Ubisoft è stata citata in giudizio dal sindacato francese Solidaries Informatique per “Molestie sessuali istituzionalizzate”, nell’ambito delle accuse che hanno travolto la dirigenza nell’ultimo anno.
Il sindacato ha depositato la causa presso il tribunale penale di Bobigny, e ha coinvolto nomi importanti della dirigenza Ubisoft. La denuncia sottolinea la natura istituzionale delle molestie. Non erano solo i comportamenti dei singoli, ma c’era un sistema compiacente che arrivava fino ai vertici. Nella lista degli accusati si susseguono i nomi di dipendenti ed ex dipendenti, già balzati agli onori della cronaca negli ultimi dodici mesi.
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— Solidaires Informatique Jeu Vidéo (@SolInfoJeuVideo) July 16, 2021
Il primo ad essere citato è Tommy François, ex vicepresidente del team editoriale e uno dei volti più noti di Ubisoft prima degli scandali. Le accuse formali contro di lui fanno riferimento all’utilizzo della sua posizione all’interno dell’azienda per abusare delle colleghe. Il suo comportamento è stato descritto nel dettaglio da molte inchieste di quotidiani francesi, primo tra tutti Libération.
Secondo la citazione depositata in tribunale, partecipava a questi comportamenti anche Serge Hascoët, benché in misura minore. La principale colpa dell’ex dirigente della sezione creativa di Ubisoft, e quindi capo di François, è di aver incoraggiato la creazione dell’ambiente omertoso e sessista in cui il suo sottoposto agiva. Tra le persone denunciate compaiono anche alcuni membri dello staff personale di Hascoët.
Faceva parte del sistema anche una donna, Cécile Cornet, a capo delle risorse umane. Il suo ruolo sarebbe stato simile a quello di Hascoët. Cornet si doveva però concentrare sulle nuove assunte nella compagnia, introducendole nel distorto mondo degli uffici creativi Ubisoft in modo che assecondassero i comportamenti di François.
Ma la causa di Solidaries Informatique arriva fino in cima all’organigramma di Ubisoft. L’ultimo nome che compare nell’elenco delle persone coinvolte è quello di Yves Guillemot, fondatore e amministratore delegato dell’azienda. Su di lui non pendono capi d’accusa specifici, ma il suo coinvolgimento è di pura responsabilità per il comportamento dei suoi dipendenti.
Il richiamo alla responsabilità è una risposta diretta alle dichiarazioni di scuse che Guillemot aveva rilasciato a seguito degli scandali. Pur ammettendo che questi comportamenti fossero avvenuti, il CEO si era rifiutato di farsene carico.