Coltivo da sempre una passione per i videogiochi in cui è necessario gestire una fattoria: gli Harvest Moon, poi Story of Seasons, sono il mio pane quotidiano. Perciò ho pensato bene di allargare i miei orizzonti e imbarcarmi in una sfida di più ampia portata, dedicandomi a Farming Simulator 20, in arrivo su Nintendo Switch. Splendide fattorie, animali da crescere, e il tutto disponibile su una console che consente di giocare in ogni luogo: cosa può andare storto? Ero fermamente convinta che il titolo non fosse poi così tanto più complesso di quelli a cui ero abituata, e che lo avrei dominato in pochissimo tempo. Ah, quanto mi sbagliavo!

Farming Simulator 20 apre le danze con un tutorial iniziale, che si pone come obiettivo quello di far comprendere le meccaniche di base ai giocatori novizi. Trovo che sia una ottima idea: il primo impatto con un titolo del genere può essere francamente spaventoso, e anzi è forse proprio questo blocco psicologico che impedisce a molti di noi di avvicinarsi alla serie. Un simulatore così raffinato e complesso incute timore, poiché richiede necessariamente ore e ore di impegno per carpirne i segreti. Il tutorial ci mette alla guida di tre diversi veicoli, insegnandoci le basi della coltivazione de campi: in primis raccogliere i raccolti pronti con la falciatrice, simpatica macchinina che è essenziale per il nostro lavoro. Successivamente ci insegna a arare e seminare i campi con le macchine corrispettive, e ci fa capire come affidare questi lavori ad alcuni aiutanti: un vero salva-vita. Mai come in Farming Simulator 2020 ho amato delegare lavori ad altri: è assolutamente impossibile riuscire da soli a dedicarsi a tutte le attività, perciò è di vitale importanza farsi aiutare. E non costa nemmeno così tanto.

La parte finale del tutorial ci insegnava a caricare il raccolto su un rimorchio e a venderlo al magazzino corrispondente, per raccogliere il nostro meritato profitto. E finiva qui. Ma come – mi sono chiesta- è tutto qua quello che devo imparare per giocare? Ovviamente no, ci sono una marea di altre informazioni che è necessario acquisire per proseguire, ma in questo Farming Simulator 20 ci lascia abbastanza liberi, fornendoci unicamente una sezione aiuto che copre le varie sezioni di gioco, dedicando in verità poche righe a qualsiasi meccanica. Non posso perciò negare di essermi sentita all’inizio davvero tanto spaesata, e questo mi ha quasi fatto passare la voglia di impegnarmi. Quasi: la grande libertà a disposizione del giocatore ha esercitato il suo fascino su di me.

Cosa si può perciò fare in Farming Simulator 20? Di tutto, ogni elemento che è necessario per gestire una vera fattoria. È importante che il giocatore capisca cosa significhi il grande realismo del titolo, ovvero l’obbligo di svolgere ogni piccola azione che fa parte della grande catena del lavoro dell’agricoltore. Se insomma volete solo clickare sul campo per innaffiarlo o raccogliere il raccolto, siete davvero fuori strada. Il titolo comunque viene anche un po’ incontro, facendo iniziare il giocatore con tutto il nécessaire per godersi un po’ la vita: campi, soldi e veicoli basilari. La mia prima decisione da contadino provetto è stata quella di procurarmi animali, perché diciamocelo: sono decisamente più carini e divertenti di un campo di avena. Oltre ai classici ovini e suini, Farming Simulator 20 introduce i cavalli, che possiamo peraltro cavalcare in giro per la mappa, a mo di novelli Zorro. Bellissimi, senza dubbio, ma mi hanno sempre fatto un po’ paura. Gli animali ad ogni modo sono estremamente convenienti, poiché basta nutrirli e tenerli sufficientemente puliti per poter ottenere materiali e farli riprodurre.

Non si può dire che io sia una fan delle belle macchine, ma persino su di me un veicolo di lusso esercita un certo charme. Non avrei però mai pensato di entusiasmarmi per un trattore, ma Farming Simulator 20 ti fa un po’ entrare nell’ottica del collezionista: solo belli, cromati e colorati e li voglio tutti. Guidare veicoli è una porzione così rilevante del titolo che in effetti la scelta della macchina assume la sua rilevanza. In questo gioco sono stati introdotti i macchinari John Deere, che a quanto pare è la marca più rilevante al mondo. Non ne avevo idea, ma poter acquistare più di 100 veicoli diversi fa effettivamente girare la testa. La guida, però, rimane abbastanza macchinosa, e mi è capitato più e più volte di trovarmi a testa in giù in qualche fosso. Spero di essere assicurata.

Dovendo parlare dei limiti di Farming Simulator 20, mi viene da pensare che l’ostacolo sia la mole di contenuti. La sua complessità e estrema longevità può effettivamente essere un problema per un novizio, soprattutto considerato quanto di nicchia sia il genere. È il classico gioco che si ama o si odia, ma vorrei che fosse chiaro che ritengo che possa sorprendere anche chi è convinto di essere immune al suo fascino: non si può sapere a priori se ci piacerà o no, insomma. Questo perché la soddisfazione del duro (durissimo) lavoro svolto, è veramente tanta: più fatichiamo più siamo contenti dei risultati. I pregi del titolo sono evidenti, poiché offre una quantità pressoché infinita di attività a cui stare dietro, risultando in uno dei giochi più longevi esistenti: se dovessi portare solo una cartuccia di Nintendo Switch su un’isola deserta, questo sarebbe di sicuro uno dei contendenti.