Dopo Assassin’s Creed Valhalla e Watch Dogs Legion Ubisoft chiude le proprie uscite di questo strano 2020 con il suo terzo open world nel giro di poche settimane, Immortals Fenyx Rising. A differenza dei primi due tuttavia, il publisher francese sperimenta con Fenyx una nuova IP, che anche se a primo acchito potrebbe sembrare una semplice reinterpretazione di titoli passati (Zelda Breath of the Wild in primis), dimostra in realtà di possedere un’anima e uno stile tutti suoi, in grado di riformulare e rendere più giocosa che mai l’ormai rodata formula dell’open world che tanto ha spopolato nell’appena terminata ottava generazione di console.
Con Immortals Fenyx Rising Ubisoft infatti si discosta sensibilmente dalle sconfinate mappe spesso semi-vuote e dispersive presenti nella corrente mainstream degli open world Tripla A, proponendo una formula decisamente più concentrata e densa, grazie anche alle dimensioni più ridotte del mondo di gioco. Questo tuttavia non significa che nell’avventura mitologica di Fenyx ci sia poco da fare, anzi (ed in questo il titolo riprende una delle caratteristiche migliori del sopracitato Zelda) ogni angolo della mappa di gioco ha un senso, con qualche attività nelle vicinanze, un forziere nascosto o un enigma da risolvere per trovare un segreto.
Un’avventura degna dei poemi omerici
L’universo creato da Ubisoft per Immortals Fenyx Rising si ispira liberamente ai racconti dell’epica e della mitologia greca, raccontando tuttavia le vicende dei vari personaggi, anche quelle più tragiche, con un costante spirito di autoironia. Nel farlo i miti non vengono mai davvero ridicolizzati e anzi la scrittura dei personaggi e della trama affidata a Jeffrey Yohalem (Far Cry 3, Child of Light) dimostra il profondo studio e rispetto della mitologia che c’è stato dietro la realizzazione del videogioco. Dopo un breve prologo in cui ci viene data la possibilità di personalizzare l’aspetto esteriore di Fenyx, il giocatore viene catapultato fin da subito nell’open world rappresentato dall’Isola d’Oro, suddivisa in sette regioni, ognuna ispirata ad una divinità del pantheon ellenico. I due narratori fuori campo delle vicende di Fenyx sono Zeus e Prometeo, che in netto contrasto fra loro, sono pronti a commentare e a battibeccare in maniera scanzonata su ogni azione e dialogo che la nostra eroina (o eroe) compie durante la nostra epica missione nello sconfiggere Tifone. Il brutale Titano è riuscito infatti a liberarsi dalla montagna in cui era stato imprigionato dal padre di tutti gli dei e, assetato di vendetta nei confronti dell’Olimpo, ha sottratto le essenze (e dunque i poteri) degli abitanti del sacro Monte, portando caos e distruzione sull’isola. In un’avventura degna dei poemi omerici, il nostro compito è dunque quello di sconfiggere il potente Titano, non prima però di aver ottenuto le benedizioni di quanti più dei possibili, restituendo a questi ultimi i loro corpi originali.
Il fulcro della scrittura di Immortals Fenyx sta dunque proprio nel bilanciamento fra serietà e humor, portato avanti in tutta la narrazione. Sebbene infatti nei primi minuti di gioco la costante presenza di battute (talvolta anche leggermente cringe) possa leggermente disorientare il giocatore più adulto, una volta entrati nel mood un po’ “alla Dreamworks” che Ubisoft Quebec vuole trasmettere, le costanti interruzioni di Zeus e Prometeo durante l’esplorazione si rivelano essere delle vere e proprie chicche sui racconti dell’epica greca.
Gameplay divertente in ogni suo aspetto
Non esagero nel dire che la vera protagonista di Immortals Fenyx Rising non è la nostra eroina, ma la splendida mappa dell’Isola d’Oro stessa. Il mondo di gioco infatti è estremamente denso di punti d’interesse e divertirsi a trovare quanti più segreti e premi possibili diventa esso stesso un gioco all’interno del gioco. Immortals Fenyx non punta assolutamente ad una rappresentazione storico/realistica come quella di Assassin’s Creed e dunque tutti gli elementi del gameplay, dai movimenti del personaggio fino al combat system, sono interpretati in maniera estremamente giocosa e di rapida intuizione, ma non per questo meno risultano meno divertenti. L’Isola d’Oro non è certamente Hyrule, e sebbene alcuni meccanismi familiari a chi ha giocato l’ultimo capitolo principale di Zelda, come la stamina mentre ci si arrampica o si plana, vengano ripresi dall’opera di Ubisoft, le diverse sfide e attività opzionali, come le prove Mosaico o le sfide con l’arco di Odisseo, rappresentano dei veri e propri minigiochi originali che forniscono ricompense uniche e soddisfacenti per il loro completamento. Anche le Cripte del Tartaro, da alcuni additati come mere copie dei Sacrari di Zelda, forniscono enigmi ambientali talvolta genuinamente impegnativi. Il motore fisico così approfondito in Breath of the Wild inoltre qui non è presente e dunque le sfide nelle Cripte si rivelano spesso essere in realtà molto più incentrate sulla bravura nel platforming o comunque in prove decisamente più arcade rispetto a meccaniche già viste in passato.
