Bravely Default II non è solo un videogioco, è un tuffo nella nostalgia. La serie fonde il classico gameplay a turni dei vecchi Final Fantasy con la gestione di classe e abilità dei Tactics, creando un connubio di cui è difficile stancarsi, se si è appassionati degli JRPG degni di questo nome. Negli ultimi anni le saghe appartenenti a questo genere sono andate man mano sparendo, con mio grande dispiacere. Ogni volta che sento un giocatore lamentarsi di come i combattimenti a turni siano noiosi, provo una pugnalata al cuore: i gusti sono gusti, ci mancherebbe, ma stiamo parlando del più classico dei gameplay e sono più che convinta che tutti dovrebbero dargli una possibilità. Essere convinti che una sfida contro un mostruoso nemico sia meno adrenalinica poiché non in tempo reale, è errato. Prepararsi al meglio delle proprie possibilità al turno in cui verremo attaccati dà i giusti brividi e non fornisce nessuno sconto, nemmeno ai più esperti.
Bravely Default II è classico ma con brio
La storia di Bravely Default II è ambientata nello stesso universo dei due titoli che lo precedono nella saga, ma ci porta a esplorare zone completamente nuove. Il mondo di Excillant ricorda parecchio i suoi antecedenti, soprattutto per quanto riguarda le città esotiche, piene di negozietti colorati e di edifici imponenti. I personaggi che lo abitano sembrano anch’essi familiari, poiché ricalcano tutti i ruoli del fantasy classico. La protagonista della storia è la Principessa Gloria ed è stata investita del compito sacro di recuperare i Cristalli a cui faceva la guardia, che sono stati rubati e sono attualmente in mano di loschi figuri dispersi tra le varie nazioni. La caratterizzazione della giovane mi ha lasciata un po’ perplessa, rappresentando in tutto e per tutto la nobile ancella consapevole delle sue responsabilità e del suo ruolo nel mondo. Seth, compagno di viaggio e di destino, è anch’esso un po’ scialbo, stampa e figura dell’eroe nato dal popolo ma con grandi potenzialità e nascosto. Elvis e Adelle sono decisamente più interessanti: il primo è un mago dal delizioso accento scozzese e la personalità irriverente, la seconda una mercenaria con un passato misterioso e verve da vendere. Il quartetto è circondato da un vasto cast di personaggi che incrociamo man mano nel cammino, alcuni meglio caratterizzati di altri. Mio malgrado devo ammettere di non essere rimasta troppo colpita dalla storia, né in negativo né in positivo. È quello che mi aspettavo per i canoni del genere, seguendo il filone dei titoli precedenti e la lore dei giochi RPG fantasy degli ultimi decenni. I dialoghi interni al gruppo donano un pizzico di brio in più, mostrando i retroscena divertenti delle avventure che viviamo.
Il punto di forza di Bravely Default II è senza dubbio il gameplay. Il combattimento a turni si fregia di un sistema di accumulo di punti azione, che si possono raccogliere evitando di agire e difendendosi. Tale sistema si chiama Default e permette di investire il credito in seguito, utilizzando più azioni di fila con il Brave. È possibile anche scegliere di comportarsi al contrario e accumulare un debito di azioni da recuperare nei turni successivi, il che a volte risulta conveniente per utilizzare abilità più potenti o cercare di togliersi di torno in fretta un nemico fastidioso o pericoloso. Comprendere come utilizzare il Brave/Default con perizia è un’arma fondamentale per dominare le battaglie ed evitare di trovarsi in vicoli ciechi pericolosi, nei quali i nostri personaggi sono tutti in debito di azioni e rimangono inermi per più turni di fila. Questo sistema non è certo l’unico elemento da tenere d’occhio per vincere: le classi e le abilità sono altrettanto fondamentali. Avanzando nella storia si ottengono particolari lavori da far intraprendere ai quattro protagonisti, ognuno con attacchi, caratteristiche e abilità peculiari, che è possibile combinare tra loro. Le abilità passive apprese, infatti, vengono conservate cambiando classe e ciò consente di creare un puzzle di caratteristiche per realizzare il guerriero perfetto. Ad esempio, il domatore impara un’abilità che riduce del 20% il consumo di Punti Mana, una vera mano santa per un mago, che li consuma ad una velocità elevata.
Il progetto di livellare le varie classi non è un piano che si possa realizzare in poco tempo: ottenere Punti Classe per perfezionarci, richiede un certo impegno e un grinding non indifferente, anche se è possibile concatenare le battaglie con i nemici per ottenere particolari bonus di crescita. Alcune delle classi più utili vengono ottenute solo molto avanti nella storia – o persino dopo – e ciò rovina un po’ il tentativo di creare un set efficiente di abilità nelle prime decine di ore di gioco. Ad ogni modo, riflettere sulle skill perfette è buona parte del divertimento offerto dal titolo e inoltre i vestiti legati ai vari lavori sono fantastici e deliziosamente kitsch.
