e non, ma il titolo di Farbworks, nonostante la spolverata messa in atto da THQ Nordic, risulta ancor più puerile e triviale delle scorribande di Steve-O e soci, risultando oggi molto indigesto. Di conseguenza, a meno che la comicità che si gradisce sia ferma alla quarta elementare e si trovino ancora spassosi alcuni cliché come dita pinzate da trappole per topi, lassativi somministrati con l’inganno e persone che scivolano sulle saponette, difficilmente Neighbours Back From Hell riuscirà a strapparvi qualche risata. Il segno del tempo si fa sentire ancora con più forza nella forma dunque che nel contenuto, anche a causa di uno stile artistico abbastanza spoglio e indigesto, sì disturbante al tempo giusto da essere coerente con la produzione ma fin troppo banale per risultare in alcuna maniera interessante. Tecnicamente questa remaster si presenta però abbastanza bene se vista strettamente nell’ottica del rimettere a nuovo un titolo di diciassette anni addietro portandolo in alta definizione. Non si compromette l’aspetto originale e al tempo stesso vengono innestate nuove animazioni e migliorate quelle già presenti, sebbene il titolo tecnicamente non riesca a non risultare comunque stantio.

Neighbours Back from Hell – Games Asylum

Punchline

Per chiunque sia stato fan durante la sua infanzia (o nei primi passi dell’adolescenza) di Neighbours From Hell, questa rimasterizzazione potrebbe risultare più che allettante. Nonostante l’assenza di una manciata di livelli, fra cui quelli tutorial, e il nuovo sistema di progressione che compromette buona parte dell’esperienza, Nieghbours Back From Hell riesce a riproporre e rendere quantomeno giocabile un gioco che ha quasi due decadi sul groppone. Avvicinarsi oggi al gioco di Farbworks però risulta estemamente difficile per chiunque altro. Tremendo artisticamente, spiazzante sul fronte della comicità e privo di un vero carattere ludico, ci troviamo di fronte a un’operazione nostalgia di cui probabilmente non si sentiva il bisogno.