Il genere videoludico degli MMORPG mi accompagna praticamente da sempre. A ben pensarci, è stato grazie a loro (o a causa loro, a seconda dei punti di vista) se ho avuto il mio primo PC “da gaming”. Era il 2015 e guardavo un programma su Sky, su un canale che era qualcosa come 814, insomma avete presente tutti quei canali regionali vari ed eventuali che venivano buttati dall’800 al 900? Ecco, c’era un canale che trattava di videogiochi, di cui non ricordo assolutamente il nome – anzi vi invito a scrivermi se magari avete informazioni in merito – e ogni giorno, attorno alle 16, c’era una specie di tg in cui i due conduttori parlavano di vari videogiochi.

È stato in quel momento che ho scoperto Guild Wars e ne rimasi subito rapito, non so da cosa, forse gli effetti, l’ambientazione, “le luuuuuuci”, ma mi innamorai istantaneamente tanto da rompere così tanto e ottenere un PC che lo facesse girare. Avevo già giocato a qualche altro gioco online, soprattutto Hidden & Dangerous 2, ma mai qualcosa di simile a un MMORPG. Avevo una vaga conoscenza di World of Warcraft ma “si paga per giocare” e quindi nisba. Ma Guild Wars, quello lo compri e basta, hai finito. E da lì in poi è stato un tripudio di titoli diversi che raramente, però, sono stati i miei “giochi principali”. Sì insomma, non sono mai stato dipendente dal genere, ed è inutile nascondersi, questo rischio c’è, esiste e chiunque ci può cadere ancora oggi. Dopo anni su Guild Wars e le sue espansioni ho giocato anche a Metin2, Ultima Online, DC Universe Online, Dofus, Black Desert Online, Guild Wars 2, Lineage 2, Lord of the Rings Online, Runescape, Phantasy Star Online 2, Star Wars The Old Republic, TERA e probabilmente ne ho dimenticato qualcuno (non cito New World solo perchè mi sono vergognato di averci perso tempo).

In tempi recenti mi sono infine avvicinato alla sacra trinità con WoW, a cui devo dire di aver giocato comunque poco tempo. Ho iniziato con Warlords of Draenor e finito con Battle for Azeroth, in pratica tre espansioni. Subito dopo ho iniziato a giocare Elder Scrolls Online, che continuo saltuariamente ad avviare ancora oggi e infine Final Fantasy XIV. Non sapevo assolutamente niente riguardo al titolo, mi sono limitato a guardare un paio di boss battle e ascoltare qualche tema musicale per convincermi e così, circa quattro anni fa, compro l’ultima espansione pubblicata e inizio il mio viaggio per la terra di Eorzea e in quello che, con buona pace dei fan duri e puri, è tra i migliori Final Fantasy mai realizzati.

La struttura del gioco, ad oggi, consiste del gioco base, A Realm Reborn, pubblicato dopo il disastro della versione 1.0, più quattro espansioni: Heavensward, Stormblood, Shadowbringer e la più recente Endwalker. La storia si dipana lungo tutti questi contenuti, garantendo una longevità estrema. Parliamo di centinaia e centinaia di ore di contenuti, e superare il migliaio di ore perdendosi nei contenuti endgame e in quelli “collaterali” quali glamour e housing è facilissimo, ma ne parleremo meglio dopo. La recensione arriva relativamente tardi a causa dei problemi che stanno affliggendo il gioco al momento. In sostanza, ha troppo successo. Ciò ha portato ad un afflusso di giocatori enormi, superiore alle aspettative, e a causa della crisi dei semiconduttori, Square sta avendo enormi problemi nel reperire server per permettere l’ingresso delle persone. Ciò si traduce in code che possono arrivare anche alle 4 ore di attesa. Considerate che io, per giocarci, devo chiedere alla mia ragazza a casa di mettermi in coda alle 18 in modo da poter iniziare a giocare dopo aver finito di lavorare, attorno alle 20:30. Sono stati regalati già 21 giorni di gioco gratuiti e si spera che la situazione si risolva presto anche se sembra piuttosto improbabile.