Non si può negare che il grinding occupi un ruolo essenziale nel titolo, un po’ come nei due Bravely precedenti. Capita talmente spesso di dover combattere per ore e ore che è possibile velocizzare la battaglia o impostare attacchi automatici da ripetere a loop, così da risparmiarci la fatica. Nonostante i nemici siano presenti a schermo, e dunque evitabili con un po’ di impegno o con particolari oggetti che li tengono a distanza, è necessario affrontarli per guadagnare Punti Esperienza e Punti Classe per la crescita del nostro gruppo. Bravely Default II non è un gioco facile e anche una buona strategia spesso non basta a compensare un party sottolivellato, punendolo duramente in alcune boss-fight. Io apprezzo le sfide, perciò tendo a cercare di affrontare i nemici il prima possibile, ma sono stata spesso costretta a rivedere il mio piano e tornare sul luogo della battaglia con qualche livello extra sulle spalle. Non è un grosso problema e combattere contro i nemici può portare altri vantaggi, come trovare oggetti rari o provare a catturarli col domatore, ma a volte risulta un po’ tedioso, complice una componente esplorativa non proprio al top. I dungeon diventano decisamente più complessi andando avanti, ma non mi hanno mai fatto gridare al miracolo e ho trovato abbastanza semplice e ripetitivo esplorarli, seppur un po’ più impegnativo risulta trovare tutti i forzieri, il cui numero totale è comunque indicato sullo schermo se si possiede l’abilità che lo consente. Dover affrontare innumerevoli combattimenti di fila per visitare tutte le stanze è a volte stancante, specialmente quando ci compaiono davanti gruppi molto numerosi di nemici, magari prendendoci alla sprovvista e guadagnando così la prima azione. Tali combattimenti, seppur di routine, possono essere più difficili del previsto. Va inoltre considerato come curarsi non sia possibile in ogni punto dei labirinti: possiamo usare incantesimi curativi e pozioni ovunque, ma recuperare i Punti Mana è tutta un’altra storia. Gli strumenti per aumentarli sono infatti abbastanza rari, ad eccezione della loro versione mini che si trova in vendita fin da subito, e l’unico altro modo per recuperarli è dormire in una tenda, che è possibile solo in alcune zone precise. Ci si trova dunque a dover razionare il mana in alcune battaglie, ma è un elemento comune a tanti giochi del genere e trovare modi per gestire bene la situazione fa parte del gameplay.
La grande varietà di missioni secondarie e di boss opzionali era forse scontata vista la mole del titolo, ma mi ha comunque soddisfatta a pieno. Le quest secondarie spesso sono semplici fetch, ma a volte rivelano sorprese, perciò vale sempre la pena prenderle in carico, anche solo per guadagnare esperienza. In Bravely Default II è inoltre presente una simpatica modalità che consente di inviare navi in esplorazione mentre la console è in modalità di riposo: più ore stiamo lontani dal gioco, più l’imbarcazione arriva lontano e ci riporta tesori. Considerando quanto ho giocato, la mia nave ha girovagato quasi solo di notte, ma mi ha comunque procurato oggetti utili, tra cui sfere che forniscono Punti Esperienza o bonus alle caratteristiche. È possibile collaborare anche con amici online, ma non ho potuto testare tale modalità in fase di recensione prima dell’uscita del titolo.
La componente artistica della serie dei Bravely è sempre stata di altissimo livello. Gli sfondi e le città sembrano usciti da dipinti e perdercisi è un piacere, ciò non è cambiato passando dal Nintendo 3DS alla Switch. Quello che invece appare ben diverso è l’aspetto dei personaggi, i cui modelli sono stati resi tridimensionali, passando da uno stile disegnato a uno simil pupazzetto di plastica. Non ho apprezzato, ma sono gusti personali più che una reale critica. Tutto il resto è davvero maestoso, incluso il design di nemici e boss, che sono sempre interessanti e – a volte- inquietanti. Ho notato qualche calo di frame rate occasionale, inoltre il gioco si ferma per qualche istante prima delle cut-scene o quando premiamo il tasto per interagire con alcuni NPC che ci forniscono quest: nulla di grave, ma un po’seccante. Le musiche di Bravely Default II non sono da meno: ho apprezzato particolarmente i battle theme dei boss umani, che danno la giusta carica senza essere troppo ripetitivi. Un tocco di classe è il doppiaggio dei personaggi, che è gradevole sia in inglese che in giapponese. Ci sono attori davvero eccellenti e molto espressivi, mentre altri sono più piatti, ma complessivamente il risultato è davvero gradevole: ho apprezzato ogni cutscene e amato i commenti dei protagonisti durante e alla fine dei combattimenti.
Bravely Default II è un JRPG eccellente. La serie non ha bisogno di presentazioni e credo che tutti gli appassionati del genere la conoscano, in quanto rappresenta uno dei franchise più recenti e di buona qualità. Il titolo è senza dubbio un acquisto obbligato per chiunque possieda un Nintendo Switch e non sia restio all’esperienza del combattimento a turni, non incorrendo perciò nella mia disapprovazione. A conti fatti, devo però ammettere come il gioco mi sia rimasto meno nel cuore rispetto ai due capitoli che lo hanno preceduto, nei quali ho forse legato di più con la storia e con i protagonisti. Ciò nonostante, il terzo titolo della saga ha svolto un buon lavoro nel limare i piccoli difetti del gameplay, migliorando sparuti elementi qua e là senza stravolgere il livello di sfida o gli elementi fondamentali del genere, che lo rendono un gioco impegnativo e che regala grandi soddisfazioni.