“I found a game for baddies”. Comincia così un video che spopola su TikTok, primo fiocco di neve della valanga dei Baddie Games. Un fenomeno nato proprio su TikTok, che dietro alla patina del gioco mobile hypercausal nasconde una lezione ai grandi sviluppatori su come fare giochi davvero inclusivi. Forse.
È difficile capire da dove cominciare a scrivere di questo fenomeno. Unisce due culture lontanissime, quella del gaming e quella queer, in un modo che rende quai impossibile parlare a una sola delle due parti senza doversi fermare ogni due frasi per dare una definizione. Ma dato che chi legge questo articolo è probabilmente un videogiocatore, partirò dal gioco: High Heels!
Tacchi alti e TikTok
Sviluppato dalla turca Rollic Games, High Hills è un’app mobile estremamente semplice. Un puzzle game molto casual, che vede il giocatore nei panni di una ragazza intenta ad accumulare tacchi sempre più alti per superare ostacoli e raggiungere la fine di un percorso. È basilare, intuitivo, esattamente quello che ci si può aspettare dal genere.
@isaiahbaca_ She popped off ‼️ #fyp #VisionBoard #CleanTok #highheels
Il gioco in sé sembra innocuo, infatti c’è voluto TikTok per renderlo un Baddie Game. Il termine “Baddie” è uno slang che indica una ragazza indipendente, utilizzato soprattutto nella cultura queer. Video del gioco accompagnati da canzoni come Megatron di Nicki Minaj o Call Me By Your Name di Lil Nas X hanno iniziato a spopolare negli hashtag della community LGBT.
In poco tempo un trascurabile gioco mobile è stato trasformato a sua insaputa nella celebrazione della femminilità queer, ed è diventato virale. High Heels! ha registrato vendite record, piazzandosi tra le migliori nuove uscite mobile del primo trimestre del 2021.
Il successo di High Heels! ha inevitabilmente generato un filone di giochi simili, che uniscono un gameplay semplicissimo a richiami all’estetica queer. I Baddie Game più popolari sono titoli come You Go Girl, dove bisogna cambiare le pose di una ragazza che discende un infinito palo da lap dance, oppure Nail Woman, la versione manicure di High Heels.
@antonio_cuciniello Il primo video mi è stato segnalato per nudità ED IO LO RIPOSTO. LE MIE UNGHIE DOPO AVERLE TAGLIATE #viral #fyp #foru #perte #game #nail name game??
Una trappola?
Questo fenomeno purtroppo non è tutto “Go girl” e “Yas queen”. Come accennato Rollic Games, sviluppatore che ha dato il la ai Baddie Games, ha sede in Turchia, non proprio la patria dei diritti LGBT. La stessa Rollic è restia a parlare dell’argomento. Secondo il direttore Inci Alper la compagnia punta ad un pubblico più ampio possibile, senza distinzioni.
Questo atteggiamento può essere comprensibile. La Turchia non è il luogo adatto a sbandierare la propria solidarietà alla causa LGBT senza rischiare ripercussioni. Al contempo però la comunità queer ha imparato negli anni a diffidare di chi guadagna popolarità al proprio interno senza sostenere apertamente la causa.
Si chiama queerbaiting, ed è una pratica molto diffusa. La si può notare in moltissime serie TV e prodotti cinematografici e consiste nel suggerire che due personaggi potrebbero avere una relazione o un’attrazione omosessuale, per poi farli sempre finire in relazione etero. Il caso più famoso è probabilmente quello della serie Sherlock della BBC, in cui specialmente nei primi episodi si suggeriva una possibile relazione tra il protagonista e Watson.
Allo stesso modo questi giochi utilizzano un’estetica associata alla comunità LGBT, tramite la quale riescono ad avere molto successo, spinti dalle condivisioni e dagli hashtag della community. E proprio l’estetica è un punto delicato in questa faccenda.
L’origine di questa ostentazione di femminilità deriva da una particolare cultura all’interno del movimento queer, la Ball Culture. Non starò a spiegare cosa sia, consiglio sull’argomento il documentario Paris is burning o la serie TV Pose. Basti sapere che la community è estremamente protettiva di questo tipo di estetica, e non accetta facilmente che venga appropriata o sfruttata da altri.
L’unico modo
Qualunque siano le intenzioni di Rollic, rimane il fatto che i Baddie Games sono il primo genere videoludico a far breccia nella community LGBT. Dopo anni di tentativi, per lo più falliti, da parte della grande industria di inserire personaggi provenienti da minoranze per allargare la propria base di pubblico, a riuscire nell’impresa è una serie di applicazioni senza pretese.
L’ironia della situazione è evidente, ma lo è anche il netto distacco tra quello che la community LGBT vorrebbe da dei videogiochi e quello che l’industria le propone. L’arcigno femminismo e le dure battaglie di fine secolo scorso hanno lasciato posto ad un’estetica pura, povera se non priva di grandi temi.
In questa cultura di performance e spettacolarizzazione di sé fioriscono i Baddie Games, mentre giochi seriosi e profondi faranno sempre fatica ad attecchire. Sia l’industria che la community hanno sicuramente da guadagnare dall’allargamento della fanbase dei videogiochi. Un’app di bassa qualità può non sembrare il modo ideale per raggiungere questo obbiettivo, ma ad oggi null’altro c’è riuscito.