Fin dai primi trailer e immagini promozionali di Resident Evil Village il pubblico si è ritrovato letteralmente spaccato a metà. Da una parte avevamo i puristi del brand, che alla vista di licantropi e vampire, avranno sospirato temendo che ancora una volta questo ottavo capitolo si starebbe distaccato fin troppo da quella che era la formula originale del brand. Dall’altra parte tuttavia avevamo proprio quella fetta di utenza che, dopo il ritorno alla formula più classica di survival horror del 7 (sebbene rivisitata in chiave moderna tramite una visuale in prima persona), nutriva grande fiducia ed addirittura hype per Village, che narrativamente doveva avere il gravoso compito di chiudere tutte quelle questioni rimaste aperte dal suo diretto predecessore.
È dunque doveroso sottolinearlo sin dall’introduzione di questa recensione, Capcom (o Cap-God a questo punto si potrebbe dire) è riuscita ancora una volta a stupire con l’ottavo capitolo di questo brand, innanzitutto perfezionando e raffinando la formula di gameplay già vista nel 7 ma facendo anche un enorme passo avanti con ciò che riguarda la lore della saga, tanto cara ai fan di vecchia data, rendendo così Village un tassello fondamentale che oltre a contenere chicche preziose riguardanti il passato del brand, pone delle solide basi per ciò che sarà il futuro di quest’ultimo, fungendo dunque da ponte fra ciò che è stato e ciò che sarà Resident Evil per gli anni a venire.
Una trama ricca di sorprese
Raccontare gli eventi di trama che avvengono in Village in maniera spoilerosa sarebbe davvero un delitto viste le sorprese e i colpi di scena che Capcom ha tenuto in serbo per i giocatori, dunque in questa sezione ci sarà solamente un’infarinatura generale sull’intreccio narrativo, non andando molto oltre a ciò che si è visto nei trailer e nelle demo del titolo (che comunque riguardano solamente l’introduzione e non vanno oltre le prime due ore di gioco).
Resident Evil Village è ambientato circa tre anni dopo gli eventi accaduti nel settimo capitolo e ancora una volta segue le vicende di Ethan Winters, che dopo essere sopravvissuto all’incubo della magione Baker in Louisiana, vive con sua moglie Mia e la loro piccola Rose in un paese europeo sotto protezione di Chris Redfield e della sua task force. Il trauma psicologico dovuto alla lotta con Eveline è ancora fresco per i coniugi Winters, tuttavia proprio quando la coppia sembrava starsi abituando alla loro nuova vita da persone comuni, la squadra di Chris irrompe nella loro casa, crivellando di colpi Mia e rapendo padre e figlia. Qualcosa tuttavia va storto durante il viaggio, ed Ethan si ritrova così catapultato in un gelido villaggio all’ombra di un tetro castello, deciso a ritrovare sua figlia e a capire cosa si nasconde dietro i mostri simili a licantropi che infestano questo ormai devastato borgo.
Con il progredire degli eventi sarà chiaro sia ad Ethan che al giocatore che proprio come nel 7, di soprannaturale e magico nei vari mostri ed eventi presenti in questo Resident Evil c’è ben poco, e le scoperte a cui si assiste alla fine di Village non solo chiudono il cerchio aperto da casa Baker, ma si collegano in maniera precisa e minuziosa anche con degli avvenimenti narrati in capitoli ben più vecchi della saga, rendendo questo ottavo titolo mainline uno dei più importanti per l’intera lore del brand. Il gameplay di Resident Evil Village prende a piene mani dal solido sistema di shooting in prima persona sperimentato nel settimo capitolo, aggiungendo tuttavia feature che lo rendono ancora più arcade del suo predecessore.
Prima fra tutte queste novità è l’inserimento di un mercante itinerante nelle varie aree di gioco, il Duca (che ha anche una squisita citazione al mercante di Resident Evil 4). Quest’ultimo non ha solo il compito di effettuare compravendita di risorse e munizioni con Ethan, ma può anche potenziare le armi del nostro protagonista, aumentando statistiche come danni, capacità del caricatore e cadenza di fuoco. Oltre ad essere un simpatico mercante il nostro amichevole Duca è anche un cuoco, in grado di preparare pietanze che forniscono buff permanenti al protagonista qualora questo gli porti carne, pollame e pesce che è possibile ottenere cacciando gli animali presenti all’interno del villaggio rurale.
Il crafting di cure e munizioni varie è ancora una volta presente, tuttavia anche il management dell’inventario, caratteristica cardine di tutti i capitoli di Resident Evil, qui è stata “semplificata” e resa più arcade, poiché i materiali di crafting, e anche gli oggetti chiave, non occuperanno più i famosi spazi dell’inventario, ma saranno custoditi di fatto in una tasca magica che rende la gestione del nostro equipaggiamento molto più accessibile rispetto allo spirito più hardcore e survival delle precedenti iterazioni. Questa novità ha dunque portato anche alla rimozione dell’iconica cassa verde presente nelle safe room, che non ha più motivo di esistere visto che i problemi nel trasportare troppi oggetti chiave o materiali per il crafting non esiste più.
Sebbene il gunplay in Village sia rimasto pressocché invariato rispetto a Resident Evil 7, in questo nuovo titolo si spara decisamente di più, soprattutto nelle fasi finali del gioco. Questa impronta più action tuttavia non stucca eccessivamente, visto che la varietà di nemici nel villaggio e dintorni è molto più ampia rispetto ai soliti micomorfi ai quali sparavamo nella magione dei Baker. I fan della parte più horror non devono disperare, visto che in Resident Evil Village ci sono molte fasi in cui la tensione è altissima, ed altre in cui addirittura Ethan si ritrova disarmato ed inerme di fronte ai pericoli.
