Nonostante la mia veneranda età, ho ancora ben vivide nella mia memoria le ore passate a giocare ad Hero Quest, sia nella sua versione fisica (con tanto di espansioni) che quella digitale dei primi anni 90 ed è proprio da questo titolo storico che Dark Quest 2 prende palesemente spunto.

FUORI DAL TEMPO

Dark Quest 2 è un Dungeon Crawler a turni con elementi RPG. Il gioco avrebbe ha una modalità campagna con una specie di trama (sconfiggere lo stregone malvagio) che in realtà funge come semplice scusa per darci la possibilità di fare strage di orchi, goblin e quant’altro ci venga messo di fronte durante il nostro cammino.

Considero Dark Quest 2 fuori dal tempo per due motivi: il primo è che il gioco in realtà è disponibile da molto tempo su Steam, ma per celebrare la versione X-Box uscita da poco abbiamo voluto scrivere questa recensione; il secondo è che prende a piene mani da atmosfere e meccaniche che oggi giorno sono un po’ fuori moda, ma non per questo sgradevoli.

Il gioco è estremamente semplice e lineare: ogni dungeon che affrontiamo è composto da un certo numero di stanze, ognuna delle quali può avere al suo interno trappole, loot, nemici o piccoli puzzle da risolvere (solitamente caratterizzati da cercare un passaggio segreto o una leva da attivare). Superate tutte le stanze si giunge all’uscita che ci riporta in città, hub centrale di gioco dove possiamo avvalerci di svariati NPC per soddisfare le nostre esigenze (in tutti sensi, come capirete fra poco).

Si va dal classico oste, che ci permette di reclutare nuovi eroi o far riposare quelli feriti, al fabbro, il cui compito è costruire nuove armi, armature ed accessori per il giusto compenso (quindi nessun crafting system), dal saggio del villaggio che ci fornisce le nuove avventure a delle simpatiche donnine che gestiscono un bordello, dove in cambio di una piccola somma di denaro, uno dei nostri personaggi può ricevere un boost alle abilità per la missione successiva.

Ti va un po’ di Schweppes, io e te?

Ogni personaggio ha le sue caratteristiche peculiari (tipo il nano che riesce a vedere le trappole nascoste), oltre ad avere svariate abilità da sbloccare e potenziare. Le abilità si dividono in due tipi: quelle attive, utilizzabili una sola volta per dungeon, e quelle passive, che richiedono una particolare condizione per attivarsi.

Una volta sbloccati più personaggi diviene possibile scegliere quali mandare in ogni specifica missione, ma vige il consiglio di portare un party sempre bilanciato con almeno un melee, un healer e un ranged. Per fortuna alcuni personaggi hanno ruoli ibridi, come ad esempio il cavaliere che può curare ma anche svolgere il ruolo di combattente da corpo a corpo. Gli equipaggiamenti che si trovano o si craftano durante il corso del gioco possono essere spostati da un personaggio all’altro, a patto che sia un oggetto utilizzabile da quella particolare classe.

Proprio sulla gestione dell’equipaggiamento c’è da puntare il dito, visto che è antiquata e poco “maneggevole”. Infatti, per poter cambiare l’equipaggiamento da un personaggio all’altro (o semplicemente per indossare un nuovo oggetto), bisogna trovarsi in città e tornare dal fabbro, il quale ci permette di accedere alla gestione dell’inventario.

Il grado di sfida di gioco, considerando la difficoltà media, è ben studiato, dando così al giocatore filo da torcere per completare un dungeon incolume (soprattutto dopo le prime missioni) ma senza risultare mai frustrante. Quello che magari risulta meno digeribile è il sistema di punta e clicca per muoversi, che fa perdere molto tempo soprattutto nelle mappe dove una leva per aprire un cancello è dall’altra parte del dungeon, cosa che ci costringe a ripercorrere tutte le stanze ormai svuotate da nemici e loot. Un fast travel sarebbe stato gradito una volta pulite le stanze.

Tanto più sono grossi, tanto più rumore fanno quando cadono.

A livello tecnico invece segnaliamo la colonna sonora, che accompagna in maniera piacevole il nostro party tra le stanze di ogni dungeon, e facciamo un grande plauso agli sviluppatori che hanno inserito anche un editor per crearsi della mappe personalizzate, da poter mettere anche a disposizione tramite il workshop della pagina Steam del gioco. Ci sarebbe anche la possibilità di multiplayer, ma non ho potuto sperimentarla visto che nella mia friend list non era presente nessuno in possesso del gioco.

D’altro canto non posso biasimare chi non ha Dark Quest 2: non essendo di certo una produzione tripla A, è un gioco che può passare benissimo inosservato agli occhi della maggior parte della gente, ma, che al netto di qualche piccolo limite tecnico (come la gestione degli item o la mancanza del fast travel), diverte il giocatore con una formula semplice ma ben collaudata, pur non raggiungendo vette di eccellenza di titoli come Slay the Spire o Darkest Dungeon. Per 8 euro il gioco vale sicuramente la candela.