Quando ho visto per la prima volta il trailer di Blacksad Under the Skin è stato un amore a prima vista. Un po’ perché ho amato il fumetto da cui è tratto ed un po’ perché, in generale, adoro e prediligo le letture a tinte noir. Blacksad infatti, per chi non lo sapesse, è un famoso fumetto scritto da Juan Díaz Canales e disegnato dal fumettista Juanjo Guarnido. L’inaspettato successo ottenuto dall’opera originale ha acceso l’interesse di alcuni publisher sulla creazione di un videogioco: è il caso di Microids che, con la collaborazione dello studio iberico Pendulo Studios, ha acquistato i diritti per creare un titolo videoludico ispirato fortamente alle avventure visive tipiche degli anni 90′ , aggiungendo però delle dinamiche più recenti che ricordano per certi versi vagamente le avventure già viste nei giochi Telltale.

Ci troviamo a vestire i panni di John Blacksad, un soldato reduce dalla seconda guerra mondiale che come professione svolge quella del detective privato in una decadente New York nel periodo della fine degli anni 50′. La nostra storia è collegata ad un misterioso caso di scomparsa. La graziosa Sonia Dunn ha un caso per il detective: dopo essersi ritrovata improvvisamente a dover gestire la palestra del padre a causa del terribile suicidio di quest’ultimo, la ragazza ha assistito anche a una sparizione: il campione della palestra Bobby Yale, che aveva un incontro organizzato al Madison Square Garden, è sparito da giorni senza lasciare alcuna traccia di sé. Purtroppo Sonia non può neanche annullare l’incontro di Boxe altrimenti si troverebbe costretta a dover pagare una multa salata o in alternativa vendere la palestra, l’unica fonte dei suoi (scarsi) guadagni. Riuscirà Blacksad a risolvere il caso? Tra la ricerca di vari indizi, utilizzando il suo istinto, il nostro detective è pronto a tutto pur di trovare la verità, anche per quanto riguarda i casi più pericolosi.

Blacksad può sembrare un duro, ma nasconde un cuore d’oro.

La trama, lo assicuro, potrebbe ricordare uno dei miglior film noir degli anni 50′, probabilmente anche grazie all’aiuto di una meravigliosa colonna sonora, forse in alcuni tratti leggermente stereotipata, che riesce nella magia di coinvolgere il giocatore, rappresentando in maniera adeguata le vicende. Fortunatamente la musica non è l’unico pregio presente nel titolo: gli sviluppatori hanno svolto un ottimo lavoro per quanto riguarda il character design,  riuscendo nell’impresa di rendere interessante ogni singolo personaggio presente nel gioco, riprendendo fedelmente le controparti fumettistiche. Altra nota di merito riguarda il doppiaggio, ben curato e sicuramente molto immersivo.

Purtroppo, le uniche vere note stonate, riguardano il comparto tecnico e grafico. Quest’ultimo non riesce a soddisfare le aspettative a causa dei costanti (e numerosi) problemi tecnici dovuti, probabilmente, ad una scarsa revisione in fase di chiusura del progetto. Inoltre, essendo consapevoli che il videogioco è tratto da un’opera fumettistica, la grafica dovrebbe alzarne teoricamente il valore. Perciò trovare problemi dovuti a quest’ultima mi ha portato un grande dispiacere, poiché non solo rende il gameplay visivamente meno grazioso, ma delude anche le grandi aspettative di chi ha adorato l’opera originale.

Esempio di possibile quick time event e di risposta multipla in tempo limitato.

Se nel caso dei fumetti l’attenzione è rivolta principalmente allo stile visivo, nel caso del videogioco un fattore fondamentale è il gameplay. In Blacksad: Under the Skin una delle componenti più importanti riguarda l’esplorazione delle mappe di gioco, dove il giocatore è costretto a ricercare indizi utili per trovare indicazioni per risolvere il caso. Ogni singola interazione viene salvata in un block notes virtuale, che possiamo consultare (premendo il tasto L1) per approfondire meglio determinate caratteristiche di alcuni personaggi e per comprendere quindi meglio la storia nel caso ci fossero eventuali dubbi.

