Dopo oltre due anni di indagini, lo stato della California ha accusato Activision Blizzard di una serie di maltrattamenti delle proprie dipendenti donne. I comportamenti inadeguati vanno da salari più bassi, a molestie sessuali fino all’accusa di aver causato il suicidio di una dipendente. La notizia ha causato una reazione forte nei giocatori di World of Warcraft e in alcuni influencer legati al mondo di Hearthstone.

La rivolta dei giocatori di World of Warcraft

Tutto è cominciato con una semplice richiesta: togliere il nome di Alex Afrasiabi, ex direttore creativo dell’MMO più famoso di sempre, dalla miriade di personaggi e oggetti a lui dedicati, sparsi per tutto World of Warcraft.

Afrasiabi è accusato di essere uno dei maggiori perpetratori di molestie all’interno della compagnia dall’indagine della polizia della California. Il dirigente si era allontanato da Blizzard l’anno scorso in circostanze poco chiare.

Da Stormwind a Stratholme, Afrasiabi compare come NPC o nei nomi delle missioni, e questo dettaglio non è sfuggito ai giocatori. In poche ore i forum di Blizzard si sono riempiti di giocatori indignati. Sul sub Reddit dedicato all’MMO un thread chiede di rimuovere uno dei personaggi dedicati ad Afrasiabi. Sempre su Reddit è comparsa l’immagine di un giocatore che esprime il suo dissenso sputando sull’NPC incriminato.

“Non c’è niente da vedere qui, cittadino” dice Afrasiabi

Ma presto le proteste hanno lasciato i forum per trasferirsi direttamente nel gioco. I giocatori di WoW sono famosi per esprimere sentimenti diffusi nella community tramite iniziative in game. Accadde anche l’anno in occasione della morte di Reckful, streamer molto conosciuto nella community.

A portare avanti l’iniziativa in solidarietà con le donne molestate negli uffici Blizzard è stata la gilda di roleplay Fence Macabre. Le manifestazioni sono partite dai server di Moon Guard e Wyrmrest Accord, per poi espandersi altrove. 

La protesta consiste nel recarsi nella città di Oribos e sedersi sui gradini che conducono alla locanda. Qui si può parlare della causa o semplicemente esprimere il proprio dissenso, come in un vero e proprio sit-in.

Una delle organizzatrici della protesta, Hinahina Gray, sta invitando i partecipanti in un unico gruppo in modo che tutti i manifestanti possano vedersi l’un l’altro. Questo è necessario perché WoW riduce automaticamente il numero di giocatori visibili negli spazi molto densamente popolati, per garantire la stabilità del server, a meno che non facciano parte di uno stesso raid.

I giocatori che stanno partecipando alla protesta sono centinaia. La community si sta dimostrando molto sensibile all’argomento. Gray ha affermato che molti dei manifestanti hanno cancellato il proprio abbonamento a World of Warcraft e stanno utilizzando il tempo che rimane loro per sensibilizzare gli altri giocatori.

La protesta ha già superato i confini del gioco. Fence Macabre sta raccogliendo fondi per l’organizzazione no profit Black Girls Code, che supporta l’entrata di donne appartenenti a minoranze etniche nel mercato del lavoro videoludico. La campagna ha già superato i 3500 dollari che si era prefissata come obbiettivo.

Terremoto tra gli influencer di Hearthstone

Non tutti i giochi sono adatti a dimostrare dissenso nei confronti della compagnia che li ha prodotti, anzi è una caratteristica unica degli MMO. In un gioco di carte come Hearthstone è impossibile protestare, se non astenendosi dal giocare.

Chi può fare la differenza sono i numerosi influencer e giocatori professionisti che popolano la community attraendo seguiti spesso non enormi ma molto fedeli. Questo è tra l’altro il momento perfetto per esprimere il proprio dissenso.

Tra poche settimane uscirà infatti la nuova espansione “Uniti a Roccavento” e come per ogni espansione, Blizzard incarica i membri più attivi della community di Hearthstone di rivelare le nuove carte.

È un’occasione da non sottovalutare. Il reveal di una carta espone il creator ad un pubblico più ampio, che supera la propria bolla, e può permettergli di attirare nuovi fan. Inoltre è un riconoscimento da parte di Blizzard per il lavoro svolto nel promuovere il gioco. E forse proprio questo aspetto ha turbato alcuni degli influencer in questione.

Sia Lt. Eddy che soprattutto Alliestrasza, una delle donne più in vista e attive nella community, hanno rinunciato a rivelare le proprie carte durante la giornata di ieri, mettendo così a rischio il proprio rapporto con Blizzard. In un video su twitter la streamer ha affermato

“È nostra responsabilità come individui, se vediamo qualcosa o se intuiamo che qualcosa non va bene e abbiamo un sospetto di molestie o discriminazione, di esporci in favore di ciò che è giusto”

In seguito molte figure all’interno della community hanno espresso il proprio dissenso con altri video su YouTube, parlando della causa nel dettaglio e appellandosi a Blizzard perché faccia qualcosa riguardo la situazione.

La reazione della community legata a Blizzard è stata la più forte fin ora, in tutto il filone “MeToo” che sta attraversando l’industria dei videogiochi. Un segno che in questi anni qualcosa è cambiato nella clientela, ma che all’interno delle aziende la vecchia cultura da gamer maschilista e discriminatoria è rimasta ben salda.