Il mio rapporto con No Man’s Sky è stato alquanto conflittuale. Quando venne presentato attirò la mia attenzione, quantomeno in minima parte dato che in quel periodo giocavo a Elite: Dangerous. Vedere così tanti colori e poca austerità mi dava l’impressione che il gioco di Hello Games fosse una brutta scopiazzatura del titolo di Frontier Developments. Quindi al dayone trovo la mia ragazza a casa che dice di averlo comprato. A prezzo pieno. E su Playstation 4, nemmeno su PC.

Ci gioco qualche ora, poi qualche giorno. Poi ancora mi rendo conto che c’è qualcosa che non va. O meglio, che non c’è effettivamente un gioco: sarò brutale, ma quella versione pubblicata ormai tre anni fa, a mio parere, era poco altro che una beta, un early access venduto a prezzo pieno condito da una campagna marketing fatta di camicie colorate, piedi scalzi e dichiarazioni false. Non so se vi ricordate quanto detto da Sean Murray sul multiplayer, sull’effettiva possibilità di incontrare altri giocatori e della conseguente impossibilità che tale evento potesse davvero accadere, data la grandezza dell’universo del gioco. Quindi due giocatori sono arrivati sulla stessa stazione spaziale senza nemmeno potersi vedere. Insomma, una lunghissima serie di passi falsi a cui, incredibilmente, la software house ha posto rimedio con il tempo e un impegno che raramente si vede.

Inizia un’altra giornata di farming

Sottolineo inoltre che, a parte la breve esperienza fatta al dayone, non ho mai più messo mano al gioco, quindi questa recensione vale soprattutto per chi, come me, vuole approcciarsi a No Man’s Sky per la prima volta. Appena avviata la partita ho subito notato delle differenze, come la presenza della visuale in terza persona, introdotta nell’aggiornamento Next, e delle missioni. Il nostro primo compito consiste nell’ascoltare una misteriosa trasmissione, proveniente da chissà dove, e che poi scopriremo essere mandata da una misteriosa Artemis, e riparare la nostra nave in modo da partire da questo pianeta in cui, non sappiamo come, ci siamo schiantati. Le prime ore di gioco e buona parte delle missioni compongono sostanzialmente quello che è un gigantesco tutorial: quasi tutto viene spiegato per bene durante le prime fasi di gioco (e non solo le prime), in questo modo si riduce molto il senso di spaesamento derivante dall’impatto con una serie di menù e sottomenù infiniti. Ci sono davvero tante, tantissime cose da fare, da costruire, da raccogliere, da ricercare e da scoprire.

“Non giudicare sbagliato ciò che non conosci, prendi l’occasione per comprendere.”

Capiamo così come procedere nel corso del gioco. Il loop di No Man’s Sky è presto chiaro: con la pistola laser dobbiamo raccogliere una vastissima serie di elementi che servono sia per ricaricare tutti i dispositivi in nostro possesso, siano essi collegati alla nostra tuta o facenti parte dell’astronave, che come ingredienti per l’elaborazione di nuovi strumenti e tecnologie. Chiaramente molti di essi devono essere raffinati tramite un pratico raffinatore che possiamo portarci sempre dietro. Una volta raccolta una buona quantità di risorse base abbiamo davanti due scelte: continuare ad analizzare ogni singolo elemento del pianeta in cui ci troviamo, azione che frutta naniti, valuta che possiamo scambiare per ricercare miglioramenti tecnologici che poi devono essere creati all’interno del nostro inventario oppure partire, continuando a seguire la scia di missioni che inevitabilmente porta alla scoperta del Nexus.

Nel titolo è presente anche una pratica modalità foto

Questo è rappresentato come una grande stazione spaziale, richiamabile in ogni momento e in ogni luogo dello spazio, e che funge da HUB principale del gioco in cui accettare missioni multiplayer, ricercare potenziamenti o far gruppo con altre persone data la sua funzione anche di HUB social. Su PC le lobby possono accogliere fino a 32 giocatori ed è anche presente sia un sistema di scambi tra giocatori, anche se limitato, che la possibilità di affrontare missioni insieme. Inoltre potete far vedere agli amici la vostra casetta. Una delle caratteristiche più importanti di No Man’s Sky è infatti la possibilità di costruire delle basi con materiali diversi. Basta scegliere quale parte si vuole piazzare, se il pavimento, il tetto o le mura, e iniziare a realizzare casa nostra. Poi basta piazzare un bel teletrasporto fuori, un generatore che gli dia corrente e così è risolto anche il problema delle distanze: da qualsiasi stazione o altro teletrasporto possiamo tornare a casa nostra in pochi secondi in modo da organizzarci al meglio per le nostre esplorazioni. Ma questo non è che l’inizio. Più avanti nel gioco viene sbloccata una serie di quest legate proprio alla base nella quale è possibile anche iniziare a reclutare PNG, da piazzare all’interno delle varie strutture che costruiamo e che continuano a sbloccare sempre nuovi elementi e stanze da costruire.

