Enormi quantità di sangue coprono ogni centimetro delle pareti di questa misteriosa grotta. Brandelli di carne, la cui provenienza sembra al momento indefinita, pendono da strani ganci arrugginiti attaccati al soffitto. La vista è sfocata ma va migliorando piuttosto velocemente. E forse era meglio continuare a non vedere. Una testa di squalo, innaturalmente grande, giace immobile al di sopra di una montagna di viscere sanguinolente di colore rosso vivo. Per fortuna, dello squalo è presente solo la testa, forse è meglio cominciare a muoversi e capire dove mi trovo. È un’alcova di natura umana ma dietro di me non vi sono percorsi, al di sopra solo la volta di pietra. Probabilmente sono stato portato qua di proposito e il mio aguzzino, ritenendomi morto, ha creduto fossi degno di soggiornare in questo lago di sangue. Di fronte, lungo il corridoio, scorgo una porta di ferro e non posso più stare qua, meglio muoversi. Anche se arrugginita, sembra essere utilizzata molto spesso ed infatti i pesanti cardini ne accompagnano dolcemente l’apertura. Mentre tale idea si forma nella mente, l’animo mi viene scosso dato che il silenzio, che usualmente dovrebbe essere riempito dal cigolio provocato da una porta di tale pesantezza, viene rotto dal suono indistinto di voci in lontananza. Non ho dove fuggire, il panico continua a salire ma devo andare avanti. Acquattato da dietro uno sperone di roccia riesco a intravedere tre figure incappucciate i cui volti non sono di questo mondo. La pelle copre bocca ed occhi ma riesco a sentirne le parole. Improvvisamente un’altra figura, di fronte a me, spara contro di loro. Mi hanno visto. Devo scappare. Ho paura.
È stato proprio un brutto incubo. Fortunatamente sono ancora sul mio divano.
Cthulhu R’lyeh wgah’nagl fhtagn
Ed è così che ci si presenta Call Of Cthulhu, ultimo titolo sviluppato dalla software house francese Cyanide e pubblicato da Focus Home Interactive. Il videogioco è basato sul gioco di ruolo pen & paper Il richiamo di Cthulhu, a sua volta ispirato ai racconti del ciclo di Cthulhu (e non solo) di H. P. Lovecraft. Chiudo direttamente qua una piccola parentesi: se non sapete chi sia Lovecraft o non avete mai letto i suoi racconti, cliccate qua di seguito e ponete rimedio il più presto possibile. Call Of Cthulhu non è il primo videogioco a tema Lovecraft creato; devo infatti citare lo sfortunato Dark Corners of the Earth di Bethesda, i cui sequel non hanno mai visto la luce. Il gioco che viene proposto è un misto tra GDR e investigativo in cui vestiamo i panni di Edward Pierce, uno iellato detective privato.
Siamo nel 1924 e Pierce lavora per una compagnia di detective che minaccia di licenziarlo, in quanto da diverso tempo non accetta più i lavori che gli vengono proposti, inoltre il protagonista è costantemente tormentato da incubi iper realistici che non riescono a sparire nemmeno con i sonniferi. Tutto questo è destinato a cambiare con l’arrivo di un uomo che prega il detective di aiutarlo, in maniera piuttosto insistente. Scopre il quadro che porta sottobraccio, davanti al quale è difficile non percepire un brivido di freddo lungo la schiena, spiegando che è stato realizzato dalla figlia, Sarah Hawkins, morta in un incendio presso la villa di famiglia insieme al marito e al figlio. Gira voce fosse pazza, e lui ne vuole riabilitare la memoria dal momento che crede che tali dicerie siano totalmente infondate. Pierce parte dunque per Blackwater, cittadina portuale perennemente avvolta da una coltre di nubi che la porta a vivere in una sorta di notte perenne, e da questo momento il gioco comincia ad aprirsi.
