Ci siamo, finalmente. Dopo soli otto anni dal primo annuncio, rinvii della data di uscita, polemiche sul crunch e una comunicazione a dir poco oscena, Cyberpunk 2077 è arrivato su tutte le console, PC e Stadia. Dal primo trailer, pubblicato il 10 gennaio 2013, ne è passata di acqua sotto i ponti. All’epoca non avevo nemmeno mai giocato al gioco di ruolo cartaceo, creato da Mike Pondsmith nel 1988. Anche questa mancanza, nel tempo, è rientrata. Qualche giocata, ma soprattutto la lettura dei vari manuali pubblicati negli anni, mi ha calato in un mondo distopico, malato, futuristico e il cui finale usuale è sempre uno: la morte, però nella maniera più spettacolare possibile. Ma anche questo obiettivo non è affatto facile da raggiungere: si potrebbe pure finire crivellati da un booster qualsiasi solo per aver fatto un passo di troppo. Non importa, l’importante è vivere sul filo del rasoio e far sì che il proprio nome venga ricordato dopo la morte.

Alla realizzaione di Cyberpunk 2077 ha collaborato anche l’autore originale del gioco cartaceo e il suo influsso si sente in pieno. Potrebbe sembrare una cosa stupida da dire, ma meglio mettere subito in chiaro alcuni punti: se quello che cercate è una trasposizione del cartaceo su schermo, avete totalmente sbagliato strada. Se invece siete intenzionati ad abbracciare la filosofia Cyberpunk, esplorare la splendida Night City e percepire davvero quella che è la mentalità che ha reso famoso in tutto il mondo il gioco di ruolo, con i suoi modi di dire e tutto lo style over substance, allora i vostri desideri sono stati realizzati. Choomba, Night City è pronta ad accogliervi, ma non crediate che sia una madre gentile. È una spietata dittatrice che dissangua ogni essere umano che vive tra i suoi confini, pronta a usarlo e gettarlo via alla prima occasione. Che poi è esattamente quello che capita a V dopo poche ore di gioco!

La recensione è scritta analizzando contemporaneamente le versioni per Xbox Series X e per PC. Quest’ultimo è dotato di una 2080, 16GB di ram e un i7-9700K, il tutto collegato a uno schermo 21:9. Vi segnalo fin da subito che sono presenti alcuni problemi proprio per quanto riguarda le proporzioni dello schermo. Accedendo ad esempio all’inventario o alla selezione degli innesti cibernetici, durante le fasi del tutorial, lo schermo torna in 16:9 e alcune spiegazioni appaiono tagliate. Inoltre le mie prime ore di gioco sono state funestate da una serie di crash costanti. Praticamente ogni mezz’ora il gioco si chiudeva senza apparente motivo. Ho provato tutte le soluzioni segnalate sul sito senza trovare rimedio, poi arrivato fortunatamente con l’hotfix 1.04: da lì in poi, questi crash randomici sono scomparsi. Sulla nuova ammiraglia di casa Microsoft la situazione è stata molto più tranquilla. Impostato subito in modalità “Qualità”, il gioco ha avuto solo un paio di freeze e qualche glitch, roba da poco e che non ha mai compromesso la mia esperienza. Anche in questo caso, con la patch 1.04 ho riscontrato un netto miglioramento delle performance e ho potuto continuare a giocare senza il benché minimo problema a parte i soliti bug e glitch sparsi che non hanno comunque inficiato la mia partita.

La storia di V, il Vostro alterego digitale, può partire in tre modi diversi a seconda del background che viene selezionato, per poi convergere, alla fine del tutorial, in un punto fisso che è la chiave di volta che dà l’avvio all’intera campagna di Cyberpunk 2077. La selezione di un background rispetto all’altro apre anche diverse opzioni di dialogo utilizzabili con i vari personaggi incontrati, in quello che si dimostra essere uno dei giochi di ruolo meglio scritti e più curati a cui abbia mai giocato. Le vostre scelte hanno un effetto vero sui personaggi che vi stanno attorno e ogni frase selezionata nei dialoghi può portare a diversi finali, anche per quanto riguarda le missioni secondarie, curate nei minimi dettagli. Una cosa che mi ha lasciato piacevolmente colpito è che di solito in giochi del genere vengono inserite alcune frasi tra cui scegliere che hanno il solo scopo di ampliare la conversazione, senza che queste influiscano poi sulle scelte necessarie a proseguire. In questo caso mi sono reso conto, tramite una missione secondaria, che praticamente tutte le proposte dei dialoghi che vengono date potrebbero modificare il risultato finale. Le mie ore di gioco sono state spese più a completare missioni secondarie e incarichi della polizia che a seguire la storia principale, che ha comunque un ottimo ritmo e tratta spesso tematiche piuttosto crude. Questo percorso si apre subito dopo il prologo, il cui finale ha un twist che i giocatori del cartaceo o i conoscitori del mondo di gioco potrebbero tranquillamente definire “epocale”, con una serie di missioni da seguire e il cui completamento richiede circa una ventina di ore di gioco. CD Projekt RED aveva annunciato giá mesi fa che la campagna del gioco sarebbe stata più corta di quella di The Witcher 3 ma non lo considero un difetto dato il ritmo ben più serrato e coinvolgente della storia che, in abbinata alle secondarie, vi porta via ben più di sole venti ore.