Ricercare tutto ciò che viene proposto dal gioco è un lavoro lunghissimo

Questo amplifica ancora di più la sensazione di trovarsi in un gigantesco ecosistema pulsante di vita, grazie anche alle aggiunte e a ai miglioramenti realizzati dal team di No Man’s Sky sia per quanto riguarda i biomi che gli animali che abitano i vari pianeti, tutti realizzati proceduralmente e il cui algoritmo è stato ulteriormente migliorato in modo da donare una maggior diversità. È stata ora aggiunta la possibilità di addomesticare gli animali tramite la costruzione di un processore di nutrienti, utile a rifornirci di mangime con cui possiamo avvicinare l’animaletto che più ci interessa. Oppure potete mungerli, in modo da ottenere risorse. Se poi non vi piace il posto in cui avete installato la vostra base potete sempre modificarlo a piacere tramite una pratica pistola terraformante con cui è possibile sia distruggere che creare terreno e qui, chiaramente, la fantasia può volare altissima. In presenza di acqua potete pure crearvi la vostra splendida base sottomarina oppure limitarvi semplicemente a creare una città intera. Qui lo dico e qui lo nego: con le possibilità offerte, No Man’s Sky potrebbe tranquillamente diventare un nuovo Minecraft e riempirsi sempre di più di costruzioni fuori di testa. Con queste premesse, anche parlare di longevità per quanto riguarda questo titolo non è facile, dato che la missione principale è terminabile in una trentina di ore ma le cose da fare sono infinite e il gioco termina solo quando lo decidete voi. Se poi  aggiungete anche la possibilità di installare mod, il quadro è completo.

L’Anomalia, sempre a portata di astronave

Tecnicamente il gioco è piuttosto solido: la resa grafica è davvero stupefacente ma continua ad avere qualche strano problemino, spesso presenta rallentamenti nel caricamento delle texture, il pop-up degli oggetti si spreca, l’HDR è completamente rotto e ci sono vari errori sparsi qua e la che restituiscono una strana impressione, come la presenza di parole non tradotte in italiano oppure addirittura di sezioni dove è presente il codice del gioco. Inoltre continuo ad avere grossi problemi con il gamepad. Alcuni input non funzionano e mi tocca premere direttamente il tasto sulla tastiera. Non è nemmeno possibile configurarlo o rimapparlo dall’interno del gioco: sono quei problemi che ti lasciano piuttosto stranito, piccoli errori risolvibili velocemente tramite delle patch ma che sono ancora lì, come segno di un gioco il cui sviluppo sta ancora continuando e continuerà per chissà quanto. Se però la strada presa continua ad essere questa, non possono che esserci sempre e solo dei miglioramenti. Purtroppo non posso parlarvi della componente VR, introdotta proprio con No Man’s Sky Beyond, dato che sono ancora sprovvisto di visore.

Quello che vedete dietro è l’effetto dell’HDR. Brucia tutto.

E la mia mente corre veloce ad un altro gioco, ben più recente, che sembra stia condividendo il destino del titolo di Hello Games, con una grande differenza. Entrambi sono nati vuoti, senza alcun contenuto. Il primo è però resuscitato dalle ceneri, quello di Bioware sta ricevendo l’estrema unzione. Sì, sto parlando di Anthem. E personalmente mi sarei aspettato l’opposto, dati i trascorsi storici di Bioware, e anche solo l’idea di paragonarli a quelli che in un primo momento sembravano solo degli scapestrati non mi sfiorava nemmeno. Hello Games è invece riuscita in quella che sembrava un’impresa impossibile, non si è arresa nemmeno per un istante ed ha tirato fuori dal cappello una serie di aggiornamenti uno migliore dell’altro, che sono riusciti a trasformare No Man’s Sky, finalmente, in un grande, enorme, titolo che merita di essere giocato. Come di consueto, al seguente link potete trovare la gallery di immagini in 4K.

Nota – Il gioco è stato eseguito sulla seguente configurazione:

  • Mobo: Gigabyte Z390 AORUS PRO 
  • CPU: Intel Core i7-9700K
  • Ram: 16GB DDR4 2133mhz Corsair Vengeance
  • Dissipatore: Noctua nuh-d14
  • Alimentatore: EVGA 650GQ 80+ Gold
  • GPU: Gigabyte G1 2080 8gb
  • HDD: WD Blue 1TB
  • SSD: samsung 256 GB