Negli ultimi anni, Netflix ha fatto del suo meglio per concretizzare il luogo comune de “tutte le produzioni di Netflix fanno schifo” puntando il dito verso prodotti come 13, Iron Fist e Daybreak. Tuttavia ogni tanto, anche dal carbone più nero può uscire una piccola perla e Over the Moon è proprio quel genere di diamantino che illumina la stagione autunnale del cinema d’animazione.

Prodotta dal colosso dello streaming assieme alla casa d’animazione cinese Pearl Studio, Over the Moon cerca di raccontare – attraverso un’avventura musical sulla stessa onda dei classici Disney – il dolore ed il superamento del lutto familiare, andando a riproporre e rimodernizzare il mito di Chang’e, la dea cinese della Luna. E con questi presupposti, direi che è arrivato il momento di analizzare l’ultimo lavoro di Glen Keane (Pocahontas, Tarzan, Il pianeta del tesoro) e scoprire se Over the Moon ha le fondamenta per un eventuale candidatura a miglior film d’animazione del 2020.

La magia della luna

La nostra storia inizia in una cittadina non proprio specifica della Cina e che incorpora il modello tipico dei piccoli peasini rurali: tante case ed attività vicine tra loro, tutti che conoscono tutti, i binari del treno all’orizzonte e una grande pagoda in grado di toccare il cielo. E all’interno di questa singolare cittadina, una ragazzina di nome Fei Fei inizia a familiarizzare con le usanze e le tradizioni della propria famiglia, sotto la guida della madre. Tra queste, la ragazzina sembra essere molto interessata al mito dietro a Chang’e e del suo amato Houyi. Secondo la leggenda, la dea avrebbe abbandonato il suo partner dopo aver ingerito delle pillole speciali in grado di donare l’immortalità, abbandonando il pianeta terra, condannandola ad un eterna attesa per il suo grande amore.

Over the Moon Netflix Recensione Animazione Fei Fei

Questa visione dell’amore eterno e ultraterreno creatosi nella mente di Fei Fei, vengono messe in discussione in quelli che per noi sono pochi istanti, ma che equivalgono ad anni e anni di discesa ed infelicità. Fei Fei non perde solo la madre per colpa della malattia, ma anche la rappresentazione visiva dell’eterno amore per colpa dell’imminente matrimonio del padre, che dopo 4 anni è pronto a ricominciare. Dopo il trauma della perdita, arriva la negazione alle novità della giovane, che rifiuta categoricamente l’arrivo della donna, cercando di marchiare il proprio territorio. Quando si rende conto che nessuno nella sua famiglia crede ancora nella leggenda di Chang’e, Fei Fei fa la sua scelta: partire per la luna alla ricerca della prova inconfutabile dell’esistenza della dea. Attraverso il suo intelletto, la sua tenacia e tanto olio di gomito Fei Fei riesce ad arrivare sulla luna e a incontrare il suo mito. L’arrivo nella città di Lunaria dà vita ad un’avventura extraordinaria.

Sebbene l’incipit, alcuni personaggi di supporto e le tematiche affrontate possano suscitare nello spettatore un retrogusto di già visto – ricordando per esempio il film Coco della Pixar – in Over the Moon la sceneggiatura di Audrey Wells cerca in tutti i modi di evitare distinzioni tra persone buone e persone cattive, nero o bianco, offrendo invece un’introspezione dei personaggi principali, con un particolare focus su Fei Fei e Chang’e, due facce della stessa medaglia. Nel corso della pellicola infatti, le paure ed i difetti delle due vengono messe alla berlina, esposte all’occhio ed il giudizio dello spettatore.

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Anche il design delle due è influenzato da questa scelta, e se da una parte la ragazzina si presenta con abiti ed un taglio di capelli che fungono da specchio per la sua incertezza e depressione, la dea della luna mette in mostra abiti sfarzosi, colorati e diversi stili, che fungono non solo da metafora della sua imprevidibilità ma anche come maschera in grado di nascondere il dolore che prova per la perdita del suo amato Houyi.

Musica Maestro

Come detto all’inizio di questa recensione, stiamo parlando di un musical in chiave moderna. E che musical sarebbe senza una colonna sonora? Sebbene le 8 canzoni all’interno della pellicola possano far storcere il naso ai fan del musical di broadway senza sosta, Over the Moon recupera questo apparente difetto con la varietà. Come nel ping pong, la musica continua a viaggiare da una parte all’altra del ritmometro. Se con alcune canzoni il film cerca di far proprio il classico stile di stampo “Disneyano”, calmo e fiabesco; con altre lo spettatore viene riportato nel presente con brani ispirati alle correnti pop degli ultimi anni. E se dovessi consigliare a qualcuno l’ascolto di due brani provenienti dal film, la mia scelta cadrebbe su Rocket to the Moon e Ultraluminary, due esempi perfetti del concetto riportato in precedenza.

Over the Moon Netflix Recensione Animazione Fei Fei

In definitiva, Over the Moon è un film emozionante, divertente da guardare ed una grande riconferma per Netflix e la qualità dei suoi prodotti d’animazione. Se volessi essere pignolo, una piccola nota di demerito va data al finale, innescato da deus ex-machina fin troppo assurdo, anche per un prodotto del genere. Ovviamente, è consigliata la visione in lingua originale con sottotitoli in inglese. Il doppiaggio italiano è buono, ma tende a prendersi un po’ troppe libertà nel suo adattamento.