Anche in questo caso non si ha una vera e propria linearità dell’opera, con incarichi che possono essere completati prima di altri e grazie ai quali possiamo venire in possesso di determinate informazioni che tornano utili magari in un’altra missione, facendola procedere così in un determinato modo. Insomma, l’attenzione maggiore degli sviluppatori, giustamente, verte sul comparto narrativo dell’opera e su questo c’è davvero ben poco da criticare. State attenti, non fate l’errore di paragonarlo a un GTA o dire che ha copiato da Deus EX (casomai è l’esatto opposto). Nel primo caso condividono solamente l’open world, il core di Cyberpunk 2077 è totalmente diverso. Nel secondo caso…bhe, se non fossero esistiti autori come Aldous Huxley, Philip K. Dick e William Gibson o, ancora di più, persone come Mike Pondsmith, il creatore stesso del gioco di ruolo cartaceo, Deus Ex nemmeno esisterebbe. Altre ore le ho passate invece a girare per la città, spesso a piedi, scattando più foto possibile a Night City, splendidamente realizzata e che rende perfettamente l’idea di quanto sia anche immersive sim questo Cyberpunk 2077. Sia su PC che su Series X, sempre dopo l’aggiornamento 1.04, non ho notato particolari problemi tecnici al di là dei soliti bug e glitch sporadici. Sulla console di Microsoft non ha mai crashato, su PC capita ma in maniera veramente sporadica. Nel primo caso il frame rate è sempre rimasto stabile anche nelle fasi più concitate, su PC raggiungo e supero senza problemi i 60 fps con qualche minimo accorgimento.

Il gioco, come già annunciato dagli sviluppatori, è terminabile anche senza sparare un singolo colpo, ciò sta a simboleggiare la varietà di approcci utilizzabili nelle varie missioni. Vi faccio un esempio: una delle prime richieste che vi viene fatta è di portare un chip, contenente un malware, ad un gruppo di booster (slang che indica i membri di una banda di strada) facendogli credere che sia un innocuo chip di credito. Voi potete seguire alla lettera le istruzioni e, nel momento in cui scoprono l’inganno, fingervi all’oscuro della cosa e incolpare l’altra parte. Così facendo, ritroverete il capo della banda più avanti nel gioco come cyberpsicopatico. Potete hackerare il chip, in modo da rimuovere il malware, tenervi i soldi e uccidere tutti i booster, compreso il capo. Potete allearvi con quest’ultimi in modo da attaccare chi vi ha fornito il chip incriminato. In un altro caso, giocando sia su PC che su Series X, ho fatto due scelte diverse in una missione successiva che in un caso mi hanno portato a ricevere una semplice chiamata e un pacchetto, nell’altro hanno aperto una missione con dialoghi, indagini e un maggior approfondimento di alcuni personaggi. A seconda di cosa scegliete, come parlate, come agite, tutto si modifica. Personalmente, se ho l’occasione di tirare fuori il ferro e sparare un po’ di piombo, non mi tiro di certo indietro.

Del combattimento ravvicinato ne avete sicuramente sentito parlare: sì, non è proprio il massimo. Con i pugni sembra di dare delle carezze, non si sente minimamente l’impatto del colpo. Già con le armi bianche come katane o martelli la situazione migliora anche se sono totalmente sbilanciate dato l’enorme output di danno che hanno. Il gunplay dei vari tipi di armi invece è realizzato molto bene, con colpi pesanti, armi ben differenziate tra di loro e sparatorie spettacolari. L’IA dei nemici è meno stupida di quanto mi aspettassi: si mettono in copertura, tentano di stanarvi con le granate e provano l’hacking molto spesso. Anche se si sceglie la difficoltà “normale”, entrare in un conflitto a fuoco non deve essere una decisione presa alla leggera, dato che morire è più facile di quanto ci si possa immaginare. Se volete assaporare un minimo dell’elevatissimo tasso di mortalità che contraddistingue il gioco di ruolo originale, provate un po’ a impostare Cyberpunk 2077 alla massima difficoltà. L’evoluzione del personaggio segue quello che è il concetto della serie Elder Scrolls: più si usa un tipo di arma o una determinata abilità, più si cresce in quel determinato ramo. A questo si affianca anche un vero e proprio aumento di livello del personaggio che ci regala un punto caratteristica, ottenibile solo in questo modo, e un punto abilità. Il gioco presenta un sistema di classi fluido e che si adatta perfettamente allo stile di gioco di ogni persona. Le possibilità di evoluzione sono davvero vaste: spendete tanti punti in riflessi e freddezza per diventare un ninja spietato; puntate tutto su intelligenza per tentare la strada del netrunner; andate di forza e riflessi per devastare tutto in pieno stile Solitario.