Indizi come tasselli di un puzzle
I vari capitoli di cui si compone la storia portano il giocatore a cercare indizi ed oggetti utili in ogni minimo anfratto, per riuscire a ricomporre tutto il mistero che ci vede coinvolti e per superare determinati ostacoli. Da questo punto di vista il gioco si comporta piuttosto bene, permettendo di affrontare le situazioni di difficoltà con approcci diversi. Vi faccio un esempio senza che questo sia un vero e proprio spoiler: dopo meno di un’ora dall’avvio della partita dobbiamo raggiungere e penetrare all’interno di un deposito sorvegliato da due uomini. Possiamo quindi decidere di aggirarli cercando una strada secondaria, ascoltarli per capire se siano ricattabili in qualche modo o assoldare due persone per distrarli e strisciare di soppiatto alle loro spalle. In questo specifico caso il titolo ci offre possibilità variegate di risolvere il problema, ma in altre occasioni è presente un unico modo possibile per continuare o un singolo enigma da risolvere, come in una classica avventura grafica. Ed alla fine dei conti, un po’ è così; questa commistione di generi è ben riuscita e non annoia mai il giocatore. I puzzle presenti sono pochi e non richiedono troppo impegno per essere risolti, ma spezzano bene le lunghe fasi investigative durante le quali passiamo più tempo nel menù, a leggere tutti gli indizi che andiamo trovando, piuttosto che in giro.
Come da tradizione per l’autore, l’occulto e la follia rivestono un ruolo molto importante all’interno della produzione. Alcuni artefatti, disseminati nei vari livelli, ci consentono di accrescere il nostro livello di Occultismo, una delle due statistiche, insieme a Medicina, che non possiamo scegliere di potenziare direttamente. Grazie all’aumento di tale caratteristica, possiamo sbloccare nuove opzioni di dialogo con i numerosi PNG in cui ci capita di imbatterci e otteniamo inoltre nuove possibilità di interazione con l’ambiente circostante.
La sanità mentale è un importante indicatore che ci tiene compagnia durante tutto il gioco. Man mano che ci addentriamo sempre più in profondità nel Mito, il mondo reale comincia a sembrare ancora più inquietante agli occhi del detective, che inizia a percepire la presenza di un ulteriore livello oltre la Realtà che lo circonda. Non si può effettivamente diventare pazzi o perlomeno a me non è successo, ma anche in questo caso all’aumento della follia corrispondono nuove opzioni di dialogo che, pian piano, ci guidano ai vari finali possibili. Io ne ho visti due, uno estremamente affrettato e che poco si addice a ciò che si è compiuto fino a quel momento e uno decisamente più articolato, scenico e coerente con la lore Lovecraftiana, ma ne dovrebbero essere presenti altrettanti, a cui non ho avuto ancora modo di assistere.
Una costante piuttosto importante del gioco è l’ansia continua che assale il giocatore: molto raramente si tratta di vera e propria paura o di spaventi, fortunatamente sono presenti pochissimi jumpscare. In compenso l’ambientazione, la musica e i colori utilizzati riescono a rendere molto bene questo alone sinistro che ci perseguita costantemente e a cui non riusciamo a fornire un spiegazione, o forse non vogliamo, dato che in quel caso la nostra mente razionale ne uscirebbe a brandelli. Decisamente meno interessanti invece i video: le animazioni dei personaggi, così come i cambi di inquadratura e la regia in generale, sono piuttosto brutti e più di una volta mi è scappata una risata per alcune espressioni che tutto sembravano tranne che di terrore! Inoltre l’audio, sempre durante i video, è mal equalizzato, con le voci dei personaggi che spesso non si sentono proprio.
All’interno del titolo sono presenti temi estremamente cari all’autore, come la conoscenza proibita, che può portare a scoprire segreti di cui nessuno dovrebbe venire a conoscenza, il destino, che costantemente agisce per l’uomo che si crede dotato di libero arbitrio, a cui si abbina il costante pessimismo. La storia non prende ispirazione da un racconto già esistente, besì preferisce tracciare una strada propria, ispirandosi sia agli scritti del ciclo onirico che ovviamente a quelli legati a Cthulhu. Cyanide ha realizzato davvero un ottimo lavoro nella costruzione delle varie zone di gioco, chiaramente ispirate a luoghi descritti dallo scrittore. Appena arrivati a Darkwater è impossibile non pensare a Innsmouth! Se siete appassionati di Lovecraft e del suo universo, date una possibilità a questo titolo. Purtroppo non è molto longevo, in meno di 20 ore si porta a termine, e la rigiocabilità è data unicamente dalla possibilità di compiere scelte diverse nei dialoghi, ma se volete quella che a tutti gli effetti è finalmente una degna ricostruzione delle atmosfere Lovecraftiane non potete farvelo scappare.