Durante l’estate sono iniziate a circolare voci circa un’interessamento di Discord nell’inserire la tecnologia NFT all’interno della sua app. Gli sviluppatori hanno diffuso via mail alcuni sondaggi a determinati utenti, ma la community ha immediatamente reagito in maniera ostile.

Cosa voleva fare Discord con i tanto discussi token non fungibili? E perché tutti su internet sembrano odiare questa tecnologia?

Gli NFT, in breve

NFT sta per non fungible token, in italiano token non fungibili. Fungibile significa scambiabile, sostituibile con qualcosa di identico. I token fungibili ad esempio sono le criptovalute. Un Bitcoin è identico a qualsiasi altro Bitcoin in circolazione. Hanno tutti lo stesso valore, la stessa funzione, e sono indistinguibili l’uno dall’altro.

Gli NFT sono l’esatto opposto. Sono basati anch’essi sulla Blockchain, la tecnologia crittografica che sta dietro alle criptovalute, ma a differenza di queste gli NFT sono unici, non sostituibili da altri NFT. Appunto, non fungibili.

L’idea dietro a questa tecnologia è creare scarsità digitale. Nel mondo di internet tutto è copiabile. Ogni immagine, musica o testo messo in rete è copiabile infinite volte e spesso risalire all’originale è impossibile. Questo è un problema per gli artisti digitali.

L’arte ha due valori distinti. Quello della proprietà intellettuale, che anche su internet è garantito, e il valore fisico dell’opera. E spesso nell’arte tradizionale il secondo è molto più alto del primo.

Prendiamo per esempio la bambina con il palloncino di Banksy. I diritti per riprodurre quell’opera a scopi commerciali hanno un certo valore. Ma questo non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello dell’opera fisica, semidistrutta proprio durante un’asta.

Gil artisti digitali non posseggono opere fisiche, e quindi non possono accedere al mercato dei collezionisti, e ad una fetta sostanziosa del giro d’affari dell’arte visiva. O meglio non potevano, dato che gli NFT hanno riempito proprio questo vuoto. Assegnando alla propria opera digitale un token unico, si può scambiare l’NFT come pezzo da collezione, una sorta di certificato di autenticità.

Discord e gli NFT

Data questa definizione di NFT, non è però immediato il collegamento tra i token e un’app di messaggistica e chat legata ai videogiochi come Discord. Per chiarire la situazione partiamo dai fatti, che si sono svolti in questa sequenza.

Durante il mese di agosto alcuni utenti selezionati ricevono dagli sviluppatori di Discord un sondaggio. Le domande riguardavano la familiarità che la community aveva con gli NFT e con altre tecnologie rispettivamente di finanza decentrata (DiFi) e internet decentrato (Web3).

La reazione della community è però feroce. Tutto l’odio covato contro questo tipo di tecnologie in questi mesi in cui gli NFT hanno raggiunto fama mainstream è esploso, in particolare su Reddit.

Gli appelli a non inserire gli NFT su Discord si moltiplicano, fino a costringere gli sviluppatori a specificare che il sondaggio non era altro che un’indagine, e che nulla era ancora in fase di sviluppo. Come specificato da un portavoce a The Verge:

“Elaboriamo ed esploriamo di continuo nuovi modi per migliorare Discord per tutte le community che serviamo. E questo include fare ricerca riguardo a quello che le persone vogliono da noi.”

Ma quindi cosa avrebbe voluto farci Discord con gli NFT? Semplice, soldi. L’app ha un problema di monetizzazione, come evidenziato dai tentativi falliti di acquisizione avvenuti durante lo quest’anno.

Diventare un mercato di scambio di NFT poteva consentire a Discord di aumentare i propri guadagni, e difendersi meglio da altri tentativi di acquisizione da parte delle multinazionali del web. Inoltre gli NFT sono sempre più diffusi anche nel mondo dei videogiochi.

