El Cid è una nuova serie spagnola prodotta e distribuita da Amazon Prime, in arrivo su Prime Video il 18 dicembre. Lo show narra la storia romanzata di Rodrigo Diaz de Vivar, noto combattente e condottiero spagnolo (tecnicamente castigliano), figura quasi mitologica e consacrato alla storia col celebre epiteto di El Cid Campeador, perché oltre ad essere nominato cavaliere e conte menava fortissimo. Il title character è interpretato da Jaime Lorente López, già famoso per il suo ruolo in La casa di carta.

L’inizio della serie è un po’ caotico, con un flash forward di una delle prime battaglie di Rodrigo seguito da un flashback in cui vediamo Rodrigo dodicenne che piange il padre appena morto, prima di venire portato dal nonno (Juan Fernández) a León, per servire alla corte di re Ferdinando I (José Luis García-Pérez). Cresciuto lo ritroviamo al fianco di Sancho (Francisco Ortiz), figlio maggiore del re e un altro con una gran voglia di menare le mani, in particolare ma non esclusivamente coi mori. La vita di Rodrigo, Ruy per gli amici, sembra monotona: allenamenti, bagni annuali e la rivalità con Orduño (Pablo Álvarez ), paggio inetto figlio del conte di Léon (Carlos Bardem). Vengono introdotti anche gli altri quattro figli del re (due maschi e due femmine), la regina consorte Sancha I (Elia Galera), oltre che vari amici e “colleghi” di Ruy. La carrettata di personaggi presente fin dal primo episodio è solo uno dei tanti modi in cui questa serie cerca di assomigliare a Game of Thrones, tra gli altri spicca anche un flirt abbastanza esplicito da parte degli sceneggiatori con violenze sessuali e incesti, ma che non sembra mai arrivare a piena conclusione.

In poco tempo la vita monotona di Ruy cambia, quando rimane coinvolto suo malgrado in un complotto per detronizzare Ferdinando. Rordigo è fedele al re, ma esita nel denunciare la cospirazione perché tra i suoi ranghi si cela anche il nonno, temendo per la vita del suo parente. Anche il piano di Ruy di fare una soffiata al re per metterlo in guardia senza fare nomi viene giustamente deriso dall’amico a cui l’ha confidato, che gli fa notare la velocità con cui il re lo potrebbe spellarlo vivo per farsi dire chi sono i cospiratori. Nel frattempo giunge in visita Ramiro, Re dell’Aragona e fratellastro di Ferdinando. I due hanno un rapporto amore-odio, nel senso che amano odiarsi. Del resto Ferdinando ha già combattuto una guerra fratricida con l’altro fratello maggiore Garcia, conclusasi con la morte sul campo di Garcia, coincidentalmente, per mano del padre di Rodrigo.

Insomma la percezione generale guardando El Cid è un po’ quella di studiare di nuovo storia medioevale alle superiori, coi vari regnanti che mandano i rispettivi sudditi al macello per guadagnare pezzi di terra. Il contesto storico rimane affascinante ed è molto tangibile nella serie, anche perché in larga parte girata nei territori in questione. Anche i costumi sono apprezzabili, e per quanto non sia in grado di dare un giudizio sulla fedeltà al contesto storico devo dire che risultano comunque convincenti e credibili, senza invocare mai la spiacevolissima sensazione da cosplay amatoriale (coff TheWitcher coff).

La sceneggiatura ha il vantaggio di rifarsi a dinamiche territoriali e dinastiche realmente avvenute, molto complesse e in grado di fare le scarpe al già citato GoT, con il focus che è parzialmente incentrato su Ruy e gli aspetti più mitologici del suo personaggio. Per la maggior parte si tratta di un’opera corale e in cui quasi tutti i partecipanti hanno un loro spazio, anche se non sempre le rispettive trame sembrano intrecciarsi in modo logico o narrativamente coeso, difetto che purtroppo sembra accomunare diverse produzioni medievaleggianti. Gli aspetti tecnici sono di buon livello, regia e fotografia fanno il loro lavoro ma si notano un po’ troppo in varie occasioni, e il mixing dell’audio nelle scene più concitate poteva essere gestito meglio. Anche il doppiaggio in alcune battaglie sembra non esattamente ideale, ma non posso dirlo con certezza avendo visto la serie in spagnolo sottotitolata in inglese.

Uno dei punti di forza della serie è senz’altro la qualità del cast, gli attori sono veramente convincenti, anche nei momenti che più si presterebbero al cringe rimangono sempre ottimi e le loro performance coinvolgenti. E qui non c’è nemmeno Kit Harington ad abbassare la media. Purtroppo non è tutto rose e fiori, e la parte action dello show risulta invece abbastanza sottotono. Le coreografie non sono molto ispirate, non brutte ma nemmeno eccitanti, e il montaggio cerca goffamente di mascherare quelli che sono gli evidenti limiti del budget. Nonostante questo la battaglia principale dello show ha alcune scene salienti gradevoli, o che almeno lo sarebbero se non ci fosse un abuso della slow motiondamn you Snyder – e alcune stunt in cgi non necessarie che finiscono per togliere credibilità al tutto.

Insomma non brutte quanto certi esempi recenti – vero The Witcher? – ma nemmeno esaltanti. Le comparse non sono poche e non hanno paura di rotolarsi nel fango. E anche se non c’è un campo lunghissimo neanche a pagarlo durante le battaglie, non sembra nemmeno di guardare la registrazione di una sessione di un live action rpg.

La scrittura di El Cid non è malvagia, si prende delle libertà col materiale di partenza ma senza sconvolgerlo completamente, e i dialoghi sono per lo più gradevoli. I personaggi agiscono in modo logico e razionale, invece di muoversi come pedine impazzite su un tabellone il cui unico scopo è mandare avanti la trama a calci. La prima stagione è composta solo da 5 episodi della durata di un’ora circa, abbastanza scorrevoli e che non fanno altro che introdurre lo scheletro della serie che documenta gli anni migliori del Cid. Anche se Rodrigo si è già guadagnato il soprannome “campeador”, dal latino campi doctor: professore di manate sul viso. Tutto sommato un incipit godibile e un’alternativa valida al fantasy tipico delle produzioni americane o comunque anglofone, con una recitazione di altissimo profilo e possibili spunti interessanti per il futuro.