Sono passati tre anni dal lancio di Switch, e il successo della console Nintendo è stato devastante. Per dare un’idea, nonostante il tempo passato dall’esordio, ancora la casa di Kyoto fatica a tenere il passo degli ordini e a produrre abbastanza console.

Con un aumento delle vendite del 95% nella prima metà di quest’anno, Switch è responsabile del 30% dell’aumento di valore delle azioni Nintendo. La fiducia del mercato azionario nell’azienda giapponese si basa quindi sulla console, e benché questa sia senza dubbio una buona notizia per Nintendo, molti analisti si stanno domandando cosa l’azienda debba fare ora.

Un bivio già incontrato

Questa situazione Nintendo l’ha già vissuta. Una console che inaspettatamente vende tantissimo, non mettendosi in competizione diretta con la concorrenza, ma pensando fuori dagli schemi, e un successo da replicare. Era il 7 giugno 2011, quando Nintendo diceva addio a Wii, per fare posto al suo flop più clamoroso degli ultimi vent’anni, Wii U. 

Con un precedente così pericoloso, molti si stanno chiedendo se davvero Nintendo sia disposta a rischiare ancora una volta. Tra questi Toan Tran, investment manager di 10 West Advisors, che ha parlato in un recente articolo di Bloomberg riguardo ad una suggestiva ipotesi: E se Nintendo facesse di Switch il suo iPhone?

La logica dietro a questa operazione è semplice. Invece di resettare la propria base di clienti con una console completamente diversa, Nintendo potrebbe far diventare Switch un progetto a lungo termine. Questo porterebbe a periodici miglioramenti, senza stravolgimenti, che bloccherebbero la base di clienti Nintendo in un’isola di software e hardware proprietari. In un mondo in cui tutti ogni sei o sette anni ripartono da zero, Nintendo ripartirebbe così ogni anno, ma da 100 milioni di clienti. 

Quanto vale l’anima di un’azienda?

La logica sembra inattaccabile, la sicurezza di una base di compratori fissa è una tentazione reale e allettante. Ma se questa fosse la direzione che Nintendo vuole intraprendere, ci sarebbe uno scoglio non indifferente da superare. Una scelta simile significherebbe un’inversione a U rispetto alle tradizioni della società. Per anni ormai Nintendo si è distinta nel settore hardware come l’azienda più innovativa. Mentre le generazioni di console si susseguivano migliorando grafica e potenza, a Kyoto si pensava a come rivoluzionare la propria nicchia e espanderla.

È seguendo questa politica che sono arrivate innovazioni come il touch screen del DS, il 3D del 3DS e i controlli di movimento di Wii. Anche se non tutte queste innovazioni hanno avuto successo, sono l’anima dell’azienda. La domanda è: quanto vale, l’anima di un’azienda?

Un destino segnato?

Una singola azione Nintendo vale oggi 57.350 Yen (circa 460€), ben oltre la soglia simbolica dei 50.000 e avviata verso il record assoluto dei 73.200. Cosa sarebbe di tutto questo valore, se il successore di Switch si rivelasse essere un altro Wii U? Quei numeri non sono solo guadagni per la società: sono posti di lavoro, famiglie intere che vivono del successo di Switch. 

Secondo un altro analista ascoltato da Bloomberg, Ryan O’Connor, Nintendo è cambiata. Non è più l’azienda che era prima del 2017. La crescita degli ultimi anni l’ha spinta oltre, ed è pronta a cambiare strategia, abbandonando la politica avventurosa in fatto di hardware degli ultimi vent’anni. 

Soltanto il tempo però potrà illuminarci sulle scelte Nintendo. L’uscita di una Switch migliorata, annunciata per l’anno prossimo, può essere un indizio di questa svolta ma non una prova.