EA, Ubisoft e Square Enix hanno annunciato che investiranno in questa tecnologia. I giochi “Pay to earn”, che si basano sulla creazione di NFT in game da scambiare e con cui guadagnare sono sempre più diffusi, e la loro popolarità sta aumentando.

Non è quindi strano che Discord abbia sondato la propria base di utenti, per capire se fosse possibile un’espansione in questo senso. Anche perché le altre piattaforme non stanno avendo un comportamento univoco. Se Steam ha bandito gli NFT, Epic sembra volerli accogliere.

Perché tutti odiano gli NFT?

Le motivazioni dietro al sondaggio di Discord non sembrano meritevoli dell’odio ricevuto. Questo perché l’odio non era diretto verso il fatto che l’app volesse utilizzare gli NFT, ma verso i token stessi.

Non è semplice capire le ragioni dietro a questo sentimento, ma leggendo opinioni su internet, dai commenti su Reddit agli articoli specializzati, ci si può fare un’idea. Ecco le quattro ragioni più comuni, da quella che ritengo più superficiale alla critica più ragionata.

Gli NFT sono di moda. Non c’è niente che garantisca più credito su internet che odiare la moda del momento. Valeva per Twilight, vale per il K-Pop e in questo caso, anche per gli NFT. È un fenomeno tipico di internet, fin dagli albori, ma non per questo bisogna concludere che ogni critica mossa agli NFT (o al K-Pop, o a Twilight) sia infondata.

L’arte NFT è brutta. Le opere che vengono scambiate tramite NFT fanno spesso parte di una corrente di arte dozzinale, brutta o semplicemente fatta male, che non giustifica i prezzi esorbitanti che circolano.

Immagine
Un’immagine di “Everydays – The First 5000 Days” di Beeple, la prima opera interamente digitale venduta dalla famosissima casa d’arte Christie’s per 69,3 milioni di dollari in criptovalute

Per quanto vero, una critica basata sul gusto estetico non è molto solida, ma forse nasconde altro. Il mercato dell’arte NFT effettivamente è più collezionismo e marketing che non critica artistica. È un discorso complesso, ma questo articolo del Post lo affronta in maniera esauriente.

La Blockchain è una tecnologia ad alte emissioni, molto dannosa per l’ambiente. Creare e mantenere Blockchain, così come estrarre token consuma quantità di energia enormi, danneggia quindi l’ambiente e ci avvicina al disastro climatico. Questa critica è perfettamente valida, ma c’è un dettaglio da evidenziare.

Non mi sembra che la community dei videogiochi sia mai stata particolarmente ecologista.
Quanto consumano i PC da gaming di fascia altissima, illuminati da LED RGB?
Sia chiaro, l’ipocrisia di chi pone la critica non rende il merito della critica meno valido. Insomma Twilight era scritto male, ma da quando siamo tutti critici letterari?

Gli NFT non fanno il loro lavoro. Questa è la critica più fondata, mossa soprattutto dagli addetti ai lavori. In un lungo articolo sull’Atalntic, Anil Dash, fondatore di Glitch e tra i primi a veder nascere la tecnologia degli NFT, chiarisce questo aspetto:

[…] gli NFT creati in una notte di hackathon avevano dei difetti. Non potevi immagazzinare le immagini nella blockchain; per colpa di limiti tecnici, gli spazi nelle blockchain sono troppo piccoli per ottenere un’intera immagine. […] Così prendemmo una scorciatoia, e sette anni dopo, la usiamo ancora.

Gli NFT non sono davvero l’opera d’arte che rappresentano, ma come li definisce Dash, un mero link ad essa. E quando il sito che ospita questo link, spesso una start-up giovane, scompare, non è più possibile risalire all’opera originale. Insomma gli NFT non proteggono gli artisti.

Ci sarebbero poi altre critiche da aggiungere, come la natura truffaldina di molte iniziative legate alla blockchain o il fatto che le criptovalute assomiglino spesso ad una bolla speculativa. Ma queste non sono critiche alla tecnologia in sé, quanto alla cultura che la circonda.