Sono passati cinque anni da quando Supermassive Games lanciò sul mercato “Until Dawn” , un’opera videoludica horror in grado di raggiungere un grande successo a livello di visualizzazioni su internet e nei social (YouTube su tutti) e che, proprio grazie a questo traguardo, ha acceso probabilmente l’interesse di alcuni grossi publisher verso lo studio britannico.

Bandai Namco non si è lasciata sfuggire l’occasione ed ha colto la palla al balzo per realizzare un interessante progetto: The Dark Pictures Anthology ,una serie di titoli, tutti a tema dell’orrore, dove vengono raccontate delle leggende ispirate a eventi realmente accaduti.
Il primo episodio, chiamato per l’appunto “Man of Medan”, narra le vicende di cinque ragazzi intenti a documentare la scoperta di una temibile nave fantasma. Ma com’è andata la ricerca? Scopriamolo insieme, sperando che non vi spaventiate prima!

Una breve introduzione ci porta nel bel mezzo dell’oceano pacifico, più precisamente a bordo di una non specificata nave americana, nel periodo della seconda guerra mondiale. Sulla nave è trasportato un misterioso carico che, a causa di una tempesta, pare aver creato dei danni irreparabili all’equipaggio di bordo. Successivamente a questa premessa, con un enorme salto temporale, ci troviamo ai giorni nostri. Man of Medan ci introduce quindi i cinque (smidollati) protagonisti dell’opera, che si trovano su un’isola tropicale, intenti a partire per una vacanza decisamente unica: navigare alla ricerca di relitti non ancora scovati. Il gruppo è formato da una stereotipata giovane e ricca coppia di fratelli americani, Conrad e Julia, il fidanzato di quest’ultima Alex, Brad ovvero l’impacciato e riservato fratello di Alex e l’intrepida capitana della barca Fliss.  Dopo una serie di sfortunati eventi, capitati a causa di alcuni pirati, la trama inizia a prendere una piega decisamente horror, con l’inaspettato arrivo dei giovani protagonisti nel relitto galleggiante che, senza rivelarvi altro, nasconde numerose insidie.

man of medan recensione

Una delle caratteristiche migliori che sicuramente emergono in The Dark Pictures Anthology: Man of Medan ,riguarda il grande lavoro svolto dagli sviluppatori nel cercare di caratterizzare al meglio ogni singolo personaggio il cui destino, purtroppo, dipende esclusivamente dalle mani e dalle scelte del giocatore. Mi spiego meglio: il titolo ci mette costantemente in situazioni critiche, nelle quali siamo chiamati a prendere delle decisioni che possono essere avventate, ma utili ai fini della trama per modificare il destino di ogni protagonista. Le interazioni avvengono tramite un ibrido di meccaniche che unisce la scelta dei dialoghi, basta semplicemente utilizzare la levetta del joystick per scegliere cosa dire/fare, al superare dei piccoli quick-time event tramite una combinazione di tasti in determinate situazioni.

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Le scelte sono importanti ai fini della trama

Non tutte le scelte si possono rivelare sbagliate, ma ciò, come detto precedentemente, dipende principalmente dalla mente del giocatore. Si può essere cinici e decidere magari di fare delle selezioni che possono comportare la morte di qualche componente del gruppo, o cercare di essere più lucidi e provare a salvare le persone ponderando bene le scelte disponibili. Sostanzialmente la storia di Man of Medan è facilmente modificabile, e pertanto ciò che compiamo avviene in tempo reale e comporta ovviamente delle conseguenze. Questo è anche uno dei suoi punti di forza, dato che incentiva un grande fattore di rigiocabilità per scoprire cosa sarebbe successo se non si fosse effettuata una determinata azione.

Nonostante la storia sia ben stratificata, con i personaggi caratterizzati anche molto bene (complice il buon lavoro svolto con la motion capture), il titolo, purtroppo, presenta anche delle pecche che risulta impossibile non tralasciare. Se per i cali di frame rate, che non incidono più di tanto nell’esperienza complessiva, si può anche sorvolare, ciò che risulta davvero difficile da sopportare è quanto il titolo sia longevo. In appena quattro ore, senza perdere tempo a trovare e leggere i diversi indizi che non comportano nulla ai fini della trama, è possibile completare l’opera di Supermassive Games. Altra nota dolente riguarda il doppiaggio italiano poco incisivo e, a tratti, abbastanza irritante. Motivo per cui vi consiglio caldamente di provare il videogioco con le cuffie ed in lingua originale.

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Fortunatamente la produzione introduce anche un’interessante e graditissima novità: la modalità cooperativa locale e online. Prima di iniziare la partita, il titolo dei ragazzi di Supermassive Games (per i cuori meno impavidi) può essere affrontato in compagnia degli amici utilizzando un massimo di cinque persone per la modalità offline ,“Serata al Cinema”, e due posti per online ,“Storia Condivisa”.

The Dark Pictures Anthology: Man of Medan, nonostante la scarsa longevità, è un titolo che consiglio comunque a tutti gli amanti del genere horror, anche grazie al fattore rigiocabilità che, come detto precedentemente, incide molto. Ricordo inoltre che Man of Medan è il primo capitolo di un’antologia di altri titoli horror che arriveranno in futuro e che, sicuramente, renderanno le nostre serate più spaventose. Al sottoscritto sono servite due run su PlayStation 4 per poter godere al meglio l’esperienza visiva e narrativa di Man of Medan, e vi assicuro che in entrambi i casi non mi sono mai annoiato.