Nel titolo è presente anche una sezione dedicata alle deduzioni (tasto R1) in cui, a seconda degli indizi che raccogliamo, possiamo trarre delle conclusioni e scoprire delle verità utili per risolvere il caso. Per gran parte del gioco, dunque, ci troviamo quindi costretti a interagire con le persone e gli oggetti messi a disposizione nelle varie location pur di trovare indizi, un po’ come nei vecchi videogiochi punta-e-clicca.

Fortunatamente il videogioco non si basa solo sulla ricerca di oggetti ed indizi, ma anche sull’indagare e interagire con i personaggi presenti nel mondo di gioco. Ogni volta che si parla con un indagato, appaiono a  disposizione del giocatore dei quick time event dove, per circa 30 secondi, il player deve scegliere delle risposte da dare e, a seconda di quest’ultime, strutturare il carattere del misterioso detective. Ovviamente bisogna ponderare bene le risposte, dato che, una volta selezionate, esse hanno un peso specifico sull’evoluzione della storia. Ad ogni modo, se non siete soddisfatti della risposta data, su un apposito menù è possibile ritornare indietro e modificare eventualmente la scelta errata.

Le indagini sono fondamentali per tentare di risalire al colpevole.

Nonostante le premesse siano decisamente interessanti, il titolo presenta comunque molti difetti: oltre ai già citati problemi grafici e tecnici (di cui ne approfondiremo uno successo al sottoscritto successivamente), il sistema di gioco, quando prendiamo i panni di Blacksad, si presenta eccessivamente lento rispetto agli standard moderni. La camminata che il nostro detective mantiene per tutta la durata del gioco è…lenta. Non esiste alcun modo per poterla accelerare. L’infelice scelta di design, probabilmente, è stata pensata per tentare di far immedesimare meglio il giocatore con Blacksad agevolandolo nella ricerca degli indizi, tuttavia l’effetto che si ottiene è l’opposto rispetto a quanto desiderato originalmente dai creatori. Nel mio caso ho provato solo molta frustrazione, anche quando trovavo effettivamente qualcosa, a causa dei ritmi che in certi casi erano eccessivamente lenti.

Come sottolineato precedentemente, inoltre, sono presenti numerosi bug ed errori che tendono ad ammazzare il divertimento del gioco, abbassando di conseguenza anche il coinvolgimento emotivo della storia. Passino i problemi collegati ad alcune cutscene che si manifestano in netto anticipo rispetto a quando richiesto o alcune scene di gioco che appaiono leggermente sfocate, specialmente quando dovrete utilizzare nelle indagini il “senso di gatto” che non è nient’altro che un metodo per approfondire, attraverso i sensi della vista, udito e dell’olfatto, l’interlocutore con cui vi troverete di fronte, ma trovo inammissibile che in un titolo del 2019, a causa dei fastidiosissimi autosalvataggi,  costringa a dover ricominciare l’opera da capo. Sono rimasto intrappolato senza poterne uscire, a causa di un bug che purtroppo mi ha reso impossibile il proseguimento della storia proprio a pochi passi dalla conclusione. Non so se credere che il mio caso sia dovuto alla sfortuna (ci credo poco) o alla già citata realizzazione approssimativa svolta dagli sviluppatori e tester, ipotesi che tendo a credere sia decisamente la più probabile.

In qualsiasi caso il videogioco l’ho portato a termine,nonostante l’incidente riportato qui sopra, in circa due ore e mezza.

Blacksad Under the Skin è l’ultimo esempio di come un videogioco tratto da un altro medium NON dovrebbe essere riprodotto. Nonostante la trama possa risultare interessante e fedele alla controparte cartacea, lo sviluppo del gioco non è stato adeguatamente supportato quanto il lavoro originale, rendendolo quindi un videogioco poco godibile. Un vero peccato, considerando che la storia aveva molte potenzialità. Ad ogni modo, per chi si volesse avventurare in questa folle avventura, il videogioco è disponibile su tutte le piattaforme al prezzo di €39,99.