L’impronta più arcade ed action presente in alcune sezioni di gameplay non deve assolutamente ingannare i puristi dei survival horror. Il tratto distintivo di Resident Evil, ovvero l’atmosfera inquietante e il timore di cosa si nasconda dietro un angolo, che fin dalla fine degli anni ’90 fece innamorare schiere di fan di Villa Spencer e Racoon City, è costantemente presente e pressante anche in questo ottavo capitolo principale della serie Capcom. Le ambientazioni sono le vere protagoniste di Village, ed ognuna delle quattro macro-aree presenti all’interno della campagna propone non solo diversi tipi di setting e nemici, ma anche situazioni di gameplay davvero differenti, in modo da non far calare in alcun momento il ritmo di gioco, che non risulta così mai stucchevole.
Gli enigmi, pur non presentando difficoltà cervellotiche per essere risolti, sono presenti nel corso di tutta la progressione, così come lo è il backtracking così peculiare per l’essenza dei Resident Evil stessi. Il villaggio presenta infatti diversi meccanismi e porte bloccate necessitanti leve o manovelle, che richiederanno dunque al giocatore di tornare ad essere visitate una volta ottenuto l’oggetto chiave specifico in un’altra area di gioco.
Per quanto riguarda il profilo tecnico, ancora una volta Capcom riesce a stupire tutti, elevando come mai prima d’ora il suo versatilissimo RE Engine proprietario. Se infatti avevamo già avuto un assaggio delle potenzialità di questo tool con Resident Evil 7 e Devil May Cry 5, in Village si sente prepotentemente l’odore di next-gen, con riflessi, ombre e particellari che sarebbero sembrati fantascienza fino a qualche anno fa. La cosa sorprendente è tuttavia anche l’estrema stabilità in quanto a FPS di Resident Evil Village, che riesce a girare a 30 fotogrammi solidi (tranne per qualche situazione più concitata all’aperto) anche su un hardware come quello di PlayStation 4 base, che oramai si porta i suoi discreti anni sulle spalle. Su PS4 Pro inoltre la modalità performance consente a Village di tenere i 60fps a 1080p, mentre ovviamente su PS5 il titolo è in grado di girare in 4K/60 FPS anche con Ray Tracing attivo.
Un buon sound design è essenziale in ogni survival horror che si rispetti, ed anche in questo frangente l’ultima fatica di Capcom non mostra cali di qualità, grazie alle incalzanti e ansiogene colonne sonore composte da Shusaku Uchiyama, storico compositore delle musiche del brand sin dai primissimi capitoli. Il consiglio per aumentare l’immersione è ovviamente quello di giocare con delle cuffie, in quanto l’audio 3D è anche in grado di aiutare il giocare per sentire eventuali lycan in agguato o addirittura i pesanti passi di Lady Alcina Dimitrescu che ci dà la caccia attraverso le stanze del suo castello.
Vale forse la pena spendere anche due parole su questa fantomatica matrona che ha fatto letteralmente esplodere l’internet sin da quando fu svelata nei primi trailer del gioco, e che è stata di fatto anche il volto della campagna marketing del titolo. Senza fare troppi spoiler onde rovinarvi la sorpresa, basti solo dire che in Capcom sono stati letteralmente dei geni a cavalcare l’onda di Lady Dimitrescu, poiché così facendo non hanno rivelato quasi nient’altro delle molte altre sorprese e nemici che si celano all’interno del gioco, che è costellato di eventi davvero imprevedibili ma che non potranno che far sorridere sia i fan più vecchi che chi si approccia per le prime volte a questa storica saga.
In conclusione, va ovviamente citato anche uno degli aspetti spesso più criticati dei Resident Evil, la longevità. La prima run della campagna richiede infatti all’incirca una decina di ore per essere completata senza correre troppo, e questo potrebbe far decisamente storcere il naso ad una fetta di pubblico. Tuttavia il concetto stesso dei Resident Evil è quello di avere una buona rigiocabilità, e non solo per gli speedrunner. In Village è infatti presente un NewGame+ che conserva gli sbloccabili e le armi ottenuti attraverso le diverse run, oltre ovviamente al ritorno dell’amatissima modalità Mercenari, una serie di sfide a tempo ancora più arcade in grado di mettere alla prova anche lo spirito più hardcore dei giocatori che decideranno di affrontarle. Va ricordato infine che nel prezzo di Village è anche contenuto Resident Evil Re:Verse, un vero e proprio titolo multiplayer standalone PvP che verrà pubblicato nel corso di quest’estate, e che potrà essere riscattato dai possessori dell’ottavo capitolo senza costi aggiuntivi.
Tirando le somme, si può affermare che Resident Evil Village rappresenti la maturazione completa della formula in prima persona sperimentata con il coraggioso settimo capitolo, strizzando l’occhio sia a quella fetta di pubblico più nostalgica di Villa Spencer e della Umbrella, ma anche a chi non avendo potuto vivere i capostipiti del genere survival horror, si approccia per la prima volta a questo tipo di videogiochi inaugurato proprio dal primo Resident Evil. In alcuni frangenti forse la componente arcade prende un po’ troppo il posto di quella survival in questo ottavo titolo, ma ciò non va assolutamente ad inficiare l’anima dell’ultima fatica di casa Capcom, che pur guardando al futuro, rimane saldamente ancorata ai principi che hanno permesso a questo franchise di entrare nell’Olimpo della storia del medium stesso.