Non si può dunque assolutamente parlare di plagiarismo da parte di Ubisoft Quebec in questi frangenti, perché nonostante lo studio abbia tratto ispirazione da quelle che sono meccaniche già viste in passato, ha anche saputo accortamente reinterpretare e fare proprie queste ultime, creando un mix tutto nuovo e mai banale, capace di sorprendere in maniera assolutamente genuina sia i giocatori più nuovi come anche quelli più rodati. Ultima chicca di necessaria menzione per le Cripte del Tartaro è quella dei forzieri nascosti in queste ultime. In ognuno di questi piccoli dungeon è infatti celato un premio extra, generalmente rappresentato da un equipaggiamento speciale, oltre all’enigma principale per risolvere la Cripta. Così facendo dunque Immortals Fenyx stimola l’utente nel pensare costantemente anche “fuori dagli schemi” dell’indovinello proposto, in modo da poter accedere ad una ricompensa garantita solo ai giocatori più attenti.
Il sistema di combattimento di Immortals Fenyx Rising rispecchia coerentemente tutto quello che si propone di essere l’opera di Ubisoft, divertimento genuino senza troppe pretese.Fenyx dispone infatti di tutti i classici elementi dell’action in terza persona: attacchi leggeri, pesanti, schivate, parate ed abilità varie ed eventuali. Tuttavia, per quanto il titolo voglia e riesca ad essere semplicistico nelle sue meccaniche di base, gli incontri con i nemici non risultano mai del tutto banali. Soprattutto infatti quando veniamo accerchiati da nemici di diverso tipo che attaccano tutti insieme, sta all’abilità del giocatore scegliere quale bersaglio eliminare per primo e con quali mosse, quale attacco parare, quale invece schivare, e così via. Immortals Fenyx di certo non è un titolo fatto per avere un elevato stadio di complessità, tuttavia l’esistenza di molteplici livelli di difficoltà, modificabili in ogni momento dal menu di pausa, che applicano restrizioni anche ad esempio alla rigenerazione della salute oltre a rendere i nemici più pericolosi, possono decisamente alzare il grado della sfida per i giocatori più hardcore.
La componente ruolistica di potenziamento del personaggio purché presente, non richiede in alcun modo farming estremo di alcun tipo. Ciò è valido anche per quanto riguarda gli equipaggiamenti, estremamente bilanciati nella meccanica di potenziamento. A differenza di altri titoli dello stesso genere infatti in Immortals Fenyx Rising non è possibile potenziare la singola spada o armatura, ma solamente la categoria in questione. Così facendo, le statistiche di base sono uguali per tutte quante le armi e le protezioni, ma tuttavia ogni equipaggiamento possiede una passiva specifica: come ad esempio più danni nelle combo aree, oppure recupero salute ad ogni colpo, e così via. In questo modo la scoperta di bauli nascosti (come quelli sopracitati nelle Cripte) diventa ancora più esaltante, poiché ogni arma appena trovata avrà le statistiche di quelle che già possediamo, e dunque non è necessario investire ulteriori risorse nel potenziarla, tuttavia la sua passiva potrebbe essere più incline al nostro stile di gioco, consentendoci la possibilità di cambiare costantemente equipaggiamento senza aver il rammarico di aver sprecato le risorse investite nel potenziare pezzi di attrezzatura trovati in precedenza, visto che i level-up sono condivisi dalla stessa categoria.
Un titolo pulito e curato anche nel comparto tecnico
Ultimo ma non per importanza, anche il comparto tecnico riesce a dire la sua in questa piccola perla cross-gen di Ubisoft. Nonostante infatti lo stile cartoonesco di Immortals Fenyx Rising, il motore grafico proprietario di Ubisoft, l’Anvil 2.0 (lo stesso di Valhalla), fa la sua ottima figura soprattutto negli effetti particellari e di luce anche su old-gen. Ogni regione dell’Isola d’Oro ha ambientazioni decisamente variegate e diverse, che rispecchiano la personalità specifica del dio di quell’area, e sebbene le texture super definite e la bruta potenza grafica non siano le colonne portanti del titolo, planare sopra i coloratissimi paesaggi di Immortal Fenyx offre comunque un colpo d’occhio più che soddisfacente. Sorprendentemente inoltre, questo titolo riesce a rompere una delle tradizioni meno positive ma quasi onnipresenti negli open world di Ubisoft. Nelle mie diverse decine di ore di gioco non ho infatti riscontrato nessun bug di alcun tipo, al contrario invece di cosa mi successe poche settimane fa con Valhalla (che è arrivato addirittura a corrompermi i salvataggi da solo).
Concludendo, Immortals Fenyx Rising è senza ombra di dubbio una dei prodotti più riusciti di Ubisoft negli ultimi anni, segno che il publisher francese può ancora osare con nuove IP che rimescolino le carte in tavola rispetto all’ormai rodata formula dell’open world. Certo, vedendo semplicemente qualche trailer l’avventura di Fenyx potrebbe sembrare estremamente derivativa da prodotti passati e sebbene in parte ciò sia vero, questo videogioco pad alla mano è anche molto altro. Mondo aperto infatti non deve essere per forza sinonimo di grandezza spropositata e dunque dispersività, e questo progetto di Ubisoft Quebec lo dimostra appieno. L’Isola d’Oro è infatti la vera protagonista del gioco, facendo assumere un significato squisitamente ludico ai concetti di libertà ed esplorazione in questo coloratissimo e scanzonato open world popolato da dei e mostri.