A questo si aggiungono anche le ulteriori possibilità regalate dagli impianti cibernetici, installabili presso i bisturi sparsi per Night City. Purtroppo non è stata implementata tutta la meccanica relativa all’umanità e alla cyberpsicosi, probabilmente per esigenze di gioco. Inoltre non cambia nulla installare determinati impianti da diversi bisturi nonostante il gioco vi dica spesso che tale operazione è molto pericolosa. I vari impianti permettono di raffinare ulteriormente il/la V che comandiamo. Preparatevi a spendere un bel po’ di eurodollari se volete raggiungere la perfezione. Per fortuna quest’ultimi non sono molto difficili da raccogliere.

Una delle cose che più ho apprezzato del gioco è l’estrema densità della mappa, piena ad ogni angolo di missioni secondarie ed eventi e da girare a piedi, in macchina o in moto. Come già detto, io ho quasi sempre preferito girare a piedi, senza nemmeno utilizzare lo spostamento rapido. Ogni singolo angolo e viottolo di Night City è curato e pieno di piccoli dettagli che rendono la città credibile e sporca, con scorci che fanno mostruosamente rimpiangere l’assenza della telecamera libera nella modalità foto. La guida è invece un po’ traballante, con una fisica che lascia a desiderare e uno sgradevole effetto saponetta. Per fortuna dopo poco ci si fa tranquillamente l’abitudine. Non appena avete guadagnato un po’ di spicci, siete pronti a spenderli presso i vari rivenditori sparsi ovunque. In caso non si voglia perdere tempo a commerciare c’è sempre la possibilità di fare gli scavenger, uccidendo i membri delle varie bande e rubando così tutto l’equipaggiamento possibile. Il loot si divide in base ai classici colori, dal bianco per la roba comune al viola/arancione per gli oggetti epici/unici.

Personalmente ritengo il gioco una delle esperienze più interessanti e coinvolgenti dell’anno se non dell’intero panorama degli WRPG. Chiaramente non ho esaminato le versioni per console old gen, dato che non le possiedo più, ma oramai credo proprio che sappiate in che condizioni è stato pubblicato Cyberpunk 2077 su hardware di sette anni fa. Se non avete altro aspettate oppure prendetelo per Stadia in caso siate forniti di una buona connessione. A questo proposito, CD Projekt RED ha promesso la pubblicazione di due grosse patch, a gennaio e febbraio, che dovrebbero risolvere i problemi. Non resta che vedere cosa succederà, ma il gioco, nonostante alla fine dei conti si tratti di un prodotto davvero eccellente e che riesce benissimo in quelli che sono i suoi obiettivi principali, mi ha dato l’impressione di essere “sfuggito di mano”. CD Projekt RED aveva in mente sicuramente tante altre meccaniche da inserire, ma purtroppo, per motivi a noi sconosciuti, qualcosa durante lo sviluppo dev’essere andato storto, portando a rivedere i piani mentre erano ormai in corsa e portando anche così, inesorabilmente, ai problemi tecnici che vediamo oggi.

Con The Witcher 3 hanno dimostrato una cosa, palese: sono in grado di fare espansioni dei titoli con tutti i crismi e spero vivamente che il piano di sviluppo per Cyberpunk 2077 non subisca ulteriori battute d’arresto e che possano quindi procedere serenamente a lavorare, migliorando il gioco ed espandendolo sempre di più. Per quanto mi riguarda, non posso che ritenermi soddisfatto di ciò che ho avuto tra le mani: io volevo finalmente entrare all’interno di Night City e viverla. È stato come giocare una campagna con Pondsmith stesso come master. E a questo proposito, se volete calarvi ancora di più all’interno di Night City, e se avete acquistato il gioco per qualsiasi piattaforma, potete scaricare da GOG il manuale digitale di Cyberpunk 2020. Basta loggare su GOG.com, andare nell’elenco dei giochi, selezionare Cyberpunk e nell’elenco che vi appare, sulla destra, selezionare Cyberpunk 2077 Sourcebook. Ve ne consiglio caldamente la lettura dato che, oltre alle varie meccaniche di gioco, è presente anche una buona parte dell’abnorme lore creata da Pondsmith per il suo mondo e che continua ad espandersi anche in tutti gli altri manuali esistenti. Purtroppo, ad oggi, non sono più recuperabili data l’assenza di ristampe. Tutti gli screen che vedete nella galleria qui sotto sono stati scattati su PC.