La trama vede come protagonisti i nostri personaggi, i Warrior of Light, impelagati nella battaglia tra Hydaelyn e Zodiark, due divinità contrapposte rappresentanti luce ed oscurità e di cui noi siamo araldi della prima mentre dall’altro lato si trovano gli Ascian e l’impero di Garlemand. Dire però che quanto scritto qui sia “grattare la superficie” di tutto ciò che viene narrato nel gioco sarebbe estremamente riduttivo. Se in A Realm Reborn siamo infatti impegnati a sconfiggere i Primals evocati dalle tribù presenti su Eorzea in modo da ottenere il potere necessario a fronteggiare Zodiark e, nel frattempo, a contenere le mire di conquista dell’Impero, e dalla sua micidiale arma magitek, Ultima Weapon, in Heavensward cambia tutto. Ci spostiamo infatti a Ishgard, luogo in guerra da anni contro i draghi e che vede l’introduzione di una serie di nuovi personaggi, tra cui il Dragoon Estinien. Si scopre che, anche in questo caso, gli Ascian hanno contribuito a riportare in vita il conflitto tra umani e draghi dopo una pace stipulata tra le due razze, e sarà compito nostro riportare l’equilibrio. Stormblood invece si concentra su uno scenario più politico e sulla liberazione di Ala Migho, mentre Shadowbringers presenta un totale ribaltamento di ruoli del nostro personaggio, spostato in un mondo parallelo a quello principale in cui la luce ha vinto e ha inondato tutto quanto. Luce e oscurità non equivalgono infatti a bene e male ma sono due forze che devono rimanere in equilibrio per far sì che la vita possa andare avanti.

Parlare di tutta la storia del gioco in maniera approfondita è praticamente impossibile. Le sue origini risalgono a tempi anteriori rispetto all’inizio effettivo del gioco, la quantità di lore scritta è immensa, e nel caso siate interessati a saperne vi invito a leggere gli approfondimenti realizzati da SeBH, veramente perfetti, o in alternativa la sua serie di video su YouTube, oppure potete dare un’occhiata alla Wiki. Se invece volete saperne di più su cosa è stato Final Fantasy XIV 1.0, il suo tracollo, la sua perfetta e splendida chiusura e l’inizio di A Realm Reborn, date un’occhiata al documentario di NoClip già proposto in precedenza, con tanto di interviste a sviluppatori e produttori, e alla serie di Speakers Network.

E così, dopo tanto tempo, arriva Endwalker, che come già detto chiude questo ciclo e, contemporaneamente, ne inizia anche uno nuovo. L’espansione, a differenza delle precedenti, entra subito nel vivo, con una serie di quest una più tesa dell’altra e che culminano praticamente a metà, momento in cui accade una fatto estremamente importante e in cui ci vengono anche rivelate una serie di informazioni che, come già capitato in passato, portano a delle inevitabili domande su ciò che abbiamo fatto e sulla vera natura delle nostre azioni. Dalla metà vi è un leggero rallentamento della trama che si riprende poi alla fine ma l’epicità rimane sempre su livelli altissimi, e in ogni singolo momento in cui qualche dialogo vi sembra fuori posto interviene sempre uno degli altri membri del gruppo, pronto a ricordarvi di un avvenimento o di un altro dialogo avvenuto magari in A Realm Reborn e che si ricollega perfettamente alle azioni che stanno avvenendo in quel momento, segno che la storia così com’è era già presente e ben definita da sempre nella testa degli scrittori.

La tragedia non manca mai e le tematiche trattate sono estremamente mature e pesanti per il brand. La morte era già stata affrontata anche nelle precedenti espansioni, nessun personaggio è mai stato relativamente “al sicuro” ma in questo caso arriva direttamente l’apocalisse, e non risparmia nessuno. Il nostro Warrior of Light, ad un certo punto, si trova praticamente disarmato e soverchiato di fronte a ciò che arriva, all’ineluttabilità degli eventi ma, come sempre, la speranza è l’ultima a morire.

I nuovi dungeon di Endwalker sono ben realizzati e, finalmente, mettono anche alla prova i giocatori presentando un livello di difficoltà leggermente più alto della media. Non parliamo poi dei trial, credo che il primo in modalità Extreme sia uno dei più complessi del gioco e richiede giorni e giorni di tentativi per poter essere completato. Sui raid ancora non ci si può esprimere dato che il primo arriverà il 21 dicembre. Le musiche, realizzate da Masayoshi Soken, riescono sempre a rendere bene l’atmosfera, passando da struggenti composizioni per violino e pianoforte fino a pezzi rock e ritmati per le battaglie o i cori per le sezioni più evocative.  Il finale chiude un cerchio perfetto e al contempo ne delinea anche uno nuovo. Endwalker infatti non è l’ultima espansione del titolo ma la fine di un ciclo narrativo, che contemporaneamente ne apre anche uno nuovo. Con le prossime patch arriveranno ovviamente nuovi contenuti, tra raid, dungeon e una sezione, che personalmente è quella che aspetto di più, “alla Stardew Valley” di cui ancora non si sa molto. Ripartire sarà sicuramente difficile ma già vi sono ottime basi e spunti narrativi, c’è solo da capire su cosa punteranno in futuro gli scrittori.